Vai al contenuto

Come le teorie complottiste di QAnon stanno infettando pure il dibattito sul clima – Lettera43

Un’inchiesta denuncia la propaganda su Telegram degli estremisti di destra Usa, che è arrivata anche in Europa. Prima la pandemia e i vaccini, ora il negazionismo sul riscaldamento globale: lo schema è sempre lo stesso. Cioè sfruttare le teorie cospirazioniste sulla presunta privazione delle libertà personali.

Come le teorie complottiste di QAnon stanno infettando pure il dibattito sul clima

Le teorie del complotto di QAnon stanno gettando ombre inquietanti sul dibattito attorno al clima in Europa. È quanto emerge da una vasta indagine condotta da Lighthouse Reports, che ha analizzato oltre 100 milioni di post su canali Telegram legati al movimento cospirazionista nato negli Stati Uniti. Il risultato è un’allarmante fotografia di come le narrative negazioniste sul cambiamento climatico stiano guadagnando terreno nel Vecchio Continente, cavalcando l’onda lunga della paura.

Sfruttano reti di influencer e siti di “notizie alternative”

L’inchiesta di Lighthouse Reports svela quella che viene definita la “ricetta della viralità“, un mix di ingredienti che permette a queste teorie di diffondersi rapidamente e di attecchire nell’immaginario collettivo. Il primo elemento è il timing: approfittando del calo di interesse per le teorie legate al Covid e alla guerra in Ucraina, i canali QAnon hanno iniziato a focalizzarsi sul negazionismo climatico. Il secondo ingrediente sono le reti di influencer e siti di “notizie alternative” che amplificano questi messaggi. Infine, c’è l’uso strategico di un vocabolario condiviso che collega le nuove teorie a quelle già radicate nel mondo QAnon.

Come le teorie complottiste di QAnon stanno infettando pure il dibattito sul clima
Un supporter di Trump con la maglietta di QAnon (Getty).

Le solite teorie sulla limitazione delle libertà dei cittadini

Per capire come funziona questo meccanismo, basta guardare a quanto accaduto a Oxford nel febbraio 2023. Come riportato da un’inchiesta di EUobserver firmata da Riccardo Coluccini, Justin Casimir Braun, Eva Constantaras e Nikolaj Nielsen, quella che doveva essere una semplice protesta contro misure di riduzione del traffico si è trasformata in un crogiolo di teorie cospirazioniste. «La protesta ha seguito proposte modellate sulla “città di 15 minuti“, un concetto introdotto nel 2016 dall’urbanista franco-colombiano Carlos Moreno», scrivono i giornalisti di EUobserver. Ma quello che era nato come un progetto per migliorare la vivibilità urbana è stato distorto e presentato come parte di un piano globale per limitare le libertà dei cittadini.

Complottismo che si basa sulla sfiducia e sulla paura

Il livestream della protesta, registrato dall’organizzazione anti-vax Children’s Health Defense (Chd), è diventato virale sui canali Telegram QAnon, con oltre 23 mila condivisioni e quasi 560 mila visualizzazioni nei mesi successivi. Un esperimento perfettamente riuscito. L’indagine di Lighthouse Reports ci dice come le teorie sul clima sfruttino abilmente le paure già radicate nella narrativa QAnon. Il senso di coercizione e di perdita delle libertà personali, emerso durante la pandemia, viene ora applicato alle politiche climatiche. Come spiega Renée DiResta, esperta di disinformazione citata nell’inchiesta di EUobserver, «le teorie del complotto spesso si basano sulla sfiducia e sulla paura e su un insieme sottostante di circostanze nel mondo offline».

Come le teorie complottiste di QAnon stanno infettando pure il dibattito sul clima
Proteste contro le restrizioni per il coronavirus in Germania, ai tempi dei primi lockdown (Getty).

Contenuti che mescolano teorie anti-vaccino, timori sul 5G e narrazioni sul clima

Il linguaggio gioca un ruolo cruciale in questo processo. L’analisi di Lighthouse Reports rivela che termini legati al Covid vengono spesso utilizzati per introdurre teorie sul clima, creando un ponte concettuale tra diverse narrazioni cospirazioniste. Questo permette di collegare eventi locali a presunte cospirazioni globali, rendendo le teorie attraenti per un pubblico internazionale. Un attore chiave in questa strategia di disinformazione è rappresentato dai cosiddetti “media alternativi”. Lighthouse Reports punta i riflettori su organizzazioni come la già citata Children’s Health Defense, fondata dal noto attivista anti-vax Robert F. Kennedy Jr. Il notiziario online di Chd, Defender, è diventato un hub per la diffusione di contenuti che mescolano teorie anti-vaccino, timori sul 5G e narrazioni negazioniste sul clima.

Come le teorie complottiste di QAnon stanno infettando pure il dibattito sul clima
Robert F. Kennedy Jr (Getty).

La disinformazione si infila anche nell’europarlamento

Secondo l’analisi di Lighthouse, i post sulla cospirazione climatica contenenti link al Defender sono stati ricondivisi quasi 1.700 volte sui canali Telegram monitorati. Un dato che evidenzia il ruolo cruciale di queste piattaforme nel diffondere disinformazione. Ma l’impatto di queste teorie non si limita al mondo online. Su EUobserver si racconta come queste narrazioni stiano influenzando il dibattito politico al più alto livello. Eurodeputati di estrema destra come la tedesca Christine Anderson (AfD) e il romeno Cristian Terhes hanno ripreso pubblicamente argomenti tipici delle narrative cospirazioniste sul clima.

Lo spauracchio delle presunte restrizioni permanenti

«I cittadini dell’Europa e del mondo ti stanno guardando: la nostra libertà e sicurezza sono nelle tue mani. Non deluderci!», recitava una lettera inviata da Chd ai deputati europei nel settembre 2021, mettendo in guardia contro presunte restrizioni permanenti legate alle politiche climatiche. Lighthouse Reports sottolinea come si stia creando un pericoloso circolo vizioso. Rappresentanti eletti o giornalisti mainstream, riprendendo queste teorie, finiscono per conferire loro una patina di legittimità. Questo processo di “mainstreaming” amplifica ulteriormente la portata e l’impatto di queste narrazioni.

Nel mirino le politiche ambiziose del Green Deal

Un esempio eclatante è quello di Claus Strunz, all’epoca caporedattore del tabloid tedesco Bild. In un’intervista televisiva dell’agosto 2022, Strunz ha criticato le politiche di risparmio energetico del ministro tedesco per il clima, Robert Habeck, affermando: «Abbiamo sperimentato con il Covid ciò che stiamo vedendo con il clima ora». Il video dell’intervista è diventato virale, accumulando oltre 660 mila visualizzazioni su YouTube e venendo ampiamente condiviso sui canali QAnon. C’è poi un altro allarme: l’utilizzo di un vocabolario condiviso sta producendo una convergenza tra gruppi cospirazionisti precedentemente concentrati su temi diversi. Questo crea un terreno fertile per la diffusione di teorie negazioniste sul clima, proprio mentre l’Europa cerca di attuare politiche ambiziose (ma che ora andranno ritoccate) come il Green Deal.

Come le teorie complottiste di QAnon stanno infettando pure il dibattito sul clima
Effetti del riscaldamento globale in Groenlandia (Getty).

La bufala delle élite globali che vorrebbero costringerci a mangiare insetti

Le recenti proteste degli agricoltori in varie capitali europee mostrano come queste narrazioni stiano già influenzando il dibattito pubblico. Uno striscione visto durante una manifestazione a Varsavia recitava: “Lascia che Bruxelles mangi i vermi, preferiamo le costolette di maiale e le patate”, riprendendo una vecchia teoria del complotto secondo cui le élite globali vorrebbero costringere le persone a mangiare insetti. Per sapere anticipatamente dove si muoverà la retorica dei sovranisti europei contro il Green Deal e contro le politiche ambientaliste ancora una volta basta guardare verso gli Usa, dove il cospirazionismo è già nel futuro. E la possibile elezione di Donald Trump potrebbe essere il fondamentale acceleratore.

L’articolo proviene da Lettera43 qui https://www.lettera43.it/qanon-riscaldamento-globale-complottismo-clima-negazionisti/

Il Bestiario della settimana – Borghi Nostradamus, Ceccardi Miss Toscana e Vannacci decima…to

Novello Nostradamus

Era l’11 luglio e il parlamentare leghista Claudio Borghi si sgolava per dirci che il veto di Marine Le Pen sul generale Roberto Vannacci vicepresidente nel gruppo Patrioti europei era un’invenzione dei giornalisti. Scriveva Borghi: “La questione Le Pen Vannacci è di evidenza solare ed è costruita nel solito modo: Si prendono enne giornalisti di sinistra, li si fanno correre incontro a uno del RN. Tutti insieme piantano i microfoni addosso a Tizio e gli dicono: “Sa che Vannacci è un razzista Un omofobo? Lei è d’accordo con le sue frasi razziste?”. Il poveretto non sa nulla ma se dice “sì” sa che il titolo di giornale sarà “Tizio: sono razzista!” Shock a Bruxelles”. Quindi per levarseli di torno farfuglia cose ovvie del tipo: “Io sono contro il razzismo, non sono d’accordo con chi usa frasi razziste”. Basta è fatta. Titolo: “Il RN contro Vannacci, è un razzista non siamo d’accordo con lui”. Il 18 luglio Vannacci è stato fatto fuori dalla vice presidenza. Qualcuno gli chiede conto della sua ennesima previsione sballata: “Se ha risposto lui non serve nessun mio commento”. Povero Borghi. E povero pure Vannacci.

Decima…to

Pregno di contenuti politici il leghista Roberto Vannacci pubblica sui suoi social una foto mentre indossa una maglietta per ringraziare i suoi elettori. “Un ringraziamento dal mio ufficio di Strasburgo a tutti quelli con la loro Xª mi hanno permesso di rappresentarli al Parlamento Europeo!”, scrive. Poche ore dopo gli hanno messo una Xª addosso, ricacciandolo a giocare in panchina.

Premierato comunale

Nelle ultime elezioni comunali a Schiavi di Abruzzo (640 abitanti), il sindaco Luciano Piluso, rieletto per la settima volta, ha creato una pseudo lista di opposizione per evitare di candidarsi da solo. L’elenco includeva i suoi due figli, sua nuora e suo nipote. Incredibilmente ha vinto. Premierato di provincia.

Miss Toscana

L’europarlamentare della Lega Susanna Ceccardi, eletta per un soffio grazie all’opzione in altro collegio del generale Vannacci, ancora una volta si distingue per il suo vizio di giudicare la bellezza delle altre donne. Sembra di essere all’asilo. A dimostrazione del suo talento nel perseverare in brutte figure c’è un suo post pubblicato il 17 luglio, dove commenta con un “Pronte per la Fashion Week” una foto con Ilaria Salis e Carola Rackete immortalate insieme durante una seduta dell’Europarlamento. I commenti sono da incorniciare. “Ma a parte insultare delle donne e fare delle passeggiate per i paesini, mi spieghi per cosa stai combattendo? No perché ancora non ho capito come tu abbia fatto a finire lì”, scrive Alessandro. “Lei è veramente una donna vuota e piccola di contenuti. Come si permette di disprezzare altre donne? Si vergogni!!”, aggiunge Adriana. Alessio sposta la discussione sulle competenze: “Detta da una diplomata ripescata per il seggio europeo, al cospetto di due laureate che hanno preso più voti di te… comunque non è una gara di bellezza, ma tu non lo capisci evidentemente”. Resta sempre valida la frase che le ha dedicato Selvaggia Lucarelli: “Tra bodyshaming, meme, slogan da boomer, frasi fesse sui disabili e islamofobia la campagna della Lega sembra una vecchia pagina di sesso, droga e pastorizia. Susanna Ceccardi che poi si sente Miss Toscana mi fa morire”.

Andate in pace

Nasce Fratres Omnes, l’intergruppo parlamentare Italia-Santa Sede per rafforzare i rapporti con il Vaticano. Hanno aderito circa 30 parlamentari di maggioranza e opposizione. A promuovere l’iniziativa Nazario Pagano (Forza Italia), Presidente della Commissione Affari Costituzionali. Tra gli iscritti troviamo parlamentari di Forza Italia, Lega, FdI, Azione, IV e PD. Andate in pace.

Calcio d’angolo

Qualcuno dica ai parlamentare e leader di partito che da mesi gridano (giustamente) al pericolo del ritorno dell’autoritarismo in Italia che giocare a pallone abbracciati e sorridenti con i potenziali neo camerati non è una mossa geniale di marketing politico. “Ma era per beneficienza”, si difendono loro. Sì, a favore della credibilità della maggioranza.

Cattive maestre

Nonleggerlo su X riporta la vicenda di una maestra che diventa insegnante di ruolo a 65 anni dopo 26 anni di attesa, come racconta un articolo su Il Messaggero. Nell’articolo parla la novella maestra: “L’esperienza maturata in tanti anni nel sociale mi ha imparato molto”, dice. Forse è ancora troppo poco.

Lunga telefonata

Sul Corriere della sera si legge un retroscena: “Tra i tanti fuori-palco di Manduria, Vespa ne ricorda uno che gli è “rimasto nel cuore”. Si legge: “La sera in cui l’Inter perse la coppa c’era Salvini, che e milanista. Impazzì di gioia, come un bambino, chiamò Silvio Berlusconi al telefono e me lo passò. Sentii una voce difficile da dimenticare. Erano le 11.30 di sera. La mattina dopo Berlusconi non c’era più”. Solo che Berlusconi è morto due giorni dopo. Come nota l’utente Kataklinsmann su X deve essere stata una telefonata lunghissima.

L’articolo Il Bestiario della settimana – Borghi Nostradamus, Ceccardi Miss Toscana e Vannacci decima…to sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Renzi fa sempre il Renzi. E c’è chi si stupisce ancora

Come nella favola della rana e dello scorpione Matteo Renzi torna a fare il Renzi e ieri ha cambiato idea seguendo la sua natura. Partendo dalla foto della partita del cuore che lo ha immortalato abbracciato alla segretaria del Partito democratico Elly Schlein il padrone di Italia viva a proposito di un’alleanza con i dem e con il Movimento 5 Stelle spiega in un’intervista al Corriere della Sera che “non solo è possibile, ma è anche l’unica alternativa per evitare che ci teniamo per lustri Giorgia Meloni con sorelle, cognati e compagnia cantante. La maggioranza – spiega Renzi –  è divisa su tutto, però sta insieme grazie al potere. L’alternativa è semplice: subire o reagire. Per reagire va costruita l’alternativa, dichiarando chiusa la stagione dei veti”.

Innanzitutto balza all’occhio l’enorme fallacia logica: i veti di cui parla Renzi provengono da una parte del Pd, dal Movimento 5 Stelle oltre a Alleanza verdi sinistra. Non è certo lui quindi che può scioglierli con una scanzonata intervista a un quotidiano. Poi c’è il punto politico. Matteo Renzi ha improntato le sue recenti fallimentari campagne elettorali sull’odio verso Schlein e verso Conte, bistrattati quotidianamente sui social e sulle pagine dei giornali amici. Il cambio di strategia snatura di fatto Italia Viva e la sua azione politica degli ultimi mesi.  Per questo il suo ex amico e compagno di partito Luigi Marattin denuncia “la prospettiva” che “pare essere cambiata” e sottolinea come “a compiere la scelta più importante dalla nascita di IV (cioè quale collocazione politica avere) non saranno gli iscritti ma l’Assemblea Nazionale, i cui membri sono tutti nominati da Matteo”. Ma dai?

L’articolo Renzi fa sempre il Renzi. E c’è chi si stupisce ancora sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Il potere unico collante delle destre

Poiché le parole sono importanti, ancor di più se pronunciate da una formazione politica, conviene scolpire ciò che ha scritto Forza Italia sui suoi canali social dopo la conferma di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue, fortemente sostenuta dal Partito popolare europeo di cui i forzasti fanno parte. “Avevamo chiesto voti per far contare l’Italia in Europa – recita il messaggio dei berlusconiani -.  Abbiamo mantenuto la promessa. Con l’elezione di Metsola e von der Leyen ogni voto dato a Forza Italia è un voto utile a Bruxelles. Grazie a noi l’Italia conta in Europa”.

Senza troppo sforzo di interpretazione il partito guidato dal ministro e vice premier Antonio Tajani ritiene quindi che il voto contrario del partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni contro von der Leyen vada contro l’Europa ma soprattuto vada contro gli interessi dell’Italia. Delle gesta politiche di Matteo Salvini non serve nemmeno scriverne poiché è risaputo come Tajani ritenga il gruppo dei Patrioti, di cui la Lega fa parte, un vero abominio politico. Volendo arrivare a una sintesi si potrebbe dire senza nessun timore di smentita che Tajani ritiene la presidente del Consiglio che guida il governo di cui fa parte nemica degli interessi degli italiani in Europa. È un giudizio preciso che dovrebbe fare cadere il governo un minuto dopo. Invece si risolve in un rimpiattino di politici che non sono d’accordo su nulla che non sia restare aggrappati al ponte di comando.

L’articolo Il potere unico collante delle destre sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Non bastava la Libia, dall’Italia motovedette pure alla Tunisia

L’Italia ci ricasca. Come se la lezione libica non fosse bastata il governo italiano si appresta a regalare motovedette alla Tunisia, Paese che viola sistematicamente i diritti umani dei migranti. Un déjà-vu che sa di tragica farsa, se non fosse che a farne le spese saranno ancora una volta le vite di migliaia di persone in fuga. Ma andiamo con ordine.

La notizia arriva dall’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), che denuncia come il governo italiano abbia disposto il trasferimento di sei imbarcazioni per il pattugliamento delle coste alla Garde Nationale tunisina. Un regalo avvelenato che, dietro la retorica della cooperazione internazionale, nasconde la solita logica dell’esternalizzazione delle frontiere. Ma facciamo un passo indietro. Lo scorso dicembre il governo italiano ha dato il via libera alla cessione delle motovedette. Una decisione che ha subito sollevato le proteste delle associazioni per i diritti umani, ben consapevoli di cosa significhi armare le guardie costiere di paesi che non brillano certo per il rispetto dei diritti fondamentali.

Il ricorso contro le motovedette alla Tunisia

A marzo un gruppo di organizzazioni della società civile ha presentato ricorso al tribunale amministrativo, chiedendo di valutare la legittimità degli atti con cui il ministero dell’Interno ha disposto la cessione. Il Consiglio di Stato, dopo un iniziale stop cautelare, ha però dato semaforo verde all’operazione lo scorso 4 luglio. Secondo i giudici, il trasferimento delle motovedette e la formazione del personale tunisino potrebbero addirittura contribuire “all’innalzamento dei livelli di tutela e salvaguardia dei migranti in mare”. Una tesi criticata però dalle associazioni, se si considera la situazione drammatica in cui versano i migranti in Tunisia.

Come riporta l’Asgi, nel 2023 ben il 62% degli arrivi via mare in Italia proveniva dalla Tunisia. Numeri che parlano chiaro: quasi 100mila persone in fuga da un paese che, lungi dall’essere “sicuro”, si sta trasformando in una nuova Libia. Le testimonianze raccolte descrivono un quadro agghiacciante: la Garde Nationale tunisina agirebbe in collusione con i trafficanti, adottando metodi violenti come l’uso di armi per minacciare i migranti o il sabotaggio delle imbarcazioni.Una volta riportati a terra, i migranti subiscono deportazioni di massa verso Libia e Algeria, finendo in un circolo vizioso di violenze e abusi. Gli esperti Onu hanno più volte condannato queste pratiche, chiedendo al governo tunisino di fermare immediatamente le espulsioni. Richieste cadute finora nel vuoto.

Le violazioni

Ma l’Italia fa finta di nulla e procede spedita con il suo piano, ignorando gli allarmi lanciati dalla comunità internazionale. D’altronde la Tunisia è stata inserita nella lista dei “paesi di origine sicuri” dal ministero degli Esteri, nonostante lo stesso dicastero nella sua scheda informativa riporti le preoccupazioni Onu sui trattamenti discriminatori e i decessi di migranti alla frontiera libico-tunisina.

Un cortocircuito kafkiano in cui la realtà viene piegata alle esigenze della Realpolitik. Poco importa se la Tunisia non può essere considerata un “luogo di sbarco sicuro” secondo le convenzioni internazionali. L’importante è fermare i flussi, costi quel che costi.

L’articolo Non bastava la Libia, dall’Italia motovedette pure alla Tunisia sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Brevi dall’Ue

Breve riepilogo della giornata europea che ieri ha confermato Ursula von der Leyen alla guida della Commissione. 

Il capolavoro politico di Giorgia Meloni si è compiuto. Dopo una campagna elettorale incentrata sul rovesciamento dell’Europa e sull’Italia che avrebbe contato di più la presidente del Consiglio italiana è riuscita nella mirabile impresa di mettersi ai margini in tutto e per tutto. Il suo gruppo dei Conservatori e riformisti europei ha votato in modo sparso, gli eurodeputati di Fratelli d’Italia non hanno votato la candidata dei Popolari. Tutti in ordine sparso, sperando che cada qualche briciola. Ora Meloni è troppo moderata per i suoi amici di destra e troppo di destra per i suoi amici moderati. Sostanzialmente non esiste. 

La maggioranza italiana si sfalda nella strada da Roma a Strasburgo. Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega dalle parti di Bruxelles sono sigle elettorali una contro l’altra. È la fotografia di una maggioranza tenuta insieme solo dall’attaccamento al potere. Tre partiti che votano dissonanti su qualsiasi punto di politica europea e di politica estera. Buona fortuna. 

Il generale Vannacci fa schifo perfino a Bardella e ai Patrioti per l’Europa. La notizia che gli sarebbe stata tolta la vicepresidenza in Europa non era «un’invenzione dei giornalisti di sinistra» come scioccamente ripeteva qualche parlamentare della Lega. La figura di Vannacci esiste solo su certa stampa che lo usa come grimaldello perché nella politica – quella vera – è una macchietta a cui hanno messo una decima sopra. 

Buon venerdì. 

Nella foto: Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni, Forlì, 17 gennaio 2024 (governo.it)

L’articolo proviene da Left.it qui

Aeroporto Berlusconi, decollano solo le polemiche

Ricapitoliamo. Come gesto di sfregio agli avversari politici qualcuno dalle parti del governo decide di intitolare l’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi, rendendo la tratta Milano-Palermo un salto quantico da chi ha pagato la mafia (Berlusconi) e chi l’ha combattuta (Falcone e Borsellino).
Si scopre poco dopo che la santificazione aeroportuale di Silvio è stata voluta da Matteo Salvini. Il ministro nonché vice premier ha un solo chiodo fisso in testa, quello di disarticolare gli alleati di maggioranza per recuperare il terreno perduto e per non arrivare frantumato al congresso del suo partito per fine anno. In sostanza Salvini ha usato Berlusconi come randello contro Forza Italia.

A questo punto interviene nel dibattito Pier Silvio Berlusconi, di professione amministratore delegato di Mediaset ma soprattutto figlio del fondatore e leader massimo del partito azzurro. Sull’aeroporto già intitolato al padre (uno degli atti amministrativi più veloci nella storia del colloso sistema burocratico italiano) Pier Silvio lascia intendere che la famiglia Berlusconi è piuttosto stizzita per la strumentalizzazione di Salvini. Poi con il leader leghista se la prende perché vorrebbe alzare il tetto pubblicitario della Rai danneggiando quindi Mediaset. Poi sculaccia Giorgia Meloni sui diritti civili millantando il padre come loro paladino e infine se la prende con Antonio Tajani che non sarebbe in grado di “cogliere un’opportunità pazzesca” di marketing politico radunando i moderati.
Ah, dice anche di non essere interessato a scendere in politica nonostante continui a parlare di politica. E infine se la prende con il sindaco di Milano Sala perché “polemizza sulle polemiche”. E lo fa in un’intervista in cui polemizza con tutti.

L’articolo Aeroporto Berlusconi, decollano solo le polemiche sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Vittimismo a colpi di fiducia

Giorgia Meloni ce l’ha fatta, il suo governo è primo per rapporto tra questioni di fiducia e leggi approvate. È la stessa Meloni che nel 2006 definiva il voto di fiducia “un errore drammatico” e nel 2015 “una scelta oligarchica”. La stessa persona che all’opposizione lo definiva “una vera e propria vergogna” nel 2017 e che solo tre anni fa parlava di “una mortificazione del Parlamento, una deriva democratica“. Come si cambia, per non morire (politicamente). Nelle ultime settimane lo sprint sui voti di fiducia ha interessato lo sport, la scuola, le politiche di coesione e l’agricoltura.

Negli ultimi due casi il governo si è esibito addirittura in una doppietta: voto di fiducia alla Camera e voto di fiducia al Senato. Un doppio passo che ha falciato qualsiasi discussione, qualsiasi timido tentativo di emendamento. Il Parlamento ridotto a passacarte dei desiderata del governo. Come sottolinea Openpolis in termini assoluti, tra i governi delle ultime legislature, infatti solo quello guidato da Matteo Renzi ha fatto un ricorso maggiore allo strumento. Il ricorso alla fiducia evita parecchi problemi. Da un lato evita che deputati e senatori possano modificare in maniera sostanziale un provvedimento ritenuto particolarmente importante dall’esecutivo. Torna utile anche per velocizzare i tempi dell’iter di approvazione. Porre la questione di fiducia in entrambe le Camere è la massima limitazione del Parlamento.

L’attuale esecutivo, scrive Openpolis, si avvia a diventare quello che ha fatto il ricorso più massiccio alla fiducia sotto diversi punti di vista. Il governo Meloni dall’inizio della legislatura ha utilizzato 58 voti di fiducia. Solo la compagine guidata da Matteo Renzi riporta un dato più alto (68). Bisogna però considerare che questo esecutivo è rimasto in carica per quasi tre anni mentre l’attuale si trova a palazzo Chigi da meno di due. Al terzo posto poi troviamo il governo Draghi che ha fatto ricorso alla fiducia in 55 occasioni durante i 20 mesi in cui è rimasto in carica. Il governo Meloni sale invece al primo posto se si considera il rapporto percentuale tra voti di fiducia e disegni di legge approvati.

Durante il mandato dell’attuale esecutivo infatti sono entrate in vigore 129 norme, per un rapporto fiducie/leggi pari al 45% circa. Al secondo posto troviamo in questo caso il governo Monti (42,5%) seguito dagli esecutivi Conte II (39,4%) e Draghi (37,4%).

Sulla fiducia

Tra i provvedimenti più recenti approvati attraverso una doppia fiducia troviamo i Ddl di conversione di 4 decreti legge particolarmente rilevanti. Si tratta del Dl Pnrr quater, del decreto superbonus e dei Dl coesione e agricoltura. Altri provvedimenti particolarmente rilevanti approvati attraverso un doppio ricorso alla fiducia sono la legge di bilancio per il 2023, il decreto aiuti quater, il decreto Caivano, il decreto sud, il Dl immigrazione e sicurezza e il decreto milleproroghe 2024. Per ben 21 disegni di legge il governo ha messo alla fiducia sia alla Camera che al Senato.

Solo il governo Renzi fa registrare un dato lievemente superiore (22) ma questo esecutivo è rimasto in carica molto più dell’attuale. Anche in questo caso quindi è molto probabile che il governo Meloni diventerà presto l’esecutivo con il maggior numero di provvedimenti approvati con doppia fiducia tra quelli degli ultimi anni. L’autoritarsimo dolce ha molte facce. Passa attraverso la compressione del diritto all’informazione, occupando gli spazi del servizio pubblico e intimidendo gli altri con querele spesso temerarie. Passa attraverso la mostrificazione dell’opposizione per poi passare al vittimismo. Infine ha bisogno dello svuotamento del Parlamento per legittimare il comando al posto del governo.

L’articolo Vittimismo a colpi di fiducia sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Decreto Cutro a rischio bocciatura dall’Ue, il governo fa retromarcia sul ricorso

La notizia è stata data martedì in tarda serata dal giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura: il Viminale abbandona il ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione sui provvedimenti di mancata convalida del Decreto Cutro da parte del Tribunale di Catania.

Il 30 settembre dell’anno scorso, la giudice Iolanda Apostolico aveva ordinato il rilascio di quattro migranti detenuti nel CPR di Pozzallo, affermando che le regole stabilite dal governo nel cosiddetto Decreto Cutro erano illegittime e in aperto contrasto con la normativa europea. Undici giorni dopo, Apostolico decise il rilascio di altri quattro migranti tunisini. L’8 ottobre, il giudice Rosario Cupri non convalidò il trattenimento di sei migranti nel centro di Pozzallo.

La giudice Apostolico e il decreto Cutro: le prime contestazioni

La questione giudiziaria entrò prepotentemente nel dibattito politico. In quei giorni, il ministro Matteo Salvini pubblicò un video in cui Apostolico partecipava a una manifestazione per i diritti dei migranti. Per il leader della Lega, quella era la prova della cattiva fede della giudice. L’Anm parlò di “dossieraggio” e “intrusione nella vita privata”. Il processo si concluse con un’archiviazione, poiché il fatto non costituiva reato, non trattandosi di immagini prelevate da archivi delle forze dell’ordine.

L’Ispettorato del Ministero della Giustizia esaminò i video su segnalazione del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri e decise di non aprire nessun procedimento disciplinare nei confronti della giudice, poiché non si riscontrava “alcuna espressione visiva o gestuale interpretabile come manifestazione di adesione o di dissenso alla contestazione in atto”.

Il governo evita la doppia pronuncia: la decisione di fermare il ricorso

Sul tavolo rimaneva il ricorso in Cassazione e la conseguente scelta delle Sezioni Unite Civili di rinvio pregiudiziale, poiché la cauzione di 5.000 euro prevista dal Decreto Cutro per evitare i Cpr “attiene a una questione sul sistema europeo comune di asilo, il quale costituisce uno degli elementi fondamentali dell’obiettivo dell’Unione europea”.

A questo punto, l’Avvocatura Generale dello Stato ha deciso di fermarsi. “Il governo tenta così di evitare una doppia pronuncia: quella della Cassazione, alla cui Corte il governo si è rivolto tramite impugnativa avversa al Tribunale di Catania, e quella della Corte di Giustizia, alla cui giurisdizione avevano fatto ricorso proprio le Sezioni Unite della Suprema Corte italiana”, spiega Scandura.

La Corte di Giustizia Ue, oltre alla proporzionalità della cauzione prevista dal Decreto Cutro, rischierebbe infatti di pronunciarsi anche su altri aspetti del decreto in contraddizione con il diritto europeo.

Ma gli avvocati dei migranti al centro della mancata convalida dei provvedimenti di trattenimento e di rimpatrio accelerato non ci stanno e starebbero preparando in queste ore un ‘ricorso incidentale’ alle Sezioni Unite, chiedendo che la Cassazione non abbandoni del tutto la discussione e si pronunci anche sulle altre questioni poste nei provvedimenti del Tribunale di Catania.

All’esame della Corte Ue potrebbe finire il criterio dei cosiddetti “paesi di origine sicuri” che il governo ha recentemente allargato a Bangladesh, Camerun, Colombia, Egitto, Perù e Sri Lanka. Un’eventuale pronuncia della Corte Ue e della Cassazione potrebbe avere anche effetti dirompenti sul protocollo firmato dal governo italiano con l’Albania.

Il Viminale, dopo aver rilasciato dichiarazioni incaute e tonanti contro i giudici di Catania, ora fa retromarcia. Il rischio è che “il caso Apostolico” sia il granello di sabbia che inceppa meccanismi molto più grandi che sono le architravi della propaganda di governo.

L’articolo Decreto Cutro a rischio bocciatura dall’Ue, il governo fa retromarcia sul ricorso sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Crisi dei minori migranti nel Regno Unito: un allarme per l’Italia e Meloni

Il Regno Unito si trova ad affrontare una crisi allarmante riguardante i minori richiedenti asilo. Un nuovo rapporto commissionato dall’University College London (UCL) e Ecpat UK pubblicato oggi dal Guardian rivela una situazione preoccupante: 118 minori non accompagnati risultano ancora dispersi, alcuni di soli 12 anni. Questo studio, il primo nel suo genere, giunge a una conclusione scioccante: i bambini collocati negli hotel gestiti dal Ministero dell’Interno britannico erano esposti a un “maggiore rischio di tratta”.

Questa rivelazione contraddice direttamente le precedenti affermazioni del Ministero dell’Interno, che aveva sostenuto l’assenza di sfruttamento dei giovani ospiti. Il rapporto si basa su interviste approfondite con professionisti coinvolti nella cura dei minori, offrendo una visione interna di un sistema che sembra aver fallito nel suo compito di proteggere i più vulnerabili.

Hotel del Ministero dell’Interno e rischio di tratta

Un ex dipendente di un hotel del Ministero dell’Interno ha fornito dettagli inquietanti, riferendo di tre incidenti di tratta nel suo hotel. I trafficanti, secondo quanto riportato, contattavano i giovani attraverso falsi account sui social media, sfruttando la loro vulnerabilità e disperazione. “Non è che siano ingenui”, ha spiegato l’ex dipendente, “ma quando si trovano in una situazione così terribile, pensano: ‘Ok, è un rischio, ma questo posto è altrettanto brutto’”.

Paradossalmente, i tentativi del Ministero dell’Interno di proteggere i minori sembrano aver peggiorato la situazione. Il personale degli hotel aveva ricevuto l’ordine di controllare i minori ogni ora durante la notte, soprattutto quelli considerati ad alto rischio di fuga, come gli albanesi. Questa pratica, secondo l’ex dipendente, si è rivelata controproducente. 

L’impatto delle politiche di accoglienza

Dal 2021 fino al gennaio 2024, sette hotel sono stati utilizzati dal Ministero dell’Interno per ospitare minori arrivati nel Regno Unito dopo aver attraversato la Manica su piccole imbarcazioni. Molti di questi giovani provenivano da paesi africani, in particolare Eritrea e Sudan. Le cifre sono allarmanti: in totale, 440 bambini sono scomparsi da queste strutture. A novembre dello scorso anno, 144 non erano ancora stati ritrovati. L’ultimo aggiornamento di marzo riporta che 118 minori sono ancora dispersi.

La dottoressa Sonja Ayeb-Karlsson dell’UCL, autrice principale dello studio, non usa mezzi termini nel definire la situazione “uno scandalo nazionale che non deve ripetersi”. La ricercatrice solleva anche interrogativi cruciali sugli sforzi fatti per ritrovare i minori dispersi, sottolineando che “non è ancora chiaro quali tentativi siano stati fatti per trovare coloro che risultano ancora dispersi e assicurarsi che siano al sicuro”.

Il rapporto solleva ulteriori preoccupazioni riguardo ai giovani richiedenti asilo erroneamente valutati come maggiorenni e collocati in hotel per adulti. Questa pratica espone i minori a rischi significativi di abusi sessuali e sfruttamento. Diversi esperti di protezione dei minori hanno evidenziato i rischi per la sicurezza derivanti dalla condivisione di stanze tra bambini e adulti traumatizzati.

Reazioni e richieste di riforma

Patricia Durr, CEO di Ecpat UK, ha lanciato un appello al nuovo governo, chiedendo l’abrogazione dell’”Illegal Migration Act”, definito “catastrofico”. Questa legge permette al Ministero dell’Interno di fornire direttamente alloggio ai minori non accompagnati, una pratica che, alla luce dei risultati dello studio, appare quanto meno discutibile.

Il Ministero dell’Interno, in risposta alle rivelazioni del rapporto, ha rilasciato una dichiarazione in cui riconosce la serietà delle accuse: “Le accuse in questo rapporto sono molto serie. I minori non accompagnati nel sistema di asilo possono essere estremamente vulnerabili e il loro benessere e la loro sicurezza dovrebbero essere una preoccupazione centrale. Esamineremo attentamente questi risultati”.

Mentre il dibattito politico sul tema dell’immigrazione continua ad animare il paese, questo rapporto mette in luce le conseguenze umane di politiche mal concepite o mal implementate. La scomparsa di oltre cento minori non può essere ignorata e richiede un’azione immediata e decisa da parte delle autorità competenti.

Il nuovo governo si trova ora di fronte a una sfida cruciale: rivedere e riformare il sistema di accoglienza e protezione dei minori richiedenti asilo per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro. La posta in gioco è alta: si tratta di proteggere le vite e i diritti di bambini e adolescenti che hanno già affrontato traumi e difficoltà inimmaginabili nel loro viaggio verso il Regno Unito. A ottobre dell’anno scorso l’ex premier britannico Rishi Sunak e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si dicevano “orgogliosi che l’Italia e il Regno Unito stiano lavorando fianco a fianco nella lotta al traffico degli esseri umani”. Chissà se Meloni è ancora convinta dei buoni risultati. 

L’articolo Crisi dei minori migranti nel Regno Unito: un allarme per l’Italia e Meloni sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui