Meloni da Abascal a Mattino Cinque. Abbassa la… Vox per dire le stesse cose
Giorgia Meloni ripete il copione domenicale. La presidente del Consiglio smussa i toni come si conviene a un pubblico mattiniero e abbandona la retorica pugnace del giorno precedente nell’appuntamento con l’estrema destra spagnola di Vox. In quel caso si era scagliata contro i diritti Lgbt, contro il “gender”, contro la sinistra, contro i media e contro la transizione ecologica scaricando di fatto la presidente della Commissione europea (ricandidata) Ursula von der Leyen.
La premier Meloni ospite di Mattino 5 cambia toni. Ma dall’ambiente a Ursula von der Leyen scaricata il copione resta lo stesso
Ospite di Mattino 5 utilizza invece l’apparente sarcasmo per divincolarsi dal merito delle questioni. Così la polemica nata intorno la sua candidatura come capolista per Fratelli d’Italia (nessun altro capo di governo in Ue ha usato il proprio nome in lista come esca) e le osservazioni sulla confidenza con i suoi elettori (“scrivete Giorgia”, aveva detto la presidente del Consiglio alla Convention del suo partito) diventano semplicemente il là per una battuta. “Scrivere Giorgia sulla scheda un trucco?”, dice la presidente del Consiglio, nemmeno lambendo la questione di merito: candidarsi per un ruolo che non ricoprirà mai confondendo il proprio ruolo istituzionale con quello di leader di partito. “è un trucco che chieda di votarmi scrivendo il mio nome? Questi dibattiti della sinistra non li seguo più, cosa devo dire? Scrivete Giorgia Meloni detta Sbirulino?”, dice Meloni.
“Ho chiesto scrivete anche solo Giorgia sulla scheda perché la cosa di cui vado più fiera è che quando incontro le persone mi danno del tu e – aggiunge – mi chiamano Giorgia, significa che il ruolo” che ricopre “non ha creato distanza e che io sono ancora la persona del popolo che ero prima di diventare premier. Questo infastidisce i salotti della sinistra radical chic, ma io sono fiera di essere del popolo, che mi diano del tu, che non sono una persona che si sente su un piedistallo anche se alla sinistra farebbe orrore”. Nessun cenno invece alle critiche. È la tecnica del berlusconismo: omettere una parte della narrazione per dipingere una sola faccia del Paese. L’attacco all’opposizione che con i nazionalisti spagnoli era diretto e pugnace nell’intervista mattutina diventa una repolica molto più soft: Meloni parla di “due mondi: ho visto un tweet – dice – di un senatore che dice addirittura ‘non chiamatemi per nome ma dottore, perché io sono laureato’. Sei dottore, bravo, ti sei potuto laureare bravo, in Italia molta gente la laurea non se l’è potuta prendere, io non ho una laurea ma sono arrivata a fare il presidente del Consiglio e vuol dire che puoi arrivare dappertutto anche senza condizioni di partenza che qualcuno ha potuto avere”.
Poi l’attacco all’ambiente. “Per la transizione verde – dice Meloni -, con la scusa della difesa dell’ambiente, abbiamo visto l’Ue che attaccava le nostre libertà. Ha preteso di dirci cosa mangiare, cosa guidare, se dovevamo efficientare le case e come lo dovevamo fare senza dire chi pagava, quali tecnologie le aziende potevano utilizzare. Mi pare ci sia una limitazione alla libertà delle persone su cui tornare indietro. L’Ue può dare gli obiettivi, ma i Paesi giudicano come conseguirli”, ha detto ancora la presidente del Consiglio. E quindi l’addio a Ursula von der Leyen: “Il problema è la maggioranza che sostiene la Commissione, come sempre accade in queste cose.Ci stiamo a impiccare sul nome, ma la verità è che serve una maggioranza diversa da quella vista negli ultimi cinque anni, con i socialisti e i liberali: mettere insieme questa gente non risolve i problemi”.
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