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Attacco al welfare e all’antimafia. Renzi ormai è pura destra

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“Italia Viva e Azione parlano ai moderati delusi dalla destra, che non vogliono votare per la fiamma, e a quella sinistra riformista che non vuole votare Di Maio. Perché chi vota Pd vota Di Maio. Il Pd si è grillinizzato, a questo punto fanno prima a votare 5 Stelle”. Lo ha detto Matteo Renzi, leader di Italia Viva, rispondendo ai giornalisti prima della sua iniziativa elettorale a Pontedera al Museo Piaggio.

Matteo Renzi ha detto che il terzo polo “sarà una operazione di successo” e punta a ‘spolpare’ dal Pd e da Salvini “la gente delusa”.

“Noi – ha detto ancora Renzi – stiamo prendendo questo mondo: il terzo polo sarà una operazione di successo e lo vedremo al termine dei tre passaggi che culminano nelle prossime elezioni dove puntiamo a fare come Macron, cioè a ‘spolpare’ dal Pd e da Salvini la gente delusa”.

Renzi finisce la campagna elettorale come l’ha cominciata: con molti nemici e con pochissimo onore. Non c’è nessun “per” credibile in tutto quello che ha ripetuto durante le ultime settimane, è tutto un “contro” come nella stagione d’oro del salvinismo dove creare il mostro era la via più facile (e poco etica) per raccogliere consenso. Renzi è contro il Partito democratico perché non è il partito che lui vorrebbe.

Ogni volta – da quando ha abbandonato un Pd quasi affondato con la credibilità all’interno del partito ai minimi storici – Renzi vorrebbe insegnare al Pd come fare il Pd. E ogni volta ne esce come l’amante tradita che non riesce a fare pace con la realtà. Poi ci sono i nemici giurati, quelli del Movimento 5 Stelle con Giuseppe Conte nel mirino. L’accusa di “minacce mafiose” a Conte che lo invitava a recarsi al Sud senza scorta per affrontare i poveri senza filtri (ma il riferimento alla “scorta” si poteva benissimo evitare per non mettere in mezzo l’incolumità fisica) è stato l’unico tema politico degli ultimi due giorni.

Renzi ha telefonato alla ministra Lamorgese per rafforza la sua scorta in vista dei comizi in Sicilia

Renzi che telefona alla ministra Lamorgese per chiedere più protezione, la ministra che inevitabilmente accoglie l’invito e rafforza le misure di sicurezza per il comizio di Renzi a Palermo e poi Renzi a Palermo che mostra i poliziotti impegnati (ad esaudire i suoi desideri) parlando di “spreco di denaro pubblico” è un’operazione – per niente sottile – di propaganda costruita su misura che farebbe impallidire anche il peggiore Salvini.

Il leader di Italia Viva si è rivolto con superficialità a Roberto Scarpinato, uno che la mafia l’ha combattuta in prima linea

Del resto che di “mafia” Renzi ne sappia veramente pochissimo si evince da come il tema sia praticamente inesistente nel programma del cosiddetto terzo polo che al massimo può ambire a essere il quarto e lei evince dalla superficialità con cui il leader di Italia Viva si rivolge a Roberto Scarpinato, uno che la mafia l’ha guardata negli occhi e combattuta in prima linea. La colpa di Scarpinato? Essere candidato al Senato per il Movimento 5 Stelle, ovviamente. Questo nel pensiero binario di Renzi basta per essere squalificante.

La strategia di Italia Viva è sempre la stessa: bastonare a sinistra

La strategia di Italia Viva è sempre la stessa: bastonare a sinistra. Insieme al Pd e al Movimento 5 Stelle tra le sue vittime preferite ci sono ovviamente anche Bonelli e Fratoianni, leader dei Verdi e di Sinistra Italiana, che hanno l’ardire di volersi occupare di disuguaglianze e ambiente mettendo in discussione gli equilibri che Renzi vorrebbe conservare. Perché nonostante si definisca un riformista Renzi incarna semplicemente quei cosiddetti liberali (che di liberale hanno pochissimo) che non sono nient’altro che conservatori senza il coraggio di ammetterlo.

Non è un caso che dopo avere irriso il segretario del Pd Enrico Letta per la scelta di utilizzare un bus elettrico per girare l’Italia in campagna elettorale (“è brutto” è stato l’unica considerazione politica di Carlo Calenda, per dire il livello) Renzi poi si vanti di spostarsi in aereo inquinando in un suo breve viaggio la metà di quello che un cittadino medio inquina in una anno.

“C’è chi va sul bus elettrico e si ferma, chi va in auto, aereo, treno, tutto qui”, spiega Renzi. Del resto la sua lotta al Reddito di cittadinanza (su cui non lo segue nemmeno Calenda e su cui perfino la destra rimane più moderata) è un segnale chiarissimo: Renzi non è nient’altro che un populista delle élite. Alla fine di tutti i suoi attacchi smodati Renzi ieri – per l’ennesima volta- getta la maschera e a chi gli chiede se si siederebbe al tavolo delle trattative risponde: “Domani mattina. Con il centrodestra, con il centrosinistra e perfino con quel discutibile personaggio di Conte”.

In fondo non è nulla di diverso dalla strategia “dei due forni” di andreottiana memoria. Perfino Draghi li ha smascherati dichiarandosi non disponibile ad altri governi. “Cos’altro doveva dire?”, ha spiegato Renzi. Quindi il programma elettorale di Renzi e Calenda è un’intenzione che nessuno ha verificato? Poi ci sono gli ultimi giorni: Renzi che cuoce a fuoco lento Calenda nello scandalo Richetti (non intervenendo), Renzi che fa capire ai suoi che l’alleanza con Azione potrebbe rompersi un secondo dopo le elezioni e Renzi che com’è nella sua natura insegue il potere per il potere. Solo per quello. Quella è la sua dimensione. Fino alla prossima giravolta per convenienza.

Leggi anche: Bagno di folla per Conte pure a Milano. A conti fatti nessuno ha spinto il nord come il M5S col Superbonus

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«Troppe contestazioni»

Dal palco di Caserta Giorgia Meloni ha puntato il dito contro la ministra dell’Interno: «È il sesto comizio che faccio e ci sono ancora contestatori che provocano – dice indicando un gruppo di persone con manifesti su dl Zan e cannabis – Chiamerò di nuovo il ministro dell’Interno Lamorgese, che evidentemente non sa fare il suo lavoro. Perché le altre volte si poteva parlare di incompetenza, ma ora penso sia una cosa fatta apposta. Si sta cercando l’incidente». Poco dopo su Facebook ha pubblicato un video proprio per denunciare la gestione della ministra e il rischio incidenti.

Particolare fondamentale: i “contestatori” di Giorgia Meloni sono semplici cittadini che alzano cartelli. Sembra una piccola cosa nel frastuono di questa campagna elettorale e invece è molto significativa: «troppe contestazioni» significa fondamentalmente non riconoscere il diritto di manifestare idee contrarie al presunto potere. Roba da regimi. Non è diverso da quel che pensa Matteo Salvini e da quel che Salvini faceva da ministro all’Interno, quando abitazioni private venivano perquisite per avere esposto striscioni che contestavano il leader della Lega, senza contenere né insulti né offese.

Quando Giorgia Meloni dice che «Lamorgese non sa fare il suo lavoro» sta implicitamente dicendo che il mestiere di un ministro all’Interno sia quello di evitare il dissenso. Non c’è altro da aggiungere. Non serve troppa fantasia per capire a cosa riporti il voler silenziare le idee piuttosto che sconfiggerle politicamente. Non si tratta di un lapsus, è questione di natura.

Buon martedì.

Nella foto da facebook manifesti satirici nei confronti della politica di Fratelli d’Italia

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Renzi vola (ma non in quel senso), Berlusconi è diventato comunista e Pontida è diventata nera più che verde

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Questa è l’ultima settimana prima del voto. Sarà una settimana intensa. Eccoci al nostro bestiario elettorale.

PONTIDA È NERA, PIÙ CHE VERDE
Facce lunghe durante la festa della Lega di Pontida che ha ben poco di festoso. Alcune voci raccolte dai giornalisti che c’erano: «Mi sta sulle palle vedere che Fratelli d’Italia ci doppia anche qui al Nord mentre dovrebbe essere il contrario», dice un militante. Un altro: «Oggi le cose non vanno bene, non si parla più di federalismo e autonomia». C’era anche uno striscione: “Il 98,1 per cento dei veneti vuole l’autonomia. Salvini: Ormai semo strachi, ragionaci sopra”. Ne resta poca di Nutella da mangiare a Matteo Salvini.

RENZI TI METTE LE ALI
Il profilo Twitter “Jet dei ricchi” (che stima l’impatto ambientale dei voli privati delle persone più ricche d’Italia) ha analizzato il volo del jet privato utilizzato da Matteo Renzi per recarsi, l’11 settembre, da Napoli a Lugano, in Svizzera, per la campagna elettorale delle politiche stimando le emissioni causate dal volo: circa 3,8 tonnellate di CO2, compresa lo spostamento “a vuoto” da Roma a Napoli per un costo di circa 12 mila euro. Tenendo conto che una persona emette circa 2,8 tonnellate di CO2 per tutti i suoi trasporti si può fare facilmente una proporzione. Scrive Jet dei ricchi: “Hey Matteo Renzi! Piccolo consiglio di stile. Durante un’emergenza climatica fare campagna elettorale in jet privato è un po’ démodé”. Non male per il nemico numero uno dei poveri. Piccolo particolare: i terzopopulisti sono quelli che deridono Letta perché si sposta con un bus elettrico.

FATE SCHIFO
Michele Lanzo, dirigente di IV Calabria, sulla morte durante l’alternanza del 18enne Giuliano De Seta: «Questo ragazzo ha scelto l’apprendistato, poteva starsene a casa e godersi il Rdc, invece voleva sentirsi utile nel mondo del lavoro. Onore a lui e alla sua famiglia». Non serve nemmeno commentare.

OGNI VOLTA CHE IACOBONI SCRIVE BRUCIA UNA LAUREA DI STORIA
Il “giornalista” de La Stampa Jacobo Iacoboni si fa prendere la mano e per demonizzare la Russia (in cui Putin sta facendo tutto per farsi disprezzare) scrive una storia a metà: “Il 17 settembre del 1939 l’Unione Sovietica invase la Polonia. La seconda guerra mondiale cominciò con un’alleanza nazi-sovietica tra Germania e Russia”. Si è dimenticato di raccontare il resto, con i Russi che liberavano Auschwitz. A questo punto poteva tirare fuori Ernst Nolte e dirci che Hitler ha fatto bene ad invadere l’URSS perché altrimenti i “comunisti” invadevano “l’occidente”. La differenza tra giornalismo e propaganda.

ITALIA SOVRANA E POPOLARE
La candidata Ivana Costa di Italia Sovrana e Popolare (partito turbo no vax) ha una malattia autoimmune ma ha commesso la terribile leggerezza di indossare la mascherina in un comizio per proteggersi. La sua foto è circolata tra gli elettori e lei è stata dileggiata da tutti. Si è ritirata. Che contrappasso.

BERLUSCONI COMUNISTA
Silvio Berlusconi: “Noi non vogliamo eliminare il reddito di cittadinanza, come dicono i nostri avversari. Vogliamo aumentarlo ed estenderlo a tutti i cittadini che sono nella povertà.” Ormai ha superato i centristi e il PD a sinistra. O forse sono quelli che ormai sono troppo a destra, chissà. Che confusione, comunque.

MINISTRO BIANCHI, BOCCIATO
Il ministro all’Istruzione Bianchi trionfante ha dichiarato: “per la prima volta tutti i docenti sono in classe”. Solo a Milano manca duemila professori. Altro che a”Agenda Draghi”, qui non si trova manco il diario.

IL BLOCCO NAVALE DI CALENDA
Dice Calenda: «sull’immigrazione siamo per il blocco delle rotte di immigrazione illegale, che generano più morti e detenuti nei lager libici, e per il rafforzamento degli Sprar». Calenda non sa che non esistono rotte “legali” e soprattutto propone come soluzione una roba tanto stupirà che perfino Giorgia Meloni se l’è cacciata in gola. Posizione da destra populista, appunto.

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Manuale di come non gestire una crisi

La vicenda delle presunte molestie del senatore di Azione Matteo Richetti si risolverà molto prima del previsto. Nelle ultime ore è uscito il nome della donna, si sa che l’indagine (iniziata con una denuncia di Richetti per stalking) è vicina alla fine e la testata giornalistica Fanpage (che scrive di avere altre testimonianze) dovrà difendersi da una querela mostrando quindi tutti gli elementi in suo possesso. Calenda esulta perché la donna in questione era già stata denunciata, si è dimenticato di dirci che per la denuncia di Richetti è stata chiesta l’archiviazione. Ma non scrivo di questo.

Una notizia del genere, a pochi giorni dalle elezioni, è ciò che viene definito “crisi”. Dover gestire una crisi accade ai partiti, alle aziende e alle persone, ogni giorno in tutto il mondo. Nella gestione della crisi spesso accade che per l’urgenza e per l’emergenza si possano cogliere anche i lati spesso dissimulati. La gestione della crisi da parte di Carlo Calenda è stata disastrosa, comunque vada a finire.

Negli ultimi giorni Carlo Calenda è intervenuto inizialmente chiedendo garantismo per il suo senatore. Richiesta legittima (finanche costituzionale) se non fosse che lo stesso Calenda ha nel frattempo condannato la presunta vittima, definita “mitomane” e “stalker” con una condanna passata subito in giudicato nel tribunale degli account social del leader del sedicente terzo polo che al massimo può aspirare a essere il quarto. Non è tutto: è Calenda ad avere fatto il nome di Richetti. «Dall’inchiesta di Fanpage era facile risalire all’identità del senatore», dice Calenda. Poi è avvenuto tutto il resto: colpevolizzazione della presunta vittima senza nessun processo e accusa di non avere mai presentato denuncia (senza tenere conto che l’85% delle donne vittime di molestie non denunciano). Calenda ha anche dimostrato di saper declinare al femminile, quando vuole. Gli uomini innocenti fino a prova contraria, le donne bugiarde fino a prova contraria. Ci vuole parecchia insipienza per riproporre uno schema del genere.

La gestione di questa crisi poteva raccontarci molto di come il leader di Azione (e del cosiddetto terzo polo) poteva porsi di fronte a un tema troppo ampio e troppo complesso per essere ridotto alla difesa di un suo singolo senatore (in un fatto tutto da accertare): Calenda invece ha fatto il maschio, puro, nella sua accezione peggiore. E non si tratta solo di questo: la compulsività di Calenda cha non perde mai occasione di dire qualcosa anche quando si richiede cautela dimostra che il suo partito non ha nessun filtro e nessuna struttura in un momento emergenziale. Si dimostra, ancora una volta, che Matteo Renzi ha potuto cucinarlo a fuoco lento stando in disparte. Incredibile poi che le donne del partito che si sono ritrovate a gestire una questione del genere siano Gelmini e Carfagna, le stesse che dopo avere giustificato le cene eleganti di Berlusconi e Ruby nipote di Mubarak ora dovrebbero certificare la “serietà del maschio compagno di partito”. Sì, come no.

Dice Calenda che si tratta di una polpetta avvelenata confezionata da Fanpage. Anche questo avremo il tempo di scoprirlo. Di certo ha sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare.

Buon lunedì.

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Sotto con i negazionisti climatici. Bestiario elettorale a catinelle

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È sabato, l’ultimo appuntamento della settimana per il consueto bestiario elettorale.

L’ALLUVIONE DEL DISAGIO
Oltre alle vittime e ai danni l’alluvione nelle Marche ha portato con sé anche i negazionisti. In prima fila il senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan (nella foto) che scrive: “Pioggia abbondante oggi e nei prossimi giorni nella mia valle alpina. Normale, specie dopo un periodo di siccità. Ma come la mettiamo con i gretini secondo i quali la siccità era ‘l’ulteriore prova dei catastrofici cambiamenti climatici?’…”. Non sapere la differenza tra meteo e clima è da vero cretino, con la “c”.

A CALENZI SARÀ VENUTO UN COLPO
Conferenza stampa di Mario Draghi. Giornalista: “Sarebbe disponibile a un secondo mandato a PalazzoChigi?”. Draghi, secco: “No”. In un attimo è evaporato il 99% della propaganda di Renzi e Calenda.

ANCORA FUFFA SUL REFERENDUM
Marta Ottaviani scrive su Quotidiano Nazionale che “il referendum costituzionale del 2016 (che vide vincere il no) fu molto probabilmente influenzato dal Cremlino. Decisiva la propaganda sul web e sui social contro il sì”.

Un referendum conclusosi con una vittoria del no al 60% e un’affluenza altissima. Qualcuno prova a chiederle di spiegare quel “molto probabilmente” ma lei non risponde. Indovinate chi si è inventato questa panzana Ovvio, Matteo Renzi: non si è ritirato dalla politica perché sapeva già di dover sconfiggere Putin. Che imbarazzo.

ORBAN? COLPA DEI COMUNISTI
Inarrivabile Giorgia Meloni: “L’Ungheria è un sistema democratico: Orbán ha vinto le elezioni, più volte anche con ampio margine. I modelli dell’est sono diversi dal nostro perché fino agli anni ‘90 li abbiamo abbandonati sotto il giogo sovietico, ora dovremmo dargli una mano”. Insomma, Orbán è un dittatore per colpa dei comunisti. Fenomenale.

BARATRO BERLUSCONI
Nel pomeriggio di ieri esce un’agenzia: “Elezioni: Berlusconi alle donne, io più bello di Letta e sempre a caccia vostro amore”. Riesce ogni giorno a fare di peggio.

LA RUSSA MA NON DORME
Ignazio La Russa ancora una volta mostra il suo enorme spessore politico scagliandosi contro chi? Contro Chiara Ferragni, colpevole di avere invitato i suoi follower ad andare a votare. “La sfido a tre mesi di silenzio social se perdono quelli che lei sponsorizza. Accetta la scommessa o sa che perderebbe una montagna di soldi guadagnati senza merito?”, dice La Russa, che di montagne di soldi ne ha guadagnati inventandosi ogni giorno una poracciata del genere per far parlare di sé.

BRUTTO CLIMA PER LETTA
Dice il segretario del Pd Enrico Letta: Questa campagna elettorale è iniziata con il ghiaccio della Marmolada, continua con il caldo, la siccità, i roghi e oggi il disastro nella provincia di Ancora. Dobbiamo tutti fermarci e cambiare completamente le nostre abitudini e le nostre strategie”. No, Letta, il punto non è che “dovete fermarvi” ma che non dovevate stare fermi. Basta una parola: Cingolani.

MIGLIORI PER TUTTE LE STAGIONI
Draghi ieri in conferenza stampa: “Sono orgoglioso: abbiamo avuto ministri straordinari, tutti loro li vedrei bene in qualunque altro governo perché hanno lavorato bene e lavorerebbero bene”. Siparietto interessante: i ministri Franco e Cingolani con un po’ di imbarazzo si sono allontanati dalla sala. A Franco il collega Cingolani ha iniziato a fare gesti con la mano come a dire “andiamo via”. Eh, già!

TANTO RUMORE PER?
Draghi: “L’intelligence Usa ha confermato di non disporre di alcuna evidenza di finanziamenti occulti russi a candidati o partiti che competono nell’attuale tornata elettorale”. Notizie che non lo erano, quindi?

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Il cordoglio per le Marche non basta: l’ambiente alla politica non interessa

Eppure sarebbe bastato accorgersi di ciò che sta è accaduto in Pakistan, dove 1.500 persone sono morte, migliaia sono gli sfollati, 83 mila capi di bestiame sono affogati nell’alluvione. Un pakistano su sette è stato colpito direttamente. «Quando tutto questo sarà finito, potremmo avere un terzo del Pakistan sott’acqua. Dopodiché si tratterà di ricostruire. Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile e di consigli tecnici su come affrontare la situazione. Abbiamo bisogno di una migliore pianificazione, sostenibilità e resilienza climatica», ha spiegato la ministra per il Cambiamento climatico Sherry Rehman all’emittente turca TRT il 27 agosto scorso. Solo che qui non ne ha parlato quasi nessuno. Tra luglio e agosto, il Paese è stato colpito dalle piogge più copiose registrate dagli Anni 60 a oggi. In poco più di un mese, sulla provincia del Balochistan è caduto il 305 per cento dell’acqua che cade di solito in un anno intero. Valori evidentemente anormali. La ministra Rehman ha parlato di «distopia climatica»: «Il Pakistan non ha mai visto un ciclo ininterrotto di monsoni come questo», ha spiegato. «Otto settimane di piogge torrenziali ininterrotte hanno lasciato vaste aree del Paese sotto l’acqua. Questa non è una stagione dei monsoni normale, questo è un diluvio sotto tutti gli aspetti, che ha avuto un impatto su oltre 33 milioni di persone».

Il cordoglio per le Marche non basta: l'ambiente alla politica non interessa
L’alluvione in Pakistan (Getty Images).

Il peso del climate change antropico

Il World Weather Attribution (un tema di scienziati che si occupa di vagliare il ruolo del cambiamento climatico antropico) scrive che «gli impatti devastanti sono stati anche guidati dalla vicinanza degli insediamenti umani, delle infrastrutture (case, edifici, ponti) e dei terreni agricoli alle pianure alluvionali, dalle infrastrutture inadeguate, dalla limitata capacità di riduzione del rischio ex ante, da un sistema di gestione fluviale obsoleto, dalle vulnerabilità di base guidate da alti tassi di povertà e fattori socioeconomici». Secondo i calcoli del World Weather Attribution, l’intensità anormale del monsone dipende, per il 50 per cento, dal climate change antropico, pur sottolineando che si tratta di stime con un margine di errore abbastanza ampio. Scrive Weather Attribution: «Guardando al futuro, con un clima di 2 °C più caldo rispetto ai tempi preindustriali, i modelli suggeriscono che l’intensità delle precipitazioni aumenterà significativamente ulteriormente, per l’evento di cinque giorni, mentre l’incertezza rimane molto grande per le precipitazioni monsoniche di 60 giorni».

Il cordoglio per le Marche non basta: l'ambiente alla politica non interessa
Karachi, il 25 luglio 2022. (Getty Images).

Il riscaldamento terrestre può essere controllato se si agisce velocemente

Il messaggio dell’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) del resto è chiaro ed esplicito. Il riscaldamento può essere controllato, e quindi i danni legati al riscaldamento climatico limitati, se si agisce velocemente a ridurre le emissioni. Abbiamo le tecnologie per farlo. Nel rapporto si segnala che il livello della concentrazione dell’anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera a marzo del 2022 ha raggiunto il livello di 418 ppm (parti per milione), come possiamo osservare, ad esempio, dalle tendenze misurate dall’osservatorio NOAA di Mauna Loa, nelle Hawaii. Le ricostruzioni delle caratteristiche dell’atmosfera del passato basate su carotaggi di ghiacci della Groenlandia e dell’Antartico e su analisi dei sedimenti mostrano che occorre andare a 2,5 milioni di anni fa per trovare valori di concentrazione di CO2 così alti, al di sopra di 400 ppm. Se consideriamo gli ultimi 800 mila anni, prima del 1900 la concentrazione di CO2 è oscillata tra 180 e 300 ppm, per poi iniziare a salire verso gli attuali 418 ppm. Salgono ancora più velocemente della CO2 gli altri gas serra: il metano (CH4) ha superato 1,900 ppb (parti per miliardo) e l’ossido di diazoto (N2O) ha superato 335 ppb. L’impatto più evidente della continua crescita delle emissioni di gas serra legate alle attività umane è il continuo aumento della temperatura media globale della superficie della Terra, che oggi è circa 1,2 gradi centigradi al di sopra della media del periodo pre-industriale (tra il 1850 ed il 1900). A questo aumento medio globale corrispondono valori di riscaldamento più alti in alcune zone del Pianeta, tra cui i poli e la regione Mediterranea: per esempio, la temperatura media dell’Europa, incluso l’Italia, è circa 2,5 gradi più alta che nel periodo pre-industriale. Questo vuol dire che un ulteriore riscaldamento medio globale di 1 grado potrebbe tradursi, per la regione Mediterranea, in un ulteriore riscaldamento di almeno 3 gradi.

Marche, Draghi annuncia: «5 milioni per le prime necessità». Il presidente del Consiglio esprime il cordoglio del governo per le vittime
Macerie e auto distrutte in provincia di Ancona (Getty Images).

I politici si concentrano su bollette e prezzo del gas snobbando l’ambiente

Sarebbe bastato guardare il Pakistan per capire cosa sta accadendo anche nel nostro Paese, nelle Marche flagellate dall’alluvione. Troppo facile il cordoglio, troppo comodo. Uno studio che Greenpeace Italia ha commissionato all’Osservatorio di Pavia dal 21 agosto al 4 settembre ha monitorato 105 telegiornali (trasmessi in fascia prime time da Rai, Mediaset, La7), 25 puntate di talk show, 14 profili Facebook di altrettanti leader politici: i capi delle coalizioni maggiori, Enrico Letta e Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Nicola Fratoianni, Emma Bonino e Silvio Berlusconi. Ebbene il risultato è (quasi) sempre lo stesso, indipendentemente dal partito e dal format comunicativo utilizzato. L’analisi dell’Osservatorio dice che solo l’11,9 per cento delle dichiarazioni rilasciate dai leader ai principali Tg hanno a che fare con l’ambiente. E se si scende nel dettaglio, si nota che di questo 11,9 per cento appena il 6 per cento riguarda il clima e il taglio delle emissioni, mentre oltre il 92 per cento si concentra sulle politiche energetiche, le bollette, la corsa del prezzo del gas. In compenso, come accaduto per la pandemia, i complottisti e negazionisti sono già organizzatissimi.

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Carta… straccia della Costituzione. Bestiario elettorale senza freni

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Politici che si amano come piccioncini, Monti che provoca malori, Bonino che non le manda a dire a Letta e Salvini che dà lezioni di stile. Eccoci al nostro bestiario elettorale.

IL SOLITO MATTEO
Matteo Renzi: “Se la Meloni propone un tavolo per le riforme costituzionali ci sto, caspita se ci sto”. Tradotto: se vi servono i numeri per sfasciare la Costituzione lui è sempre a disposizione.

FORTE ‘STA PADANIA
Esattamente 26 anni fa (ieri) Umberto Bossi proclamava l’indipendenza della Padania da “Roma ladrona”. Disse che si trattava di una gesto solo simbolico in attesa di concretizzarlo una volta arrivato al governo. Da quel momento la Lega è stata diverse volte al governo, con Berlusconi, con Conte e perfino nel governo dei migliori.

La Padania è diventata un argomento mitologico, come Babbo Natale e Superman. Uno potrebbe pensare: un partito che 26 anni fa prometteva una cosa su tutte e non è riuscito minimamente a realizzarla sarà stato giustamente scacciato dalla scena politica… E invece.

IL POLO DEI PICCIONCINI
Renzi ospite a L’aria che tira su La7 dice: “Io e Calenda siamo due piccioncini, quando c’è l’amore c’è tutto. Noi attacchiamo la Meloni, quello che sta facendo la campagna elettorale per la Meloni è Letta, sta lavorando a tempo pieno per lei”. Sarà, ma Renzi proprio non riesce a togliersi dalla testa la sua ossessione per l’ex.

EMMA NON STA… BONINO
Emma Bonino: “Il Pd nuovo partito radicale? Magari. Il Pd non ha mai avuto grande attenzione ai diritti civili, che io ritengo siano diritti sociali. Chi aveva problemi di aborto clandestino, se aveva i soldi andava a Londra, se non li aveva andava dalle mammane. Questo vale per l’eutanasia, la fecondazione assistita. Siamo riusciti ad attivarlo, ma il Pd continua ad avere posizioni sempre molto prudenti per non dire di peggio”. Che bella aria da quelle parti.

A LEZIONI DI STILE DA SALVINI
Dice Salvini: “Di Maio oggi mi attacca, ieri svolazzava in pizzeria come l’ape Maia, siamo un Paese bizzarro. Si può votare anche un ministro che vola in pizzeria, ma se preferite che al ministero degli esteri ci vada un ambasciatore e al ministero della salute non Speranza ma un medico, allora votate Lega”. Il problema è che al ministero degli interni vorrebbe andarci un deejay un po’ brillo in spiaggia.

LE SICUREZZE DI LETTA
Da 1 a 10 quanto si stente sicuro di rimanere segretario del Pd dopo le elezioni? «Venti». Così Enrico Letta risponde a Forrest su Rai Radio 1. «Adesso siamo tutti concentrati sul 25 settembre». E e chi gli fa notare che il dibattito sul “dopo Letta” è già partito, replica: «Non mi fa alcun effetto, zero». Sì, venti, ma di guerra.

POVERI NOI
Sorpresa. Mentre in Italia il reddito di cittadinanza è sul banco degli imputati e le destre in campagna elettorale promettono di smantellarlo, la Germania ha deciso di rafforzare e potenziare il suo sistema di aiuti ai più poveri. Il reddito minimo garantito ai tedeschi tramite l’Arbeitslosengeld II (Hartz-IV) e il Sozialgeld a partirà dal primo gennaio 2023 sarà sostituito dal “Bürgergeld“, il reddito di cittadinanza. Ieri intanto anche Mara Carfagna, del cosiddetto terzo polo che bene che vada sarà il quarto, dice che “il reddito di cittadinanza non va abolito ma solo riformato”. Ma ve lo ricordate il referendum promesso per la cancellazione del reddito di cittadinanza Che saltimbanchi.

LO DICE PERFINO MONTI
Ieri Mario Monti (quel Mario Monti) in collegamento con Myrta Merlino ha detto che “è stato il governo Conte 2 a portare in Italia i soldi dell’Europa, più di tutti i governi precedenti”. Malori in studio e nelle redazioni.

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FdI in Lombardia torna a mettere il veto su Fontana

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Ignazio La Russa, candidato capolista di Fratelli d’Italia in Lombardia, trova anche il tempo di occuparsi delle prossime elezioni regionali e con un’intervista al Corriere infiamma i rapporti già tesi tra FdI e Lega.

Ignazio La Russa rilancia la candidatura di Letizia Moratti alla guida della Regione Lombardia. La Lega ribadisce che il candidato resta Fontana

Per La Russa sarebbe solo “un contentino” l’idea di Matteo Salvini di spostare un ministero a Milano ma soprattutto il senatore meloniano rilancia la candidatura di Letizia Moratti alla guida della Regione.

La Russa ha ricordato che la regola del candidato uscente non è stata rispettata in Sicilia con Musumeci ma soprattutto ha aggiunto: “Attilio Fontana allora è un’ottima persona, ma se una personalità come Letizia Moratti dice di volersi presentare noi non possiamo fare spallucce. Le dobbiamo una risposta”.

Per il capogruppo del M5S al Pirellone Nicola Di Marco “la tanto sbandierata unità del centrodestra si sbriciola ora dopo ora”: “due giorni fa – dice Di Marco – Fontana ha lanciato l’ennesimo triste appello-autocandidatura, oggi FdI rende noto di dovere una risposta a Letizia Moratti. L’implosione del centrodestra in Lombardia è palese”.

Dello stesso parere anche il capogruppo del Pd Fabio Pizzul: “Che FdI stia seriamente pensando di fare le scarpe alla Lega e a Fontana in Lombardia era un segreto di Pulcinella, tuttavia le parole di La Russa ne sono il primo segnale pubblico. Il centrodestra in Regione è diviso e la riconferma di Fontana è sempre più in bilico, come lo è il regno della Lega nella sua Regione simbolo”. Se questo è solo l’inizio il clima elettorale nella maggioranza di Regione Lombardia si prospetta caldissimo.

“Squadra che vince non si cambia, il candidato del centrodestra in Regione Lombardia sostenuto da tutti i partiti è e sarà Attilio Fontana. Auguriamo alla sinistra di trovare un candidato altrettanto valido” hanno ribadito oggi fonti della Lega.

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Fuga dalla sanità lombarda. Radiologi in prestito a Chiavenna

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A proposito della fulgida sanità lombarda, pietra miliare della narrazione dell’eccellenza lombarda: a Chiavenna, in provincia di Sondrio, sono finiti i radiologi e l’ospedale vicino al confine con la Svizzera è costretto a firmare un accordo con Palermo.

A Chiavenna sono finiti i radiologi e l’ospedale vicino al confine con la Svizzera è costretto a firmare un accordo con Palermo

Solo così i cittadini potranno accedere a ecografie, Tac, con o senza mezzi di contrasto, interne e ambulatoriali, e i relativi referti. L’azienda sanitaria valtellinese ha chiesto aiuto all’Azienda Ospedaliera “Civico Di Cristina Benfratelli” di Palermo che mette a disposizione i propri radiologi dalle ore 8 alle ore 20, da lunedì a venerdì.

Asst Valtellina scrive in una nota che i cittadini possono contare su un maggior numero di slot disponibili per la prenotazione di esami, comprese le sedute di contrastografiche che, nelle scorse settimane, erano state rimodulate a seguito della riorganizzazione dell’attività dell’Unità organizzativa di Radiologia, presente sui quattro presidi di Sondrio, Sondalo, Chiavenna e Morbegno: “Fino alla settimana scorsa, infatti, erano i medici radiologi dell’Ospedale di Sondrio, a turno, a garantire una presenza a Chiavenna, peraltro solo fino alle ore 16: una situazione difficile da mantenere con l’organico attuale che, in assenza di una soluzione, avrebbe causato una riduzione dell’attività. La convenzione solleva dall’impegno a Chiavenna i radiologi dell’Azienda”, scrivono.

La cronica carenza di medici radiologi aveva costretto l’azienda sanitaria a bandire diversi concorsi, tutti andati a vuoto. azienda palermitana assicura l’attività mediante il proprio personale medico con turni di guardia di 12 ore che consentono di garantire le prestazioni agli utenti, ai pazienti del Pronto soccorso e a quelli ricoverati.

Secondo quanto previsto dalla convenzione, “l’azienda palermitana garantirà la presenza di medici specializzati in Radiodiagnostica con un’esperienza nella gestione degli esami nella disciplina, in particolare nella gestione e refertazione di indagini Rx Convenzionale, ecografie e Tac con e senza mezzo di contrasto. Il medico radiologo, inoltre, si occuperà dei referti dell’Ospedale di Comunità di Morbegno a distanza”.

Quello che non dicono – per evidente convenienza politica – è che senza l’aiuto dell’ospedale palermitano in Lombardia un intero reparto avrebbe dovuto chiudere per mancanza di personale. Costi dell’operazione? Ognuna delle 12 ore in cui presteranno servizio verrà pagata 120 euro, ovvero il doppio del normale. In sostanza, un turno vale 1.440 euro a cui vanno sommati vitto e alloggio. A fine settimana, il radiologo tornerà a Palermo con un incasso netto di 7.200 euro (di cui il 26% va all’azienda sanitaria palermitana). Tommaso Saporito, ha dichiarato che “come Azienda siamo sempre alla ricerca di nuovi medici radiologi da inserire in organico, così come di altri specialisti, e continuamente lanciamo bandi di concorso per reclutare medici di diverse specialità”.

I giovani però preferiscono la sanità privata che offre stipendi migliori. Il piano di smantellamento della sanità pubblica intanto procede a gonfie vele. Il paradosso si completa con la situazione della sanità siciliana che non trova radiologi (anche se li presta), anestesisti e medici di Pronto soccorso.

La Regione Sicilia è stata costretta a cercare professionisti anche al di fuori dei confini nazionali, facendo insorgere l’Ordine dei medici. L’Asp di Caltanissetta per evitare la chiusura dell’ospedale Longo di Mussomeli si è rivolta ai camici bianchi in Argentina. Il Nord pesca al Sud offrendo stipendi doppi e il Sud ripiega sull’Argentina: una fotografia perfetta dello stato del servizio sanitario nazionale.

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Benvenuta catastrofe

I cambiamenti climatici sono qui. La pioggia di sei mesi in un pomeriggio, un sistema temporalesco nato ad ovest della Sardegna che ha attraversato il Tirreno prendendo energia sul mare caldissimo: come risultato ecco i nubifragi torrenziali sul crinale appenninico centrale e le piene drammatiche verso le Marche. Lo scrive Il Meteo.it: «Sono i cambiamenti climatici in atto, con l’eredità della caldissima estate 2022 che, a causa del mare caldo, lascia una possibilità di nubifragi intensi per almeno un altro mese. L’estate 2022 finirà ufficialmente domani con l’arrivo di venti fortissimi, maltempo e un crollo termico diffuso. Ma come visto ieri il rischio nubifragi estivi, a causa del calore accumulato, ci accompagnerà ancora per settimane».

Per ora siamo a 10 persone decedute e 4 dispersi, secondo i Vigli del fuoco che hanno lavorato tutta la notte per salvare centinaia di persone che si sono rifugiate sui tetti per scampare all’acqua. Acqua dappertutto. Acqua e fango cancellano le strade, travolgono cose e persone.

Ora la politica si spremerà in cordoglio e promesse. Eppure ciò che accade nel Marche accade già da tempo nel mondo. Il Pakistan ha un terzo del Paese sommerso dall’acqua, lì le vittime sono più di un migliaio. La catastrofe è già qua mentre la politica fischietta l’ambientalismo per qualche secondo durante i dibattiti, come se fosse un vezzo da mostrare per qualche secondo. L’unico vero conflitto globale è quel cambiamento climatico che alcuni politici, alcuni (per niente autorevoli) scienziati e alcuni pessimi giornali continuano a negare.

Negare la realtà non evita che accada: dovrebbe essere un concetto imparato da piccoli. Negare il cambiamento climatico è criminale al pari del negare una pandemia. Eppure quelli che negano da noi sono venerati come “competenti”. Alla fine, quindi, è anche colpa nostra.

Buon venerdì.

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