Vai al contenuto

L’amore per il supplizio non aiuta la solidarietà

Questa mattina fioccano gli articoli dei tre migranti che per 11 giorni hanno percorso 2.700 miglia nautiche aggrappati al timone di un’enorme petroliera. “Quando il Servizio di soccorso marittimo spagnolo li ha salvati, i tre uomini, probabilmente di origine senegalese, erano disidratati e indeboliti. Sono stati trasferiti negli ospedali di Las Palmas, sull’isola di Gran Canaria, per ricevere assistenza medica”, scrivono i comunicati ufficiali, riportati praticamente dappertutto.

Si tratta di una nave partita da Lagos, in Nigeria, il 17 novembre arrivata lunedì a Las Palmas. La foto dei tre rintanati in un pertugio che sarebbe stato una trappola mortale in caso di mare mosso riportano alla memoria le notizie simili di novembre del 2020 quando quattro persone erano state trovate aggrappate al timone della Ocean princess e nel mese precedente dello stesso anno altri quattro sulla petroliera Champion pula.

È normale che chiunque sia dotato di un minimo di empatia, al di là delle posizioni politiche personali, non possa non solidarizzare con quei tre poveri disperati che hanno sfidato una morte quasi certa pur di sperare in un porto. Avere a corredo della notizia una foto perfetta per aprire i giornali, i siti e i servizi giornalistici aumenta la golosità dell’episodio.

Eppure non sono meno disidratati, meno violentati, meno impauriti, meno sopravvissuti e meno disperati quelli che arrivano in Europa in altre rotte. Non sono barche ma spesso sono bare galleggianti i barchini che in scioltezza facciamo accalappiare in mezzo al Mediterraneo dalla cosiddetta Guardia costiera libica. Hanno addosso una simile traversata mortale quelli che con fastidio e con poca contezza delle proporzioni vengono bollati come fastidiosi invasori. Superano la morte per il gelo quelli che arrivano dalla rotta balcanica.

Non c’è un supplizio superiore che si deve attraversare per meritare salvezza e libertà. Se avessimo voglia di guardare (e di mostrare) le immagini degli strazi sulle rotte che l’Europa finge di non vedere avremmo lo stesso vertiginoso turbamento che proviamo di fronte ai tre sul timone della petroliera. Compiere l’errore di essere ospitali in modo direttamente proporzionale con la tortura subita significa trasformare i diritti in privilegi. E, come diceva Gino Strada, i diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini sennò chiamateli privilegi.

Buon mercoledì.

L’articolo proviene da Left.it qui

Soumahoro, Fratoianni rischia la segreteria

“Uno dei tre deve lasciare l’incarico” dice una voce indignata in Sinistra Italiana che (“per ora”, specifica) non vuole uscire allo scoperto. I “tre” a cui si riferisce sono il suo segretario Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Aboubakar Soumahoro, il deputato eletto nelle liste di Alleanza Sinistra-Verdi che ormai da giorni è nell’occhio del ciclone.

Crescono i malumori sul caso Soumahoro. Dentro Sinistra italiana si comincia a parlare di dimissioni del leader Fratoianni

Di lui si parla da giorni: l’altalenante linea difensiva adottata da quando si è saputo che sua suocera e sua moglie erano coinvolte nelle attività di cooperative che si occupano di migranti con evidenti problemi di pagamenti dei dipendenti e con discutibili condizioni di accoglienza ormai è una una storia quasi vecchia. Su di lui ovviamente si accanisce la destra che ha trovato il boccone perfetto a proposito del “business dei migranti” e della “doppia morale” della sinistra, pilastri della propaganda salviniana.

Contestata alla suocera di Aboubakar pure la truffa

Difficile che Soumahoro possa riabilitarsi: al di là della questione giudiziaria c’è un’evidente problema di opportunità e di coerenza nel racconto che ormai ne hanno determinato la caduta. Ieri è uscita la notizia che ci sono anche la truffa aggravata e le false fatturazioni tra le ipotesi di reato contestate a Marie Thérèse Mukamitsindo, suocera del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e rimane il fascicolo parallelo, senza indagati né ipotesi di reato, che riguarda invece le denunce di maltrattamenti arrivate dagli ospiti (soprattutto minorenni) delle strutture di accoglienza gestite dalle due coop.

Dal 2019 è inoltre in corso una terza indagine, aperta sempre nei confronti della suocera del deputato dopo un blitz dell’ispettorato del lavoro in una delle strutture della Karibu, che ipotizza la malversazione di erogazioni pubbliche.

La crisi ora si sposta su Bonelli e Fratoianni, segretari di Verdi e Sinistra Italiana

La crisi ora si sposta su Bonelli e Fratoianni, segretari di Verdi e Sinistra Italiana, che hanno provato a difendersi ospiti di Lucia Annunziata con poca convinzione. Su Fratoianni (che fino a ieri rivendicava ancora la candidatura di Soumahoro) pesa la lettera di dieci dirigenti del suo partito che fanno riferimento a un’altra missiva inviata al segretario da alcuni dirigenti pugliesi del partito, e lo accusano di essere stato “perfettamente a conoscenza, da molto tempo prima della candidatura”, di fatti controversi che riguardavano Soumahoro.

E dicono di averlo avvertito del fatto che l’ex sindacalista fosse una persona “discussa sui territori dove ha operato”, ma che lui “mostrò completa indifferenza alle notizie riferitegli”. Bonelli accusa di “non essere stato informato” e ieri ha raccontato di avere “sollecitato” l’autosospensione di Soumahoro: “Sono turbato da una vicenda bruttissima, siamo stati colti alla sprovvista, non avevamo alcun tipo di elemento quando abbiamo candidato Soumahoro. Si è garantisti quando c’è un procedimento giudiziario o una persona indagata. Nel momento in cui noi lo abbiamo candidato, Aboubakar era una persona molto stimata da sindaci e prefetti. Sulla base di quali elementi avremmo potuto dire non ti candidiamo?”, ha detto ieri a Un giorno da pecora su Radio Uno.

“Mi sento ingannato? – ha detto Bonelli – Lui sostiene di non sapere nulla di questa vicenda. Ma la questione è così drammaticamente importante per quei ragazzi sfruttati che si battono per i loro diritti, che non possiamo non impegnarci per fare chiarezza”.

“Uno dei tre deve lasciare l’incarico”, dicono nel partito

Ma il problema è tutto loro: “Uno dei tre deve lasciare l’incarico”, dicono nel partito. La debolezza di Fratoianni potrebbe essere usata per mettere in discussione la sua posizione da segretario del partito. Lo sanno tutti, semplicemente non credono che sia ancora l’ora di dirlo pubblicamente.

Ed è di oggi la notizia che Marie Terese Mukamitsindo, legale rappresentante della cooperativa Karibu e suocera di Soumahoro, ha riconosciuto “quanto rivendicato” da una sua lavoratrice e accetta di pagarle, a rate, circa 20 mila euro relativi a stipendi e tredicesime non versati tra il gennaio 2021 e l’ottobre del 2022, ma anche la tredicesima del 2020 e il tfr relativo al periodo 1 gennaio 2016-31 ottobre scorso. È quanto si legge nel verbale di conciliazione dell’Ispettorato del Lavoro di Latina, che stamattina ha ricevuto la donna, suocera del deputato Aboubakar Soumahoro e la lavoratrice, assistita dalla Uiltucs.

Leggi anche: Soumahoro in difesa della moglie su abiti e borse di lusso: ecco chi è Liliane Murekatete

L’articolo Soumahoro, Fratoianni rischia la segreteria sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Con la Moratti gli scarti di Forza Italia

Fabio Massa è giornalista scrittore, gran conoscitore della politica lombarda. Nel suo ultimo libro Fuga dalla città (edito da Chiarelettere) racconta di Milano dopo la pandemia. Gli abbiamo chiesto della campagna elettorale per le prossime elezioni regionali.

Fabio Massa, che ne pensa di Letizia Moratti che ha presentato il suo simbolo per le prossime elezioni e dice addirittura di voler vincere?
“Ogni punto sopra il 10 per cento (che sono i voti in Lombardia del Terzo polo) per lei è una vittoria. Da qui a dire che possa vincere la gara per la regione ce ne passa. Penso che Letizia Moratti stia costruendo una sua presenza politica all’interno del Terzo polo che potrebbe proiettarla a una leadership futura in chiave nazionale quando Giorgia Meloni avrà concluso il suo ciclo politico”.

Quindi sta solo usando la Lombardia per fini personali?
“La Lombardia è una tappa. Chi pensa che il punto finale di Moratti sia la Lombardia non ha capito nulla delle sue intenzioni”.

Con Moratti quanti voti perde il centrodestra
“Qualche punto percentuale che viene sottratto a Forza Italia e all’ala più moderata della Lega. È anche vero che durante l’evento Lombardia 2030 di Attilio Fontana c’erano Tronchetti Provera, Rossella, De Scalzi, Ferraris. Non si sono tirati indietro e hanno portato le proprie idee per lui. Quindi vuol dire che vedono più vincente Fontana di altri”.

Che ne pensa di Moratti che dice di non essere di destra, come se non avesse mai seguito Berlusconi?
“Più che Berlusconi ha cavalcato un’onda, quel centrodestra imperante degli anni ’90 e 2000 che l’hanno portata a vincere Milano. Io penso che questa per la Regione Lombardia sia la prima volta che Letizia Moratti si mette in gioco personalmente senza l’onda lunga del partitone vero. È la sua vera prima sfida elettorale. Quando cavalchi un’onda ti sostiene l’onda, è difficile pesarsi. Noi oggi abbiamo un percentuale precisa: il10% del Terzo polo. Fare i conti sarà facile”.

Ma è normale che una coalizione al 10% (quella della Moratti) chieda al Pd (al 30%) di ritirarsi per essere appoggiata
“Mi sembra una strategia coerente di Renzi e Calenda. Loro hanno solo due obiettivi. Uno, meno pressante, di rosicchiare voti al centrodestra quello più pressante è di spaccare in due il riformismo delle grandi città e portarselo dalla loro parte. Vogliono mangiarsi un pezzo del Pd, non Forza Italia che andrà naturalmente verso di loro di suo. L’intera strategia di Renzi e Calenda è coerente con il loro modo di vedere le cose”.

Quindi qual è l’interesse per la Lombardia
“Pari a zero. Non sempre la politica guarda al consenso. Guardi, a Bergamo i riformisti di Gori hanno una percentuale enorme. Moratti, Renzi e Calenda vogliono blindare questo consenso nelle grandi città, pesarsi sulla regione per costruire poi una leadership nazionale”.

M5S e Pd andranno insieme?
“Il M5S ha preso circa il 7% alle politiche. Lo sbarramento per le regionali è al 5% se andasse da solo. È pericolosamente a rischio. Il calo dell’affluenza (che ci sarà) potrebbe colpire anche loro. O vanno con il Pd o si espongono ai rischi enormi di non entrare in Consiglio Regionale quindi è una strada obbligata dalla matematica più che dalla politica. Anche perché Majorino ha un’attrattiva naturale sugli elettori del M5S quindi se il M5S non andasse con il Pd Majorino ridurrebbe ulteriormente le percentuali dei grillini”.

La Regione è contendibile?
“Nell’istante in cui il centrosinistra si è spaccato, se non intervengono cose imponderabili che in politica ogni tanto accadono, secondo me no”.

Si è spaccato anche il centrodestra…
“Le forze che sostengono Fontana sono sempre le stesse. A destra al massimo il problema è chi prenderà più voti tra i partiti, sarà la rappresentanza, chi comanderà. Ovviamente nel caso in cui vincano”.

Salvini si gioca posto segretario?
“Perderà il posto da segretario solo se Fontana non vincerà”.

L’articolo Con la Moratti gli scarti di Forza Italia sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Finiguerra: “Dopo Ischia vanno rivisti i poteri e il ruolo dei sindaci”

Domenico Finiguerra è stato uno dei primi sindaci in Italia ad avere adottato un reale piano di “zero consumo di suolo”. Quando in Italia sembrava ancora un miraggio a Cassinetta di Lugagnano ha deciso di non costruire “un solo metro quadrato in più” e recuperare solo l’esistente. Cassinetta di Lugagnano è stata insignita del titolo di Comune Virtuoso per la gestione del territorio ed è entrata in ReCoSol, la Rete dei Comuni Solidali.

Finiguerra, che sensazioni ha dopo l’ennesima tragedia a Ischia
“A Ischia si è ripetuto l’ennesimo episodio per il quale io pubblico e ripubblico un vecchio pezzo che ho scritto anni fa dopo Genova: la sensazione è quella delle solite lacrime di coccodrillo che oggi si stanno versando da parte di tutti, politici e commentatori, che in qualche modo poi vengono subito asciugate finite i funerali. Il consumo di suolo e il cemento sono sempre le concause. Oggi sentivo che spendiamo 3 miliardi di euro per i danni per dissesto idrogeologico, se li spendessimo per la cura probabilmente non ci sarebbero morti. È un piangere sul latte versato. Non dimentichiamoci che a Ischia manca piano regolatore e quindi c’è una mancanza cronica di programmazione e di una cultura di rispetto della terra. L’acqua, come dicono in Sardegna, ricorda e torna dove è già andata in passato. Mi prende un grosso scoramento. Se ci fosse una presa di coscienza vera vedremmo calendarizzata subito una legge per lo stop a consumo di suolo. Invece tra poco torneranno i rendering delle colate di cemento”.

Il ministro Pichetto Fratin dice che bisognerebbe arrestare il sindaco…
“Io credo che i sindaci e i consigli Comunali siano il primo anello e l’ultimo. Ciò che accade su un territorio comunale è frutto di posizione politica del consiglio comunale, salvo le grandi opere con diretto intervento del governo. Manutenzione cura e pianificazione urbanistica sono roba loro. Ma allo stesso tempo sono l’ultimo perché i sindaci e i consigli comunali applicano leggi della politica centrale e della regione. Il fatto che vi sia una carenza di legislazione vincolante che obblighi l’agire dei sindaci, l’ultimo anello della catena che deve eseguire le linee di intervento a livello nazionale, li mette nella condizione di dover subire le pressioni del mercato. Il tema è molto complesso: noi abbiamo sentito amministratori locali che si nascondevano dietro a mille difficoltà. Ad esempio la mancanza di soldi: il comune non ha soldi per la distribuzione delle risorse pubbliche che non premiano i comuni che tutelano il territorio. Oppure la mancanza di una normativa restrittiva che è un po’ il senso della nostra legge, con moratoria a non consumare suolo ma a recuperare ciò che è esistente. Una grande opera pubblica nazionale è la messa in sicurezza. Noi abbiamo adottato più di 15 anni fa politica stop al consumo di suolo, in assenza di normative regionali e nazionali. Poi sulle responsabilità che il sindaco di Ischia può avere avuto credo che siano tutte connesse a qualcosa che si chiama condono. Se n’era cominciato a parlare anche con questo governo, ora vedrete si stoppano ma sarà solo questione di tempo perché ricomincino”.

C’è poi l’antica questione dell’abusivismo di necessità…
“Certo. Perché si entra in una dinamica che ha poco di urbanistico e molto di politico e ha a che fare con il consenso. Se sei in territori dove hai pressione a cementificare e ti trovi a dover gestire il consenso fai quello che è il vissuto e i desiderata di quella popolazione. Non dimentichiamoci che spesso chi determina le sorti di un territorio, sono i costruttori. Chi costruisce fortifica la tua posizione di opinione pubblica, spesso vi è anche una coincidenza tra operatori immobiliari e proprietari di giornali e il gioco è fatto. Quello che abbiamo provato a fare noi è interpretare il bisogno collettivo, coltivare il consenso in maniera più orizzontale, per il bene comune. Facendoci interpreti di una necessita territorio e comunità”.

Perché l’ambientalismo da noi sembra avere così poca rappresentanza
“È un tema che viene dibattuto da anni. Io credo che l’ambientalismo in Italia si sia fatto rinchiudere in un recinto che può essere comodo. Io faccio il mio pezzo, divento la foglia di fico rispetto a uno schieramento in particolare (di solito nel centrosinistra) ma i partiti ambientalisti hanno rinunciato a percorrere delle strade alternative, replicano sempre lo stesso modello, quello della crescita, dello sviluppo, con la tendenza a divorare territorio per fare economia e creare opportunità. In Italia i verdi si sono fatti inglobare e non hanno potuto sviluppare una propria visione del mondo e della società che prevedesse un cambio di paradigma. Sinistra e Verdi, ad esempio, hanno preferito il porto sicuro del Pd senza costruire alternativa”.

Ma le grandi opere portano soldi, dicono.
Intanto le grandi opere sono solitamente capital intensive: tanti soldi molto concentrati che vengono fagocitati sempre dai grandi gruppi. Un grande piano nazionale di piccole opere creerebbe più posti di lavoro, più diffusi e più a lungo periodo. L’abbiamo visto con il bonus 110 seppur con tanti limiti: producono opportunità di lavoro.

L’articolo Finiguerra: “Dopo Ischia vanno rivisti i poteri e il ruolo dei sindaci” sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Consumare suolo e poi frignare

Per avere un’idea del disastro basterebbe leggere i rapporti dell’Ispra che “proditoriamente” tutti gli anni ci avvisa con un corposo studio. Solo che quel rapporto finisce nelle newsletter degli appassionati ma non interferisce mai nell’attività legislativa e amministrativa, come se fosse un abituale urlo nel deserto che finanziamo per essere a posto con la coscienza.

Nell’ultimo rapporto sul 2022 a pagina 215 c’è l’elenco delle urbanizzazioni fatte nelle aree più pericolose d’Italia dove è matematico che accadrà qualcosa e dove ci saranno vittime. Si legge che l’Italia continua a consumare suolo a un «ritmo non sostenibile» e nel 2021 è tornata a farlo a «velocità elevate», invertendo il trend di riduzione degli ultimi anni, nonostante pandemia e crisi climatica. Lo scorso anno le nuove coperture artificiali hanno infatti interessato 69,1 chilometri quadrati, cioè in media 19 ettari al giorno: si tratta del valore più alto degli ultimi 10 anni.

Nell’ultimo anno abbiamo perso 2,2 metri quadrati di suolo al secondo, «causando la scomparsa irreversibile di aree naturali e agricole» per far posto a nuovi edifici, infrastrutture, poli commerciali, produttivi e di servizio. Per non parlare della «crescente pressione dovuta alla richiesta di spazi sempre più ampi per la logistica». Non c’è una ragione demografica dietro a questi processi di urbanizzazione: la popolazione residente è calata ma non il consumo di suolo, arrivato alla quota pro-capite (impressionante) di 363 metri quadrati per abitante nel 2021 (erano 349 nel 2012).

Questo incontrastato processo di degrado del territorio è reso possibile, come ricordano i curatori del Snpa, dall’«assenza di interventi normativi efficaci» e dalla mancanza di un «quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale». Le conseguenze ambientali sono note: armi spuntate contro desertificazione, siccità e dissesto idrogeologico, città meno sicure e meno resilienti, perdita di produttività agricola e di carbonio organico nello strato superficiale del suolo, cancellazione di habitat naturali, mancata ricarica delle falde acquifere, erosione e frammentazione del territorio. Per un devastante conto economico legato alla perdita dei servizi ecosistemici del suolo stimato in almeno otto miliardi di euro l’anno – se si considera il consumo di suolo degli ultimi 15 anni (2006-2021)-. Perdite «che potrebbero incidere in maniera significativa sulle possibilità di ripresa del nostro Paese».

E andrà sempre peggio. Una valutazione degli scenari di trasformazione del territorio italiano, nel caso in cui la velocità di trasformazione dovesse confermarsi pari a quella attuale anche nei prossimi anni, porta a stimare il nuovo consumo di suolo in 1.836 km2 tra il 2021 e il 2050. Se invece si dovesse tornare alla velocità media registrata nel periodo 2006-2012, si supererebbero i 3.000 km2. Nel caso in cui si attuasse una progressiva riduzione della velocità di trasformazione, ipotizzata nel 15% ogni triennio, si avrebbe un incremento delle aree artificiali di oltre 800 km2, prima dell’azzeramento al 2050. Sono tutti valori molto lontani dagli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 che, sulla base delle attuali previsioni demografiche, imporrebbero un saldo negativo del consumo di suolo. Ciò significa che, a partire dal 2030, la “sostenibilità” dello sviluppo richiederebbe un aumento netto delle aree naturali di 269 km2 o addirittura di 888 km2 che andrebbero recuperati nel caso in cui si volesse anticipare tale obiettivo a partire da subito.

Come scrive Paolo Pileri: «Il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina appena otto miliardi di euro in sei anni per il dissesto idrogeologico (3,5%) a cui si aggiungono sette miliardi per varie azioni di monitoraggio (semplifico). Le decisioni urbanistiche continuano a essere fuori controllo: troppa frammentazione amministrativa, troppi interessi finanziari dei Comuni (che incassano oneri di urbanizzazione, contributi, multe, etc.), troppe leggi che mancano e non vengono chieste (non abbiamo una legge contro il consumo di suolo, non abbiamo una norma per togliere le previsioni urbanizzative, etc.), troppe rendite e troppi interessi che fanno gola a proprietari e investitori disposti a tutto, spesso, pur di costruire e incassare; troppa prepotenza di chi vuole farsi la villa sul suo terreno a tutti i costi; troppa accondiscendenza politica verso gli interessi dei più ricchi e dei più forti che ricattano le amministrazioni in vario modo; troppe teste che si girano dall’altra parte facendo finta di non vedere fin quando non capita il fattaccio: troppi compromessi».

Aspettando la prossima Casamicciola.

Buon martedì.

L’articolo proviene da Left.it qui

Nella manovra del governo 40 milioni per i Cpr

Comincia a prendere forma la prima Manovra economica del governo Meloni.

Da qualche ora, infatti, sta circolando una bozza preliminare della legge di Bilancio 2023, varata nella tarda serata di lunedì in Consiglio dei ministri.

Il testo – datato 23 novembre 2022 e in parte già anticipato in conferenza stampa dal presidente del Consiglio – conta 136 articoli, strutturati in 15 capitoli, principalmente focalizzati su fisco, pensioni ed energia.

Tra le varie misure previste spunta, però, anche un fondo di oltre 40 milioni di euro per l’ampliamento della rete dei centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), con l’obiettivo di assicurare che le espulsioni dei migranti avvengano più rapidamente.

Lo prevede l’art. 106 (rubricato “Ampliamento della rete dei centri di permanenza per il rimpatrio – C.P.R.”), dove si legge che per «assicurare la più efficace esecuzione dei decreti di espulsione dello straniero» il Ministero dell’Interno è autorizzato ad ampliare la rete dei centri di permanenza per i rimpatri. A tal fine, infatti, «le risorse iscritte nello stato di previsione del Ministero dell’interno relative alle spese per la costruzione, l’acquisizione, il completamento, l’adeguamento e la ristrutturazione di immobili e infrastrutture destinati a centri di trattenimento e di accoglienza sono incrementate di euro 5.397.360 per l’anno 2023, di euro 14.392.960 per l’anno 2024, di euro 16.192.080 per l’anno 2025».

Inoltre, per quanto riguarda le ulteriori spese di gestione, si legge che «le risorse iscritte nello stato di previsione del Ministero dell’interno relative alle spese per l’attivazione, la locazione, la gestione dei centri di trattenimento e di accoglienza i fondi sono incrementati di euro 260.544 per il 2023, di euro 1.730.352 per l’anno 2024 e di euro 4.072.643 per il 2025».

«Nel nostro rapporto Buchi Neri – sottolinea la Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili (Cild) – abbiamo raccontato di come l’enorme spesa per questi centri sia inutile, tenendo conto del numero esiguo dei rimpatri che vengono realmente effettuati. Esistono alternative possibili, come il case management, con la presa in carico individuale delle singole persone che, oltre ad essere infinitamente più economiche, offrono risultati maggiormente apprezzabili nel garantire percorsi di integrazione nelle comunità. I Cpr – continuano da Cild – sono luoghi per i quali non esiste un ordinamento o un regolamento – così come ad esempio avviene per il carcere – e l’esercizio dei diritti delle persone trattenute è difficoltoso e incerto (ad esempio il diritto alla salute, alla comunicazione con l’esterno, all’assistenza legale). Inoltre, la gestione privata di questi centri, li rende un vero e proprio business che, in nome della massimizzazione del profitto, comprime ancora di più i servizi che dovrebbero essere offerti alle persone recluse, va ricordato, senza che abbiano commesso alcun reato.

Moussa Balde, Wissem Abdel Latif, Vakhtang Enukidze sono solo alcuni dei nomi delle persone morte nei Cpr in uno stato di totale negligenza.

La realizzazione di altri centri di detenzione, al netto di queste gravi criticità segnalate nel nostro rapporto, ma anche nei rapporti di altre organizzazioni non governative, o governative (ad esempio il Comitato per la prevenzione della tortura) e da alcuni Parlamentari, non farà altro che perpetrare lo sperpero di soldi, la sistematica violazione dei diritti umani, senza garantire in alcun modo una gestione del fenomeno migratorio efficace e pragmatica», conclude Cild.

Buon lunedì.

Nella foto: corteo contro la riapertura dei centri di permanenza per il rimpatrio, Milano, 12 ottobre 2019

Per approfondire la storia e le condizioni dei centri di detenzione per immigrati, leggi il libro di Left

Libri

L’articolo proviene da Left.it qui

La narrazione di Moratti vittoriosa e dell’irresponsabile Majorino

Sono passati quattro giorni da quando un sondaggio – per quanto impreciso possa essere come tutti i sondaggi – ha smutandato una quintalata di editorialisti, di politici, di commentatori, di intellettuali, di salottieri e di pensosi corpi civili della crème milanese. Letizia Moratti, la candidata alla presidenza di Regione Lombardia che “piace alla gente che piace” (recita così l’etichetta che le hanno appiccicato addosso per renderla potabile), starebbe oggi al 13,4 per cento nell’indice di gradimento dei cittadini lombardi. Qui c’è subito la frana del primo inganno: Letizia Moratti fino a qualche ora prima della pubblicazione dei dati raccolti da Izi era quella che “avrebbe potuto vincere”, che rischiava di essere “la prima candidata in grado di rovesciare la destra in Lombardia”. Non si è mai vista un potenziale candidatura vittoriosa essere così scarsa. Mai. Nemmeno negli appelli al voto sconsiderati dell’ultima ora in cui tutti sono a un passo dalla vittoria. Figuriamoci qualche mese prima. L’aspetto già curioso è che l’ex sindaca (sconfitta) di Milano ha in grembo il 9,3 per cento del cosiddetto Terzo polo (Azione e Italia Viva) e qualcosa dei cosiddetti “civici” che hanno ufficializzato il loro sostegno. Se la matematica non è un’opinione verrebbe da dire che l’autorevolezza di Letizia Moratti, redenta sul sentiero del riformismo dopo anni a ruota di Silvio Berlusconi, vale qualche zerovirgola percentuale. Non male.

Il ruolo di Mariastella Gelmini nella discesa in campo della Moratti
Letizia Moratti e Mariastella Gelmini (Facebook).

Majorino è dato al 30 per cento: dove sono gli analisti che gli chiedevano un passo indietro?

Ma andiamo avanti. Quel sondaggio dice che il candidato del Partito Democratico più l’Alleanza Sinistra-Verdi più +Europa più liste civiche, Pierfrancesco Majorino, sarebbe oggi al 29,8 per cento, staccato di 15 punti dall’attuale presidente Attilio Fontana che si ricandida alla guida di Regione Lombardia. In sostanza significa che per settimane abbiamo letto il fior fiore degli editorialisti politici (su quotidiani che sono vere e proprie corazzate) mentre tentavano di convincere un’alleanza che vale tre volte Letizia Moratti a mollare le proprie idee per diventare camerieri della destra travestita da centro. L’idea è talmente stupida che potrebbe essere paragonata a un consiglio di amministrazione di un’azienda con qualche migliaio di euro di fatturato che decide di acquisire Facebook convincendolo a desistere. Solo che poiché la politica dalle nostre parti è uno spettacolo di arte varia che concede spazio a tutti quei perspicaci analisti oggi non hanno nemmeno sentito l’obbligo di scusarsi, di rimediare alla proposta di un tal malsano progetto e anzi si sono messi a bastonare Majorino come se fosse un comunista arrivato dalla Cina pronto a trasformare la Lombardia in una vera e propria autarchia nel cuore dell’Europa. Anche il Majorino comunista fa abbastanza sorridere: basterebbe fare una ricerca su internet, chiedere a qualche vecchio amico, per sapere che il deputato europeo del Pd candidato alla presidenza viene dall’ala che fu considerata “a destra” dentro i Democratici di Sinistra, fu veltroniano e ha come unica caratteristica quella di avere sempre considerato il sociale come campo di battaglia politica. Anche in questo c’è da capirli: aprire gli occhi sullo stato sociale di una regione che si rivende come locomotiva d’Europa e invece è regina della disuguaglianza sbriciola decenni di propaganda.

La Lombardia oggi, le Europee domani: Majorino vuol prendersi la sinistra di Milano
Pierfrancesco Majorino (Facebook)

Il M5s dato come inesistente in Lombardia supera l’11 per cento e senza un candidato

C’è un altro aspetto interessante. Da qualche settimana in Lombardia i nostri maestri di politica insistono nell’additare il Movimento 5 stelle come partito residuale quasi inesistente in terra lombarda. Esce un sondaggio e dice che il partito di Conte (senza avere deciso cosa fare e senza avere un candidato da proporre) peserebbe l’11,6 per cento, lì vicino alla corazzata di Moratti che invece è un barchino. E qui si arriva al tragicomico finale: l’unico candidato che rischia davvero di vincere è proprio Majorino se riuscisse a creare asse con il M5s. Avete letto i preoccupati commentatori invitare Moratti e compagnia cantante a “compiere un gesto di responsabilità ritirandosi dalla sfida per togliere la Lombardia alla destra”? Niente. Eppure sarebbe bastato ripubblicare gli stessi editoriali, le stesse interviste, invertendo i nomi. Favoloso vero? La narrazione che sostituisce la realtà è una costante nella politica italiana ma ogni volta non c’è uno, nemmeno mezzo, che se ne vergogni.

L’articolo La narrazione di Moratti vittoriosa e dell’irresponsabile Majorino proviene da Tag43.it.

Conte apre al dialogo col Pd. In Lombardia l’intesa si può fare

L’alleanza tra M5S e Pd in Lombardia si può fare. “Se il Pd vuole dimostrare di aver fatto tesoro di errori passati noi ci siamo, se si vuole sedere al tavolo di confronto, noi siamo disponibili, qui come altrove, ma dobbiamo farlo con criterio e metodo”. Parola del presidente M5S Giuseppe Conte in videocollegamento alla conferenza stampa del gruppo lombardo.

L’alleanza tra M5S e dem in Lombardia si può fare. Conte: “Se il Pd vuole dimostrare di aver fatto tesoro di errori passati noi ci siamo”

Ma su come farlo il Movimento 5 Stelle mette dei paletti. Spiega Conte: “Non possiamo mischiare le squadre, per usare il gergo calcistico, e magari correre dietro alla candidatura di Letizia Moratti. Non si battono le forze di destra, o di centrodestra che dir si voglia, con candidati di centrodestra. Rispetto tutti i candidati, ma noi abbiamo un’altra prospettiva politica, abbracciamo un’altra visione. Vogliamo interpreti che sappiano partire convintamente da sensibilità ben riconosciute sui temi che per noi sono qualificanti. Queste proposte si costruiscono indicando personalità politiche adeguate, non prelevandole da altri schieramenti dopo averne contrastato politiche e scelte per anni”.

Il punto centrale ovviamente sarà la sanità: “Non si potrà che partire dalla sanità e dalle ferite lasciate aperte dalla pandemia – spiega Conte – e dalla gestione che ne è conseguita. I consiglieri regionali hanno portato avanti una battaglia per dire che la sanità non è un business ma neppure un’occasione di profitto. Il M5S ha alzato la voce più volte per dire che la santità non è una tavola imbandita per l’interesse di pochi con potentati economici, per cercare qualche poltrona o per il malaffare. La sanità deve essere un diritto per tutti i cittadini e abbiamo bisogno di investimenti nella sanità pubblica in un momento in cui ci è stata preannunciata una manovra che di fatto non farebbe tesoro di quello che abbiamo scoperto durante la pandemia: di essere molto vulnerabili nella risposta alle emergenze”.

Ed è proprio sui temi che i grillini vogliono basare il confronto con i Dem: “Noi in questo momento non vogliamo discutere Majorino sì Majorino no. Me ne ha parlato molto bene una persona molto vicina ai temi che stanno a noi a cuore, quindi nulla da dire sulla persona, ma il M5S non accetta di discutere di candidati né vuole anticipare e accettare di decidere l’interprete migliore prima di aver definito qual è il programma migliore. Non siamo disponibili, con tutto il rispetto per le scelte fatte da altre forze politiche, ma non siamo la succursale di nessuno”.

Conte spiega che “come abbiamo fatto altrove, stiamo parlando di programmi, di una proposta seria per la Lombardia, il nostro confronto con le altre forze politiche sarà sui punti che presentiamo, dopo di che vedremo se ci sono forze politiche che accetteranno la discussione su quei punti”. “Noi stiamo elaborando una proposta per la Lombardia, come abbiamo fatto per il Lazio, non rinunceremo ai nostri principi e ai nostri valori” ha aggiunto “i nostri valori non sono negoziabili. I cittadini premiano chi porta in campagna elettorale un programma chiaro”.

Sulla possibilità del M5S di appoggiare il candidato del Pd Majorino Conte ha chiarito “prima si discute il programma, quella del candidato è una questione da accantonare. In questo momento non accettiamo di discutere del tema della candidatura, ci interessano i programmi”. Fuori dal politichese però in sala stampa tutti sono convinti che l’alleanza si farà. Anche perché le idee di Majorino e M5S convergono sui temi fondamentali (sanità, trasporti, welfare) e perché ora i numeri dicono che si potrebbe davvero rovesciare la destra in Lombardia.

“Un’ottima giornata perché finalmente si è parlato di temi, delle cose che interessano veramente alla gente. Ora sta al Pd decidere se aprire una discussione sui temi”, dice il consigliere regionale Dario Violi.

 

Leggi anche: “Calenda s’offre al Governo. La Meloni pronta ad accoglierlo”. Parla il vice presidente dei Cinque Stelle, Gubitosa: “Da questa destra solo approssimazione e superficialità”

L’articolo Conte apre al dialogo col Pd. In Lombardia l’intesa si può fare sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

“Calenda s’offre al Governo. La Meloni pronta ad accoglierlo”

La manovra di Bilancio rischia di agitare le acque nella maggioranza e nell’opposizione. Berlusconi non nasconde la sua insoddisfazione, Salvini ha bisogno di una fetta di protagonismo per non farsi sfilare il partito. Mentre Calenda s’offre a Giorgia Meloni in attesa di ottenere qualcosa in cambio Pd e Movimento 5 Stelle sembrano non trovare intesa nemmeno nel comune disaccordo.

Tutto questo mentre l’Italia si prepara a una stagione caldissima dal punto di vista sociale dopo una manovra che non affronta nessuno dei problemi che si proponeva di risolvere:insorgono i sindacati, alza la voce il mondo della scuola, rimane incagliata l’occupazione e rimangono i salari da fame. Ne abbiamo parlato – di questo e delle prossime elezioni regionali – con Michele Gubitosa, vicepresidente del Movimento 5 Stelle.

Sulla legge di Bilancio si stanno svelando le carte anche della maggioranza. Berlusconi sembra molto scontento, Salvini sembra più interessato a non farsi sfilare il partito. Sarà un percorso accidentato?
“Meloni in campagna elettorale aveva annunciato di essere pronta a governare. Invece si nota un’approssimazione, una superficialità, una confusione non degne di un grande Paese come l’Italia. Gli italiani non meritano questa Manovra lacrime e sangue: tagliano sei miliardi alle pensioni, danno solo 10 euro in più al mese ai lavoratori per una pizza, colpiscono i più deboli, favoriscono evasori e corrotti, non mettono un euro sugli investimenti per far crescere il Paese. Un vero disastro!”.

Intanto Calenda e il Terzo polo s’offrono a Giorgia Meloni e accusano voi e il Pd di non essere “maturi”. Che ne pensa
“Nessuna sorpresa. Faranno da stampella a questa destra semplicemente perché è la loro indole. E la Meloni li accoglierà a braccia aperte se le mancheranno i numeri, soprattutto al Senato. E’ già tutto scritto”.

A proposito di voi e il Pd. È pensabile che ci saranno due piazze in contrapposizione per protestare contro la manovra
“Abbiamo già detto che ci opporremo in ogni modo a questa legge di bilancio forte con i deboli e debole con i forti. Il presidente Conte ha chiarito che vuole una piazza aperta, dove società civile, movimenti, partiti e associazionismo possano incontrarsi per dire un no convinto a questa deriva reazionaria che porterà il Paese indietro di 20 anni. L’unità si trova sui contenuti, sui programmi, sulla visione che abbiamo di Paese. E il Movimento è trasparente e deciso sull’indirizzo progressista che il presidente Conte ha dato al nuovo corso”.

Mentre nel Lazio i giochi sembrano fatti in Lombardia sembra ancora aperta la strada per un’alleanza con Majorino, chiesta a gran voce anche da alcuni Dem. Che ne pensa
“Ancora una volta è il metodo che è sbagliato. Prima si chiede un tavolo per condividere linee programmatiche e progetti, poi si parla di nomi”.

Oggi Bonaccini mette sostanzialmente Terzo polo e M5S sullo stesso piano, dicendo che il Pddeve occuparsi di non farsi logorare da entrambi. Tra l’altro mette tutti nel campo del centrosinistra. Che ne dice?
“Non entro nel dibattito congressuale di un altro partito. Noi andiamo avanti per la nostra strada. Certo che mettere Renzi e Calenda nel campo del centrosinistra dopo che hanno candidato Letizia Moratti in Lombardia, dopo che ruoli chiave di quel partito sono occupati da donne di centrodestra come Gelmini e Carfagna, rende l’idea della confusione che regna da quelle parti. Ma, ripeto, noi continueremo a guardare in casa nostra”.

Come può reagire il Paese a questo attacco alla povertà? Quale ruolo può avere l’opposizione? Come?
“Questa disumana guerra ai poveri va fermata. Un risultato già l’abbiamo ottenuto: la Meloni e i giornali di centrodestra sbandieravano in campagna elettorale la fine del Reddito di Cittadinanza, definito “metadone di Stato”. Di fatto, oggi vengono aggrediti solo i cosiddetti “occupabili”, circa 600mila persone, un terzo della platea dei percettori. Ma presto si renderanno conto che non si può buttare per strada padri di famiglia cinquantenni che hanno perso il lavoro o sessantenni che sono completamente usciti da mercato del lavoro e che sarà difficile formare. Io vedo solo tanta propaganda, nessuno ci ha detto come e dove troveranno lavoro a queste persone”.

Il mondo della Sanità è in fermento per i soldi che mancano nella manovra. Il cosiddetto Terzo polo rilancia l’idea del Mes. Che ne pensa
“Ancora con il Mes? Se fosse stato per Renzi e Calenda durante la pandemia l’Italia sarebbe finita proprio lì, dove vanno gli Stati falliti a farsi strozzare. Per fortuna il presidente Conte ha lottato in Europa e ha portato a casa 209 miliardi, rilanciando la ripresa del Paese. Non mi sorprende che la Meloni tagli sulla sanità pubblica, è la conseguenza del suo atteggiamento scriteriato nel periodo più buio del Covid”.

Il M5S può diventare un punto di riferimento per la difesa dei diritti che sembrano sotto attacco in questa legislatura
“Lavoriamo ogni giorno per questo, per difendere i diritti economici e sociali degli italiani che questa destra vorrebbe distruggere. Stanno cercando di smantellare le conquiste sociali del M5S, solo per una posizione ideologica. Faremo le barricate in Parlamento”.

Infine: come legge il fatto che i deputati europei di Fratelli d’Italia e Lega votano contro la risoluzione anti Ungheria, per chiedere di bloccare l’erogazione dei fondi senza miglioramenti effettivi sullo stato di diritto?
“Anche qui non è una novità. Le “amicizie” di Salvini e Meloni con Orban e il Governo polacco sono note a tutti. Il problema è che questa scriteriata convergenza porta danni all’Italia sotto tutti i punti di vista. Questa destra in Europa non tutela l’interesse nazionale, è un dato di fatto.”

 

Leggi anche: Manovra con il buco. Mancano all’appello 15 miliardi di coperture. Incompleto il testo della finanziaria inviato all’Ue. M5S all’attacco: numeri in libertà

L’articolo “Calenda s’offre al Governo. La Meloni pronta ad accoglierlo” sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Soumahoro è indifendibile

Il primo passo è l’autosospensione. Il deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra Aboubakar Soumahoro ha deciso di sospendersi dopo avere incontrato per due volte in due giorni Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, rispettivamente leader di Sinistra Italiana e Europa Verde.

Troppo il clamore sollevato dall’inchiesta sulle coop di famiglia della moglie di Soumahoro per poter far finta di niente

“Abbiamo incontrato Aboubakar Soumahoro per discutere ed approfondire le vicende che da giorni sono al centro della cronaca. Lo abbiamo trovato sereno e determinato. Ci ha esposto il suo punto di vista e ha annunciato l’intenzione di rispondere punto su punto e nel merito alle contestazioni giornalistiche ribadendo la sua assoluta estraneità alle vicende”, hanno scritto i due segretari ieri pomeriggio.

Troppe le accuse piovute su Soumahoro nel giro di pochi giorni per poter fare finta di niente. Si è partiti con l’indagine sulle cooperative della suocera (e dove lavorava sua moglie) in cui il deputato non risulta indagato e si è arrivati alle diverse testimonianze che indicano Soumahoro consapevole di ciò che avveniva nelle cooperative della famiglia della moglie (dipendenti non pagati, migranti malversati e tasse non pagate) fino all’inevitabile ridda di accuse uscite a valanga: ci sono gli ex soci di Soumahoro nella Lega Braccianti che lo accusano di aver distratto denaro dal conto corrente dell’associazione, c’è la Caritas che lo accusa di essersi occupato di braccianti solo per ritorno d’immagine, c’è perfino un suo ex socio che lo accusa di avergli rubato gli stivali.

La tempesta perfetta del Paese che si accanisce con curiosità parossistica su una vittima perfetta da spolpare. Ora Soumahoro ha deciso di difendersi. “Naturalmente sarà lui a farlo, nelle forme e nei tempi che riterrà più opportuni – scrivono Bonelli e Fratoianni -. Perché questo avvenga con la massima libertà Aboubakar Soumahoro ci ha comunicato la decisione di autosospendersi dal gruppo parlamentare di Alleanza Verdi Sinistra. Rispettiamo questa scelta che seppur non dovuta, mostra il massimo rispetto che Aboubakar Soumahoro ha delle istituzioni e del valore dell’impegno politico per promuovere le ragioni delle battaglie in difesa degli ultimi che abbiamo sempre condiviso con Aboubakar”. “Siamo fiduciosi, – concludono Fratoianni e Bonelli – considerato quanto riferitoci, che la vicenda possa essere chiarita in tempi rapidi e senza alcuna ombra”.

Di certo, Soumahoro è il boccone perfetto per la destra stupidamente convinta che basti demolire un simbolo per polverizzare anche le istanze di cui si è fatto portatore. “L’attacco mediatico della destra è un tentativo di usare una dimensione simbolica per attaccare tutti quelli che lavorano quotidianamente su certi temi e noi abbiamo il dovere di contrastare questo attacco – dice Fratoianni -. Lui si difenderà rispondendo nel merito delle sue questioni ma noi abbiamo il dovere di respingere un processo mediatico che si accumula sull’accoglienza in questo Paese. E in questo Paese è la destra protagonista della demolizione dell’accoglienza, è la destra che volutamente costruisce un sistema inefficace e fragile”.

Una cosa è certa: la vicenda Soumahoro è un colpo appuntito al cuore della sinistra, perfino più grave di una batosta elettorale. Una sinistra che ha mostrato i difetti di sempre: c’è il bisogno di trovare simboli (che rischiano di inquinare le battaglie che rappresentano), l’incaglio tra ciò che è illegale e ciò che è inopportuno, il veleno dei nemici interni e dei garantisti a fasi alterne e un’identità che non piò essere demandata al protagonismo dei singoli. Il danno, al di là della vicenda personale del deputato, potrebbe essere più profondo del previsto.

L’articolo Soumahoro è indifendibile sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui