Il metodo Meloni: chiagni e fotti (anche per una vignetta)
Ieri è stata una vignetta di Natangelo, oggi magari sarà un tweet di un utente qualsiasi, domani i deliri di qualche spostato. Sono passati mesi dall’insediamento del governo più vittimista di sempre e molti sembrano non avere capito come funziona. Giorgia Meloni e i suoi compagni di governo spendono gran parte delle loro energie quotidiane per individuare un appiglio per spostare il focus. È la loro attività preferita, è la loro salvezza.
Che ieri il dibattito politico si sia concentrato su una vignetta satirica mentre ci sarebbe ancora da dire e da scrivere sul rilancio delle teorie suprematiste da parte di un ministro (cognato della premier) e di altri esponenti della maggioranza dimostra che il vittimismo in Italia paga, eccome. Lo spazio di dibattito e di stampa che avremmo potuto dedicare a quella schifezza che è il decreto Cutro (fin dalla scelta del nome, con una tragedia di stranieri usata per concimare la violenza sugli stranieri) è stato assorbito dalla vasta solidarietà bipartisan alla sorella della presidente del Consiglio. Roba di un provincialismo e di una miopia politica che fa sorridere i commentatori internazionali che ci guardano basiti (fonte: colleghi della stampa estera incrociati ieri al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia).
Questa destra che ogni giorno bullizza gli avversari politici non con la satira (magari, saremmo almeno un Paese divertente) ma a cannonate sui social dei suoi leader politici e sulle prime pagine dei giornali amici. C’è più violenza ogni giorno negli editoriali di Libero e de Il Giornale (solo pescandone due a caso) di qualsiasi vignetta. Su quelli tutto tace, non vola nemmeno una mosca. Non ci si rende nemmeno conto della differenza tra la violenza di un “carico residuale” riferito a delle persone usato da un ministro rispetto alla satira, qualsiasi satira.
Così anche ieri questi se la sono cavata. Nel frattempo Bankitalia ci ha fatto sapere che l’ideona di Giorgetti di “tagliare il cuneo fiscale per rilanciare il Paese” è una mancetta da 16 euro al mese. Ci siamo persi l’Ufficio di Bilancio che ci avvisa dell’impossibilità di controllare come vengano spesi i soldi del Pnrr. Continuiamo a perderci una crisi idrica storica che sta stringendo la gola all’Italia (e al mondo). Ci siamo persi la Corte Ue che boccia l’Italia sulla proroga ai balneari. Ci siamo persi Italia, Polonia e Ungheria “condannate” dal Parlamento europeo per la retorica “anti-diritti, anti-gender e anti-Lgbtiq”. Ci stiamo perdendo la demolizione del Reddito di cittadinanza pezzo per pezzo mentre non esiste ancora uno strumento alternativo.
Chiagni e fotti. Chissà oggi cosa troveranno in giro per il quotidiano vittimismo.
Buon venerdì.