Vai al contenuto

Nel Pd si aspetta solo la sconfitta. Letta le ha sbagliate tutte

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Bisognerebbe avere il coraggio di dirselo: “Gli occhi da tigre” che Enrico Letta annunciava all’inizio della campagna elettorale non si sono visti. Il primo responsabile è proprio Letta, del resto il segretario del Pd ha sempre detto – questo gli va riconosciuto – di volerci “mettere la faccia”, solo che a pochi giorni dal voto viene da chiedersi esattamente quale fosse il messaggio, quale fosse la strategia e soprattutto si può già sentire in sottofondo la tiritera dell’analisi della sconfitta che dentro il partito in molti sono pronti a usare come arma contro il segretario (in previsione del prossimo congresso) più che per un autentico esame di coscienza.

Nel Pd si aspetta solo la sconfitta. Dalle alleanze alle candidature

Partiamo dall’inizio, quando l’inizio era quel “campo largo” che Enrico Letta ha difeso anche dai suoi avversari interni, soprattutto la corrente di Base Riformista guidata dal ministro Lorenzo Guerini e Luca Lotti, renziani senza nemmeno il coraggio di seguire Renzi. Quel “campo largo” non s’è fatto perché il Partito democratico ha deciso di non perdonare al Movimento 5 Stelle l’aver fatto cadere Draghi.

Scelta legittima, certo, ma già lì la retorica del doversi “unire tutti contro la destra” aveva perso la sua spinta. La versione del “campo largo” si è affievolita anche per la scelta iniziale di Letta di tenere dentro Calenda ma non Renzi, soffiando sul sospetto che le decisioni politiche fossero figlie anche di dissidi personali.

Anche questo è legittimo, per carità, ma non corrisponde alla narrazione. Se ci aggiungete che Calenda se n’è andato come se n’è andato, capite che il “campo largo” visto oggi sembra uno slogan piuttosto sfortunato. Poi c’è stato l’inizio della campagna elettorale emmi giorni è stato tutto un ripetere dell’Agenda Draghi.

È emerso, com’era prevedibile, un piccolo particolare: Sinistra Italiana con Fratoianni e i Verdi con Bonelli sono l’opposto di quell’agenda e non serviva un fine analista politico per capire che non fosse particolarmente furbo spingere su un tasto che è un nervo scoperto della coalizione. Non a caso Renzi e Calenda per settimane hanno potuto girare il coltello nella piaga di un’alleanza elettorale con evidenti divergenze.

Poi è iniziata la campagna elettorale ma gli animi non si sono scaldati, la partecipazione non si è accesa e il Partito democratico ha continuato a dare la sensazione di sbiaditezza che aveva fin dall’inizio.

Le candidature di Casini, Craxi e compagnia cantante hanno scontentato la base in diverse città. L’alleanza con Di Maio è per la maggiori parte degli iscritti (e dei parlamentari uscenti) incomprensibile: ad oggi non si è ancora capito un solo motivo per cui Letta avrebbe dovuto caricarsi dell’ex grillino. Anche in questo caso il “campo largo” strappa un sorriso come già detto. Se davvero la “punta di diamante” dei candidati del Pd è Carlo Cottarelli (come Letta ha ripetuto più volte) non si capisce come voglia “rinnovarsi” un partito che si affida a una candidatura non sua (Cottarelli è l’estensore del programma di +Europa).

“Abbiamo messo molti giovani”, ripete Letta. E tra i giovani spicca di sicuro la candidatura di Elly Schlein, già vicepresidente di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna. La sensazione, da fuori, è che Schlein (e gli altri) fatichino a portarsi sulle spalle il peso della nomenclatura. Pensate a un punto forte del Pd sollevato in campagna elettorale togliendo gli attacchi a Meloni, Calenda, Renzi, Salvini e Conte: ecco tutto. La serietà, rispondono loro. Ma la serietà è un prerequisito, non basta.

L’articolo Nel Pd si aspetta solo la sconfitta. Letta le ha sbagliate tutte sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

Renzi se la tira con il referendum. Bestiario elettorale senza freni

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Anche Salvini ha il suo milione di qualcosa per la campagna elettorale, Berlusconi dice di essere troppo avanti e intanto si denunciano le studentesse. Ecco il bestiario elettorale.

UN MILIONE DI LEGHISTI
“Trentamila chilometri su e giù per l’Italia, toccando tutte le regioni, da Ferragosto a oggi: sono i numeri (provvisori) della campagna elettorale di Matteo Salvini”, secondo quanto rende noto la Lega. Il Carroccio annuncia anche per domani – senza anticipare dettagli – l’organizzazione di “un’iniziativa da record con l’obiettivo di coinvolgere almeno un milione di persone”. Hanno davvero avuto il coraggio di scrivere “almeno un milione di persone”. A questo punto potevano scrivere “49 milioni”.

COM’E’ UNITO LEI
“Pare che ci si possa riconvocare in Parlamento anche dopo le elezioni per fare un nuovo scostamento di bilancio. Mi rifiuto di pensare che un economista attento come Draghi non si renda conto del bisogno che c’è di un nuovo intervento”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini a Radio 24. “Chi chiede tempo e dice che si possa aspettare sbaglia: vale per FdI e per il Pd: sono a rischio chiusura migliaia di imprese e botteghe, è a rischio il sistema produttivo”, conclude. Risponde Giorgia Meloni: “lo scostamento del pareggio di bilancio non è la soluzione. è un pozzo senza fondo, sono soldi che regaliamo alla speculazione. Il punto di arrivo è il disaccoppiamento dei costi di gas ed energia, che è una misura strutturale”. E pensare che promettono di trovare una soluzione “al primo Consiglio dei ministri”. Sì, ciao.

SALVINI, LA CASSAZIONE
Salvini: “La politica può fare le leggi ma sta al giudice applicarle. Se uno ha tentato un omicidio, non può stare fuori. La stessa cosa gli spacciatori. Chi sceglie la Lega sceglie la battaglia contro ogni droga. Qualcuno ritiene che ci siano droghe buone, simpatiche o che non fanno male? Per me la droga è morte, e chi spaccia va in prigione. Poi c’è la legge sulla modica quantità e trovi un giudice yuppy, liberal, e anche se hai 3 etti di droga ti rimette in libertà. Se ti trovo con droga stai in carcere”. Tutta ‘sta manfrina per dire che lui vorrebbe essere La legge. Dopo i pieni poteri vuole anche essere il codice penale.

CREDO NEL CONDONO!
Il candidato leghista Severino Nappi stampa dei manifesti che dicono: “Condono edilizio per la Campania subito!”. Ci aggiunge anche un “parola mia”. Almeno nella Prima Repubblica facevano finta.

GARANTISTI A TRATTI
Matteo Renzi: “Un appello ai 7,5 milioni di italiani che hanno votato al referendum del giugno scorso: non lasciate questo Paese nelle mani di populisti giustizialisti. Il #TerzoPolo è l’unica squadra interamente e autenticamente garantista”. In effetti come non adorare il garantismo contro l’accusatrice di Richetti…

MINESTRA RISCALDATA
Berlusconi: “Alcuni si chiedono perché io abbia usato lo stesso linguaggio di 30 anni fa. Sono passati trent’anni, il mondo intorno a noi è cambiato davvero, molti elettori di oggi non erano nati, non c’erano i social media, nuovi protagonisti si sono affermati, solo in Italia è cambiato molto poco”. Insomma è colpa nostra: Berlusconi è talmente avanti che ci sta solo doppiando.

QUELLE PERICOLOSE STUDENTESSE
Portate in Questura per un sit-in pacifico per il clima davanti alla scuola. È successo a Voghera: Sabina e Anna, entrambe attiviste 17enni del gruppo locale di Fridays for future, si sono sedute davanti all’ingresso del liceo classico Grattoni con dei cartelli, che sensibilizzavano sullo sciopero globale del 23 settembre – il primo in città -, ma che soprattutto denunciavano la situazione edilizia dell’istituto. Siamo già al 26 settembre?

42-segue

L’articolo Renzi se la tira con il referendum. Bestiario elettorale senza freni sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

Calenda sta a i poveri come Salvini ai migranti

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Si è proposto come l’argine al populismo, basando tutta la campagna elettorale sullo slogan della serietà (che dovrebbe essere qualità riconosciuta dagli altri, vabbè) ma Carlo Calenda è tecnicamente il politico più populista di questa campagna elettorale. Ieri è andato in tour elettorale nella sua Roma.

Carlo Calenda è tecnicamente il politico più populista di questa campagna elettorale

Populista già l’intenzione: “Se mostro che la città governata dal Pd è sporca sottintendo che non sarebbero capaci di governare l’Italia”. Una mossa di marketing, niente di politico, roba che sembra uscita da una serie televisiva, mica da una campagna elettorale “tra la gente”.

Ha ragione il Partito democratico quando gli ricorda che “è stato eletto al Parlamento europeo proprio grazie ai voti del Partito democratico e tantissimi militanti si sono adoperati per la sua elezione”, e che fino a qualche settimana fa Calenda era con loro in “un’alleanza che lui stesso aveva scelto e voluto” e che si è “dimesso alla prima seduta utile, abdicando a tutte le battaglie che poteva condurre personalmente per Roma”.

Primo comandamento del populismo: abolire la memoria, per potersi rivendere sempre come nuovi. Poi Calenda si sofferma sui poveri. Lo fa con una carrellata della telecamera su qualche disperato accampato in mezzo alle frasche, indicandolo con un dito identico a quello di Matteo Salvini quando suona il citofono di un quartiere popolare alla ricerca dello spacciatore.

Non c’è nulla di diverso tra i due: entrambi evidenziano un problema per trasformarlo in fobia e rivendersi come unici possibili risolutori. Quello lo fa con i neri e gli spacciatori Calenda invece è all’affannosa ricerca di poveri, meglio ancora se rivendibili come nullafacenti.

Cambia l’abbigliamento (la “felpa” di Calenda è la divisa da manager sceso tra “il popolo” per il bene del Paese) ma alcuni tratti sono identici: come Salvini anche Calenda osserva la povertà con guardo altero, distante, senza nessuna partecipazione emotiva, con malcelato disprezzo. Non c’è in Calenda nessuna riflessione sulle cause delle disumane condizioni del povero.

Bisogna solo spostarlo di lì (non parla di ruspe ma lo slancio è lo stesso): la povertà è un attacco al decoro, una macchia sul paesaggio (che deve essere lindo per il prossimo Giubileo). Peccato che il Giubileo dovrebbe essere proprio un’occasione per “volgere lo sguardo ai poveri”, come recita il Vangelo. Tecnicamente un video che addita i poveri (o gli stranieri, è la stessa cosa) si può definire “sciacallaggio”.

Non è diverso dallo sciacallaggio che da mesi avviene sulla pelle dei percettori del Reddito di cittadinanza solo che in questo caso sta lì, compresso in un video. Chi da anni racconta i poveri come un danno al decoro e un pericolo per la sicurezza pubblica I populisti di destra, proprio loro.

Gli stessi che Calenda dice di voler sconfiggere con la sua presunta serietà. E scagliandosi contro i “populisti di destra” e i “populisti di sinistra” Carlo Calenda dimostra di avere anche un’altra fondamentale caratteristica dei populisti: l’antipolitica. Quello di Calenda non è il populismo classico di chi invoca l’unità del popolo contro presunte “élite” ma è il populismo delle élite che chiedono di allearsi contro il popolo. Per questo occorre mostrarlo in tutte le sue pieghe più fastidiose. Del resto è facile in un Paese ormai preda dell’aporofobia trovare elementi che aumentino il disgusto verso i poveri.

Pensateci, proporre un uomo come “mito” e dichiararsi sacerdoti delle sue gesta cos’è? Populismo, finanche infantile. L’agenda Draghi è la nuova Padania, concetto fantastico (e quindi inesistente) da sventolare come tratto identitario.

L’articolo Calenda sta a i poveri come Salvini ai migranti sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

Braccio teso e poco coraggio

Al funerale di Alberto Stabilini, noto esponente dell’estrema destra milanese e in passato membro del Fronte della gioventù, c’era anche l’assessore alla Sicurezza di regione Lombardia Romano La Russa, fratello meno celebre di Ignazio. Nel momento in cui è stato invocato il nome del defunto tutti hanno risposto «presente!» con il solito braccio teso. Non si è sottratto – figurarsi – l’assessore La Russa, soprattutto in un momento come questo in cui si intravede lo sdoganamento di una certa cultura.

L’opposizione in Regione ha chiesto al presidente Fontana di intervenire e censurare. Figurarsi: Attilio Fontana è appeso a un filo e i rapporti di forza si sono invertiti con la Lega che ormai è una succursale dei meloniani.

Ma l’elemento significativo è la risposta del partito di Fratelli d’Italia che scrive: «Emerge con chiarezza – si legge nella nota diffusa alla stampa – che il movimento del braccio di Romano non ha nulla a che fare col saluto fascista, ma al contrario testimonia il suo invito ai presenti ad astenersi dal saluto. Basta verificare il movimento del suo braccio, peraltro assente durante le chiamate consecutive che comunque la Cassazione ha sancito non essere reato se effettuato in un funerale». Quindi il partito cerca di giustificare La Russa dicendo che «era stato chiesto in vita dal defunto Alberto Stabilini», di cui Romano La Russa era cognato e amico da sempre, l’estremo saluto immortalato in un video che sta diventando virale sul web. Siamo, come dice Mario Lavia, al Var del fascismo.

Riccardo De Corato, candidato per Fratelli d’Italia, ha il coraggio di dire: «Chi vuol confondere il rito del presente con il saluto fascista è ignorante, nel senso che ignora una tradizione militare che vige da secoli». Eccola, la loro natura. Braccio teso e poco, pochissimo, coraggio.

Buon giovedì.

 

 

L’articolo proviene da Left.it qui

Fuga dalla Sanità. In Lombardia la riforma Moratti già presenta il conto

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

In tre mesi Regione Lombardia ha pubblicato tre bandi per reclutare poco meno di mille medici in regione. Motivo della scarsità? Presto detto: i medici preferiscono andare nel privato, con contratti che garantiscono stipendi migliori e con più diritti. A forza di pagare la sanità privata è normale che la sanità pubblica ceda.

Sanità in crisi, in Lombardia mancano 922 medici un quarto dei quali (266) sono nel territorio di Ats

In Lombardia mancano oggi 922 medici, un quarto dei quali (266) sono nel territorio di Ats metropolitana di Milano e 45 dentro il perimetro della città. Da oggi un nuovo concorso riapre i termini e ci saranno meno di 30 giorni per presentare la domanda e coprire i posti vacanti.

A maggio e giugno ci sono stati altri due concorsi, praticamente andati deserti perché in tutta la regione si erano presentanti in quaranta. Di questi 40 medici hanno perso la possibilità di partecipare al concorso perché non avevano i requisiti. 30 medici per coprire un buco di 266 è la fotografia di come sia messa male la sanità lombarda.

Del resto le cause non sono difficili da individuare: la sanità privata promette più soldi, garantisce una maggior possibilità di fare carriera e – per assurdo – la sanità privata in Lombardia è garantita della politica molto di più di un qualsiasi posto nella sanità pubblica.

Solo nella città di Milano mancano 11 medici nel Municipio 6 (Giambellino, Lorenteggio, Primaticcio, Navigli, Barona), altri 8 nel Municipio 9 (Dergano, Maciacchini, Bovisa), 7 rispettivamente nei Municipi 5 e 7 (dal Ticinese – Romana a San Siro e Baggio), 5 rispettivamente nei Municipi 2 e 8 (da Crescenzago a Turro) e infine due al Municipio 4 (Vittoria).

A questo si aggiunge il buco di organico della guardia medica che dovrebbe coprire quasi 40 mila ore (un terzo solo in Ats Milano) e che non riesce a reclutare nuovi medici. In sostanza significa che nelle ore serali e notturne i cittadini milanesi non riescono a trovare medici disponibili in servizio. Eppure possono partecipare al bando i laureati in Medicina, iscritti al corso di formazione professionale della Regione.

Un corso non molto ambito, perché la borsa di studio è inferiore a quella che hanno i laureati che vanno a specializzarsi in ospedale. Al di là della retorica milanese il punto centrale resta sempre lo stesso: una differenza di 3-400 euro, può impedire a un giovane di scegliere la medicina territoriale, perché i costi della vita sono troppo alti. Anche per questo ancora una volta sono ammessi anche aspiranti camici bianchi da fuori Lombardia.

Il bando resta aperto 20 giorni (fino alle 16 dell’11 ottobre). Per iscriversi la procedura è online, dal portale “bandi online” di Regione Lombardia. Ci si registra e si presenta la documentazione richiesta per le sezioni alle quali si è interessati. Verificati i requisiti i candidati verranno poi convocati per accettare l’incarico e cominciare a lavorare. Nelle periferie milanesi – fra gli “ambiti” più scoperti – la Regione ha fatto un accordo con Aler per mettere a disposizione a canone ridotto spazi nei quali allestire gli studi medici. Una spesa in meno per chi inizia da zero.

Nella Lombardia governata fieramente dalla Lega lavorare nella sanità pubblica è una scelta di scarto rispetto a quella privata

Il punto politico però resta sempre lo stesso: nella Lombardia governata fieramente dalla Lega di Attilio Fontana (con la sanità riservata a Letizia Moratti) lavorare nella sanità pubblica è una scelta di scarto rispetto a quella privata. Con tutti questi anni in cui la sanità pubblica è stata demolita (da Formigoni in poi) è normale che qualsiasi neolaureato cerchi uno sbocco professionale nel privato. Distruggere la sanità pubblica è una scelta consapevole. Stupirsi della poco attrattività della sanità pubblica è una posa.

L’articolo Fuga dalla Sanità. In Lombardia la riforma Moratti già presenta il conto sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

Sexy-gate al Senato, dieci domande a Calenda e Richetti

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Che il senatore di Azione Matteo Richetti abbia o meno molestato una donna è questione da lasciare alla magistratura. Registriamo, semplicemente, alcuni punti fondamentali: il leader di Azione Carlo Calenda ha deciso di rendere pubblico il nome della presunta vittima (o della presunta carnefice, secondo la visione del partito Azione) citando i pregressi giudiziari.

Che questo sia un gesto più o meno giusto lo decideranno gli elettori, tenendo conto che Calenda e Richetti ritengono di essere vittime di un attacco “politico”. Proviamo a spostare la discussione, riportandola su binari non giudiziari e di opportunità. Del resto noi siamo il Paese che (giustamente, secondo il soggettivo parere di chi scrive) ha indagato nelle mutande di Silvio Berlusconi per anni, per dimostrare l’inaffidabilità di un presidente del Consiglio e per raccontare come un personaggio pubblico debba tenere una condotta privata all’altezza dei propri propositi politici.

Non è un fatto secondario. Qualche domanda dunque a Calenda e Richetti, al di là della vicenda giudiziari, attinente alle questioni di opportunità.

Qualche domanda dunque a Calenda e Richetti, al di là della vicenda giudiziaria, attenendosi alle questioni di opportunità

1) Quello che succede negli uffici del partito di Azione, soprattutto in Senato, riguarda il segretario del partito, Calenda Il segretario può confermare che non accadano “situazioni personali” all’interno degli spazi istituzionali?

2) Calenda e Richetti possono assicurare che all’interno degli spazi del partito e che con le risorse del partito non si coltivino relazioni personali che non hanno nulla a che vedere con l’attività istituzionale?

3) Tra le prove (contestate da Calenda e Richetti) portate dalla presunta vittima (o carnefice) c’è una telefonata del presidente di Azione Richetti a una funzionaria di partito che veniva avvisata di essere rimossa dal proprio ruolo a favore di una donna che stava nell’ufficio di Richetti. Quella telefonata è stata fatta

4) Le collaborazioni del partito Azione sono dipese dalle relazioni personali di Richetti? I ruoli dirigenziali sono stati assegnati da decisioni personali di qualche dirigente di partito?

5) Il concetto di “serietà” all’interno del partito Azione tollera che una persona sposata invii messaggi sentimentali e/o erotici a terzi sfruttando la propria posizione?

6) Cosa farebbe Calenda qualora fosse provato (al di là dell’indagine per molestie) che un suo senatore ha inviato messaggi che irridono “le femministe del cazzo”?

7) Cosa deciderebbe Calenda qualora fosse provato (al di là dell’indagine per molestie) che un suo senatore ha inviato (e fosse provato) una foto del proprio pene?

8) A proposito del messaggio riportato da Fanpage, contenete epiteti ingiuriosi della dirigente di Azione Francesca Scarpato, che dice il partito della nota dei Giovani Democratici di Salerno che scrivevano: “È così curioso a tratti tragicamente comico, notare come si erge a maestro di etica proprio chi, nei suoi anni di attivismo politico, ha mostrato fidelizzazioni più disparate. Una giovane dall’attivismo decennale che tramite folgorazione ha riscoperto nuovi amori e abbandonato passioni sportive”. Che dice di questo pezzo? Al di là della vicenda penale è vero che la Scarpato intrattiene rapporti non solo politici con il senatore Richetti? È vero che durante una trasferta in Spagna Scarpato avrebbe colpito Richetti per “dei messaggi” sul suo telefono con “una donna del mondo dello spettacolo”(presumibilmente la donna oggetto dell’ultimo scandalo)?

9) Calenda può certificare la rettitudine di Richetti, al di là del profilo penale?

10) Il comportamento personale di un personaggio pubblico è un fatto “pubblico”. Richetti e Calenda sono d’accordo?

L’articolo Sexy-gate al Senato, dieci domande a Calenda e Richetti sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

Renzi spolpato da Silvio su TikTok. Continua il Bestiario elettorale

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

C’è la destra sempre confusa e sconclusionata, ci sono le solite bufale sul reddito di cittadinanza e siamo qui al monto quotidiano bestiario elettorale.

CRISANTI INFILZA DRAGHI
Chi preferirei come premier tra Letta o Draghi? “Enrico Letta lo preferisco 100 volte a Mario Draghi. A Draghi presidente del Consiglio come voto do un sei, tutti lo vedono come un eroe e un superuomo, siamo un Paese disperato se è così. Trovo difficile che la popolazione con più difficoltà, quella rimasta fuori dall’ascensore sociale, si possa riconoscere in un banchiere e in un gruppo di tecnocrati”. Lo dice a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, il virologo Andrea Crisanti, candidato col Pd al Senato. L’agenda Draghi ormai è fuori moda.

SALVINI DIFENDE (MALE) L’ABORTO
Salvini: “La 194 non si tocca, il Paese va unito non diviso. Io sono il segretario della Lega e la 194 non si tocca. Vanno incentivate le donne che scelgono di proseguire con la gravidanza e i centri di aiuto alla vita sono un dono di Dio che vanno aiutati ma l’ultima parola spetta sempre alla donna. L’Italia non ha bisogno di divisioni e liti su leggi che ci sono che possono essere aggiornate e migliorate”. Così Matteo Salvini, leader della Lega parlando con i giornalisti fuori dal Senato. Ha provato a difenderla. Non ci è riuscito.

RENZI NON SI TRATTIENE SU SILVIO
A Renzi chiedono un aggettivo per descrivere Berlusconi e il senatore risponde: “Inimitabile. Su TikTok ci ha spolpato, lui ha vinto la partita su TikTok, io conto però di stragi davanti alle elezioni”. Niente, non riesce a trattenere l’entusiasmo.

DRAGHI? SÌ, NO FORSE
Berlusconi dice che Draghi sarà una risorsa che sarà utilizzato. Per il premier Mario Draghi “non ci sono ruoli nel futuro eventuale governo” di centrodestra: lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, durante una conferenza stampa elettorale a Bari, il giorno dopo il comizio tenutosi nella serata del 19 settembre al parco 2 Giugno. Salvini lo ha affermato rispondendo a una osservazione sul fatto che il presidente del Consiglio sia stato premiato negli Usa come statista dell’anno. “Noi – ha aggiunto – chiediamo il voto per la Lega e per il centrodestra, non vedo ruoli per Draghi o per tecnici per rispetto anche nei confronti di Draghi. Perché se uno vota la Lega vota per la Lega, se uno vota per il centrodestra vota per il centrodestra”.

MELONI INCONTENIBILE
Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia grande favorita a diventare la prima donna a guidare il governo in Italia dopo le elezioni del 25 settembre, auspica che la vittoria di Fratelli d’Italia “possa aprire la strada a qualcosa di simile in Spagna tra pochi mesi”. Lo ha detto in un’intervista all’Efe, rispondendo a una domanda sui rapporti tra Fratelli d’Italia e Vox. Meloni rassicura poi l’Unione Europea: “Non siamo affatto contro l’Europa, ma per un’Europa più efficiente”. VOX parla di “immigrati deportati”, è contro l’aborto, vuole cancellare la legge sulla violenza di genere e non rinnega il franchismo. Alla grande, direi.

BALLE SUL REDDITO DI CITTADINANZA
Gianluigi Cimmino, patron di Yamamay e Carpisa, a La7: “Il problema del Reddito di cittadinanza in costiera è che i napoletani non vogliono spostarsi per andare a lavorare a Salerno”. Gli risponde il sociologo De Masi: “In costiera amalfitana, in provincia di Salerno, dicono che non si trova personale per gli alberghi. Sapete in quanti hanno il Reddito di cittadinanza in costiera amalfitana In quattro”. Campione.

41-segue

L’articolo Renzi spolpato da Silvio su TikTok. Continua il Bestiario elettorale sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

Nostalgici del fascismo sospesi per finta

Una storia piccola ma significativa. Calogero Pisano è un candidato di Fratelli d’Italia nel collegio uninominale della Camera ad Agrigento, con molte possibilità di essere eletto. È coordinatore provinciale del partito nel capoluogo siciliano e componente della direzione nazionale. È bastato spulciare nel suo profilo Facebook per trovare post che inneggiavano a Hitler, al fascismo e trionfali post di sostegno a Putin.

Cosa accade? Alcuni giornalisti segnalano l’indecenza e Giorgia Meloni, impegnatissima ad arrivare in piedi alle elezioni, lo sospende: «Da questo momento in poi Pisano – si legge in una nota – non rappresenta più FdI a ogni livello e a lui viene inibito anche l’utilizzo del simbolo». La sospensione di un candidato, si sa, è un’azione che non influisce minimamente sulla sua possibile elezione. Da parte sua Pisano mette in scena la parte del contrito e scrive chiedendo scusa «a chiunque si sia sentito offeso da quei post che a distanza di anni giudico indegni»: «Anni fa – ha aggiunto – ho scritto cose profondamente sbagliate. Avevo cancellato il mio profilo personale su Facebook perché mi vergognavo delle cose che erroneamente avevo pubblicato».

Solo che Pisano pensa di essere scaltro e invece è poco furbo. Manda un messaggio vocale ai suoi sostenitori in cui il tono cambia completamente: «Questa, tra virgolette, sospensione – dice – è dovuta solo al fatto di questo post e quindi abbiamo dovuto prendere le distanze e anche io mi sono dovuto sospendere solo per questi due-tre giorni, fino a quando non arriviamo alle elezioni. Quindi state tranquilli che resta in carica (la candidatura ndr) e siamo sempre più forti di prima». Insomma, è tutta una finta. Del resto, è finta la moderazione che Giorgia Meloni ha improvvisamente indossato per rendersi credibile e per rivendersi come rassicurante a livello internazionale.

Pisano viene beccato di nuovo. Passa qualche ora e Pisano rassegna le sue “dimissioni volontarie dal partito”. Ora fateci caso, segnatevelo su un foglietto da qualche parte: verrà eletto e entrerà nel gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia. E sarà l’ennesimo caso di fuffa politica, l’ennesima presa di distanza utile solo agli smemorati.

Buon mercoledì.

 

L’articolo proviene da Left.it qui

Il caso Richetti travolge il partito di Calenda

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Una donna racconta a Fanpage di avere subito molestie da un senatore, “un uomo molto potente” che subito dopo avrebbe sporto denuncia contro di lei. Da qualsiasi parte la si guardi, è una brutta storia. Ci sono dentro forze dell’ordine che a loro volta adottano comportamenti inopportuni, ci sono messaggi (da verificare) indecenti per un politico che si definisce progressista e c’è un giornalismo che sembra non rendersi conto di come il tema sia delicato non solo per il caso specifico ma per l questione generale.

Il sexygate di Palazzo Madama, il senatore di Azione Matteo Richetti nega tutte le accuse. E intanto paga la presunta vittima

Le donne in Italia che vengono molestate non denunciano perché hanno paura di non essere credute, di essere esposte al pubblico ludibrio e di essere scandagliate. Il senatore di Azione Matteo Richetti si dice innocente. Il suo capo Carlo Calenda è garantista a metà: Richetti è innocente fino a prova contraria invece la donna è bugiarda fino a prova contraria. Un classico. Di certo la gestione della vicenda dimostra ancora una volta la compulsività di Calenda che dopo avere dato della “mitomane” alla donna è arrivato perfino a minacciare “giornalisti” e “scrittrici”.

Fanpage, querelata da Richetti, con il suo direttore Francesco Cancellato continua a dirsi tranquilla, sostenendo di avere verificato tutto. Ieri il quotidiano Domani ha pubblicato foto e nome della donna (seguito a ruota da tutti gli altri con tanto di foto in pose sexy) dicendo che la presunta vittima avrebbe già avuto processi (e una condanna) per atteggiamenti persecutori.

Fanpage scrive di avere tutelato la presunta vittima “perché, purtroppo, sapevamo cosa sarebbe successo se l’avessimo fatto: la sua vita privata sarebbe stata scandagliata, la sua reputazione infangata, il tutto per mettere in discussione la sua storia, per distrarre l’attenzione dal fatto in sé e rivolgerlo alla persona oggetto di presunte molestie”.

Si scopre che la denuncia di Richetti è stata archiviata (senza opposizione da parte del senatore) e che la presunta vittima sarebbe stata assolta e prescritta. C’è però una frase interessante che l’avvocato di Richetti ha detto a Fanpage su quell’incontro tra il senatore e la donna: “Qualcosa è andato storto”, dice.

Fanpage sottolinea “la violenza inferta, via social e a mezzo stampa” alla donna. Calenda parla di “polpetta avvelenata”. Per ora ne escono male quasi tutti ma, al solito, pagano le donne che avranno ancora meno voglia di denunciare.

Leggi anche: Caso Richetti, chi è l’attrice che accusa il senatore di stalking: l’esponente di Azione si difende

L’articolo Il caso Richetti travolge il partito di Calenda sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

Calenda, il Napoleone dei Parioli. Riparte il Bestiario elettorale

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

C’è, tanto per cambiare, un nazista con Fratelli d’Italia, c’è Pillon che rovina la recita alla Meloni e c’è un nuovo indovinato soprannome per Calenda (“il Napoleone dei Parioli”). Eccoci al bestiario elettorale.

HEIL MELONI!
Calogero Pisano è segretario provinciale di Fratelli d’Italia ad Agrigento ma soprattutto candidato al collegio uninominale della Camera, con buone possibilità di essere eletto. Nei suoi social inneggia a Hitler (“un grande statista di 70 anni fa”), come un bambino sui muri del cesso scrive “W i camerati d’Italia” sul suo profilo Facebook e pubblica la foto di un balilla che urina sulla faccia di Renzi. Chissà se anche in questo caso Giorgia Meloni non riconosce la matrice. In serata è stato sospeso.

MA ‘STO PILLON?
Mentre la Meloni continua a impegnarsi per sembrare credibile in Europa e continua a ripetere di non voler toccare il diritto all’aborto. Peccato che ieri il senatore Pillon non sia riuscito a trattenere gli sfinteri e abbia dichiarato in sequenza: “Io parlo a titolo personale, ma la legge ungherese che obbliga le donne che vogliono abortire ad ascoltare il battito ricorda a tutti che si parla di un bambino”. Poi: “Nello stato ideale governato da Pillon la vita umana sarebbe tutelata in ogni momento. Anche durante la gravidanza”. Poi: “Due uomini non sono una famiglia”. Quindi?

RIECCO LA DE GIROLAMO
L’ex ministra Nunzia De Girolamo: “Sono contraria all’utero in affitto. Immagino a Scampia, dove le donne smettono di spacciare la droga e iniziano a spacciare l’utero”. Uno potrebbe pensare che per fortuna non è ricandidata. Poi viene in mente che tra poco le daranno un programma in Rai, poveri noi.

QUELL’INVERTITO DI FARAONE
Il renziano Faraone si scatena: “I ragazzi del sud dovrebbero citare #Conte per danni. Lo stereotipo del meridionale nullafacente, prima cavalcato dalla LegaNord, per prendere voti al nord, viene ora certificato dal M5S per i voti del sud. A noi tocca raccontare che il mezzogiorno è un’altra cosa”, scrive su Twitter. In pratica quello del partito che da mesi racconta che i percettori del Reddito di cittadinanza sono dei nullafacenti (e sono molti al sud) ora si propone come avvocato dei nullafacenti per difenderli dalla diceria che ha alimentato. Fenomeno.

SALVINI AVVISATO…
Dice Luca Zaia, presidente della Regione Vento: “O c’è l’autonomia o il prossimo governo non dura”. Chissà a Salvini come fischiano le orecchie.

CARLO BONAPARTE
Enrico Borghi (Pd) non le manda a dire a Calenda: “Il Napoleone dei Parioli ha la pretesa di decidere a casa degli altri. Dice lui chi deve fare il leader del Pd, chi deve fare il segretario della Lega. Peccato che #Draghi lo ha scaricato. E da Austerlitz rischia di trovarsi a Waterloo. Ps: e casa sua, chi comanda tra lui e #Renzi?». Difficile dargli torto.

LA SCUOLA DEI MIGLIORI
Inutile per i dirigenti scolastici chiedere ai dipartimenti di prevenzione di Asl e Arpa di effettuare le attività preliminari di monitoraggio, come prevedeva il decreto firmato dal premier il 26 luglio: mancano “specifiche risorse” e “una apposita programmazione”. l ministero della Salute aveva previsto e richiesto il potenziamento proprio dei dipartimenti di prevenzione: ma il ministero dell’Economia non l’ha autorizzato. Ala grande.

LE VITTIME DEL SUD
L’ex ministro leghista Roberto Castelli a La7: “Migliaia di padani muoiono ogni anno per garantire il reddito di cittadinanza, il Nord non ce la fa più”. Chi siano queste migliaia di padani non si sa. In compenso è una delle frasi più stupide di qualche secessionista. Ogni volta che parla un leghista muore qualche etto di intelligenza.

40-segue

L’articolo Calenda, il Napoleone dei Parioli. Riparte il Bestiario elettorale sembra essere il primo su LA NOTIZIA.