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Vietato cantare di pace. Pure sul palco di Sanremo

Da un paio di giorni rimbalzano sui giornali le accuse della comunità ebraica di Milano al cantante Ghali che sarebbe colpevole di cantare a Sanremo una canzone con il verso “con linee immaginarie bombardate un ospedale”. Per il presidente della comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi non è possibile “accettare che nella nostra Italia, nel paese dei nipoti di quanti hanno stilato le Leggi Razziali, si possa spacciare una tale propaganda antisraeliana, in prima serata, sulla televisione pubblica”.

Da un paio di giorni rimbalzano sui giornali le accuse della comunità ebraica di Milano al cantante Ghali

L’accusa, ovviamente, è sempre la stessa: antisemitismo. Da parte sua il cantante ha spiegato che la canzone “affronta anche il tema della guerra, ma che non è conseguenza degli attacchi del 7 ottobre in Israele. È stata scritta prima, ed io mi sono chiuso in una bolla per fuggire dai pensieri”. “È necessario – ha poi aggiunto Ghali – prendere una posizione perché il silenzio non suoni come un assenso. Se la mia canzone porta luce su quello che si finge di non vedere, allora ben venga. Non si può andare oltre”.

Meghnagi – lo dice Bruno Montesano, del Laboratorio Ebraico Antirazzista – è “noto per essere di estrema destra”. Due anni fa chiamava per nome (“Giorgia e Ignazio”) la presidente del Consiglio Meloni e il presidente del Senato La Russa esprimendo apprezzamento per una destra che “mai ha mancato di schierarsi con Israele in politica estera” aggiungendo “ci accomuna l’amore per il valore della libertà… sapendo conservare le tradizioni e l’identità”. Come ricorda Paolo Mossetti nel Giorno della memoria del 2023 è sempre con La Russa che Meghnagi sceglie di abbracciarsi in pubblico. Qualche tempo fa accusò di antisemitismo Conte e i 5S. Alla minaccia di querela si scusò. Giusto per chiarezza.

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Il conto della guerra in Ucraina voluta dagli Usa lo paga l’Ue

Non si è ancora posata la polvere dell’accordo in Ue per il nuovo pacchetto di aiuti (50 miliardi di euro) all’Ucraina e già cresce il timore che si tratti di un’inutile goccia nel deserto. I bisogni finanziari di Kiev crescono di giorno in giorno, la guerra in Ucraina si trascina ormai da tre anni e nei palazzi di Bruxelles il timore è che l’Unione europea si ritrovi sola.

L’Ue faceva molto affidamento sugli Usa e il presidente Joe Biden è in difficoltà con l’avvicinarsi della campagna elettorale contro Donald Trump. Le difficoltà del presidente americano di sbloccare il pacchetto di aiuti da 60 miliardi osteggiato dai repubblicano al Congresso rischia di essere un presagio di ciò che potrebbe accadere con l’eventuale elezioni di Donald Trump. Nei corridoi di Bruxelles il timore è che alla fine l’Europa si ritrovi sola a sostenere l’impresa. L’Ue ha stanziato 50 miliardi per un triennio per il periodo 2024-2027 ma il Fondo monetario internazionale stima che all’Ucraina solo nel 2024 servano “circa 42 miliardi di dollari di finanziamenti per rimettere il paese sulla strada della stabilità fiscale ed esterna”.

Per la ricostruzione servono centinaia di miliardi. Il disimpegno degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina ha messo l’Europa spalle al muro

L’accordo Ue della scorsa settimana, raggiunto dopo che il presidente ungherese Viktor Orbàn l’aveva bloccato lo scorso dicembre, ha spinto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a promettere di “stare con l’Ucraina per tutto il tempo necessario”. Poche ore dopo Gabrielius Landsbergis, il ministro degli Esteri della Lituania, che confina con l’exclave russa di Kaliningrad, ha smussato l’entusiasmo specificando che si tratta nient’altro che di “un passo nella giusta direzione”.

“Tutti si rendono conto che 50 miliardi di euro non sono sufficienti”, ha detto lunedì ai giornalisti Johan Van Overtveldt, un conservatore belga che presiede la commissione per il bilancio del Parlamento europeo. “L’Europa si rende conto che deve intensificare i suoi sforzi”. “Sforzi” in questo caso è un eufemismo per dire che serviranno altri soldi e che bisognerà capire dove pescarli in un bilancio già compresso. Le stime della Banca Mondiale prevedono per le esigenze a lungo termine dell’Ucraina e per la ricostruzione una cifra intorno ai 411 miliardi di dollari. I 50 miliardi dell’Ue sono una poco più di un decimo.

Negli Usa i democratici al Senato stanno pianificando di fare un ultimo disperato tentativo mercoledì per salvare un disegno di legge che contiene anche gli aiuti per Ucraina e Israele, con i repubblicani intenzionati a bocciare il pacchetto per il disaccordo sulle regole di controllo delle frontiere. L’ultimo disperato tentativo dei dem è di scorporare gli aiuti a Israele e Ucraina e chiedere una votazione a parte per i 60,1 miliardi di dollari in assistenza militare per l’Ucraina, 14,1 miliardi di dollari in assistenza di sicurezza per Israele e 10 miliardi di dollari in aiuti umanitari per i civili delle crisi globali, tra cui palestinesi e ucraini. È probabile che questa sia l’ultima opportunità per l’amministrazione Biden di approvare il finanziamento per Kiev prima che l’America vada alle urne a novembre.

“Il 2025 è molto insicuro per l’Ucraina”, ha detto Svitlana Taran, del think tank del Centro politico europeo di Bruxelles. “Soprattutto con le elezioni statunitensi” se si traducono in una vittoria di Trump. Matteo Patrone, un alto funzionario che lavora sull’Ucraina per la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) ieri ha spiegato che “ad un certo punto Kiev potrebbe dover imparare a stare in piedi da sola”. Lo scenario fosco è che alla fine a combattere la guerra fortemente voluta dagli Usa ci rimanga solo l’Europa.

Leggi anche: Il Senato Usa volta le spalle a Biden e a Kiev: bocciato il pacchetto che prevedeva nuovi aiuti all’Ucraina e una stretta sui migranti

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Flagelli d’Italia, la premier e il cognato nel mirino dei Trattori

Ieri ha presentato il programma “Frutta e Verdura nelle scuole”, si è complimentato con il Parlamento europeo per il primo via libera alle nuove tecniche genomiche in agricoltura, ha visitato lo stand del Piemonte alla fiera di Berlino Fruit Logistica, ha incassato l’infrazione da Bruxelles per la legge sulla caccia ma non ha trovato il tempo di dire una sola parola sulla protesta dei trattori. Il cognato d’Italia nonché ministro all’Agricoltura e alla Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida a rispondere alle domande della Camera ha mandato il suo collega Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, preferendo soggiornare all’estero.

Il ministro all’Agricoltura e alla Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida non ha trovato il tempo di dire una sola parola sulla protesta dei trattori

“Il governo è sensibile alle istanze” provenienti dagli agricoltori e ha “come priorità l’impiego a sostegno dei più deboli” per questo “è allo studio, da inserire nel primo veicolo normativo utile” anche eventualmente il Milleproroghe una misura “volta a prevedere l’esenzione a quelli che necessitano un effettivo sostegno ferme restando le altre misure agevolative”, ha spiegato Ciriani al question time alla Camera e replicando a una domanda di Iv sull’Irpef per gli agricoli. “È una occasione per finalizzare al meglio gli interventi pubblici per portare a casa risultati concreti”.

“L’esenzione fiscale citata – ha sottolineato il ministro – come ricordato dalla premier Meloni interveniva su tutte le imprese agricole a prescindere dalla dimensione con vantaggio maggiore per le più grandi”. In evidente difficoltà Ciriani ha elencato le misure prese dal governo dopo lo stop dell’esenzione. Misure evidentemente inefficaci se è vero che la protesta degli agricoltori ha nel mirino le misure di Bruxelles ma contemporaneamente chiede le dimissioni del ministro Lollobrigida. “Governare impone delle scelte – ha osservato Ciriani – e per questa ragione sono stati messi in campo interventi di natura puntuale”.

È in fondo lo stesso copione recitato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che a L’Aquila per la firma sui fondi di Sviluppo e Coesione con la Regione Abruzzo ripete ancora che con la rinegoziazione del Pnrr avrebbe “liberato 3 miliardi di euro per le aziende agricole, perché da molto prima che ci fossero le manifestazioni e si scendesse in piazza questo governo ha difeso il comparto agricolo da alcune scelte troppo ideologiche che rischiavano di perseguire la transizione verde rischiando di produrre una diversificazione industriale”.

Il ministro manda Ciriani a rispondere sull’Irpef agricola. La premier spaccia ancora per nuovi i 3 miliardi del Pnrr

Si tratta degli stessi 3 miliardi che annunciava già a novembre suo cognato ministro. Le risorse sono quindi frutto della rinegoziazione del Pnrr, condotta nella seconda metà del 2023: il via libera annunciato oltre due mesi fa. Infatti le proteste continuano fregandosene degli annunci in tutta Italia, dalla Sardegna alla Sicilia, dalla Toscana all’Emilia-Romagna. Vicino Grosseto le forze dell’ordine hanno bloccato un corteo di trattori, con 9 km di coda sull’Aurelia; altri 250 mezzi hanno occupato un casello dell’A14 nel Bolognese.

A Roma i trattori si sono divisi in due fronti e pensano di convergere verso il centro. Al governo affannosamente si studiano soluzioni. Mentre i renziano chiedono la proroga dell’esenzione Irpef un emendamento della Lega al Milleproroghe chiede la proroga dell’esenzione dell’imposta agricola per il 2024. Il M5s chiede il credito d’imposta per l’acquisto di macchinari agricoli e la decontribuzione per i nuovi imprenditori agricoli. Ma dal Mef il ministro all’Economia Giorgetti ricorda che la coperta è corta, cortissima. Intanto Lollobrigida da Berlino dice che bisogna “creare ricchezza esportando qualità”. Chissà che ne pensano gli agricoltori.

Leggi anche: Paura per i Trattori al Festival di Sanremo. Meloni non sa più come fermarli. Amadeus non rinuncia all’invito sul palco dell’Ariston. Se il governo fa una figuraccia saltano i vertici Rai

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L’eroico stupro di Tassi riabilitato a Genova

A Palazzo Ducale a Genova c’è in questi giorni una mostra dedicata a Artemisia Gentileschi, dal titolo “Coraggio e passione” che dovrebbe celebrare l’arte della pittrice del ‘600 di scuola caravaggesca. Figlia del pittore pisano Orazio, Artemisia Gentileschi fu una grande artista in grado di rivelare il proprio talento e di riuscire a imporsi in una società tendenzialmente chiusa, in cui le donne non avevano molte possibilità di emergere.

A Palazzo Ducale a Genova c’è in questi giorni una mostra dedicata a Artemisia Gentileschi dal titolo “Coraggio e passione”

A diciott’anni subì uno stupro da Agostino Tassi, pittore amico del padre. Anche in quel tempo denunciare una violenza era un’onta infamante, ma Tassi venne condannato e gli atti dei quel crudo processo sono arrivati fino a noi. Il curatore Costantino D’Orazio ha aggiunto nel percorso della mostra una stanza divenuta tristemente nota come “sala dello stupro” che – come denuncia una lettera aperta firmata da un gruppo di attiviste, esperte e organizzazioni – “non viene in alcun modo segnalata, presenta un’installazione che intende rappresentare il primo stupro che Gentileschi subì da parte di Agostino Tassi.

Lo fa con un letto collocato al centro mentre i dipinti della pittrice proiettati sulle pareti si colorano di sangue. Non manca una voce femminile registrata di sottofondo che recita le dichiarazioni della pittrice al processo, un processo che fu estremamente intrusivo e umiliante per Artemisia, lasciandola con la reputazione distrutta”. Nel negozio di souvenir all’uscita si possono trovare il libro “La notte tu mi fai impazzire. Gesta erotiche di Agostino Tassi, pittore” di Pietrangelo Buttafuoco che romanticizza la violenza e vari gadget con la citazione di Tassi “Io del mio mal ministro fui” che con simpatia ripercorre l’evento.

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Il governo vuole cancellare la lista delle “banche armate”

Un disegno di legge inaccettabile che va contrastato con fermezza. Così la Campagna di pressione alle “banche armate”, promossa dalle riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia, commenta il Disegno di legge (Atto Senato n. 855) di iniziativa governativa che modifica la legge n. 185 (“Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”), legge che dal 1990 regolamenta le esportazioni italiane di armamenti.

Col pretesto di apportare “alcuni aggiornamenti” alla legge per “rendere la normativa nazionale più rispondente alle sfide derivanti dall’evoluzione del contesto internazionale”, il Disegno di legge intende limitare l’applicazione dei divieti sulle esportazioni di armamenti, riduce al minimo l’informazione al parlamento e alla società civile, e soprattutto, elimina dalla Relazione governativa annuale tutta la documentazione riguardo alle operazioni svolte dagli istituti di credito nell’import-export di armi e sistemi militari italiani.

L’obiettivo del governo è di scardinare la legge 185/90 nata dopo la mobilitazione di associazioni e cittadini che grazie alle mobilitazioni hanno ottenuto norme rigorose per impedire l’esportazione di armi e sistemi militari non solo agli Stati sottoposti a misure di embargo, ma anche a Paesi coinvolti in conflitti armati, a governi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e verso Paesi la cui politica contrasta con i principi dell’articolo 11 della Costituzione. 

Con la riforma prospettata dal Disegno di legge, già approvato in Commissione Affari esteri e Difesa del Senato, l’applicazione di questi divieti viene sottoposta alla discrezione del governo attraverso il Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (CISD) presieduto dal Presidente del Consiglio. 

Buon giovedì.  

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Roba da donne recensisce il romanzo “I mangiafemmine”

Giulio Cavalli immagina un mondo in cui il femminicidio è legalizzato. O meglio, quella trasfigurata dalla fantasia dello scrittore è, a ogni evidenza, un’Italia guidata da una classe politica populista e misogina che, per mettere a tacere le istanze femministe e perpetuare il sistema patriarcale, approva il Decreto Legge n. 55/4231: Misure straordinarie per la regolamentazione temporanea dell’attività venatoria speciale/ straordinaria del femminicidio.
Giulio Cavalli immagina un mondo in cui il femminicidio è legalizzato, e l’aspirante presidente del Consiglio Valerio Corti, uomo forte dei Conservatori, minimizza l’impressionante epidemia di donne e la lunga scia di sangue che macchia l’Italia spiegando che “le cose sono sempre andate così”; che le donne sono sempre morte ammazzate, e che non c’è nessuna urgenza in corso.
Cavalli, che con Carnaio aveva già tracciato l’incubo di un’umanità deragliata da qualsiasi legge morale in nome del profitto, dà qui vita a una distopia capace di delineare i contorni della nostra realtà, che molto condivide con la fantasia perversa. Realtà, la nostra, dove le donne pagano l’affronto di aver voluto l’indipendenza e l’autonomia, e le vittime se la sono sempre andata a cercare.
Più che una distopia, Cavalli mette nero su bianco l’inconfessabile desiderio punitivo di un nutrito gruppo di uomini, spaventati dal non si può più dire niente(e neppure molestare più le donne come un tempo), e di donne propositive ed entusiaste ancelle del patriarcato, che auspicano il ripristino di uno status quo in cui il maschio faccia il maschio e la femmina stia al suo posto. Peccato che per molti questo posto sia ancora e sempre vicino al caminetto, e nei luoghi di potere solo se ciò serve a sancire il privilegio maschile e rafforzare la retorica della brava donna, moglie e madre devota.
Come ha detto Chiara Valerio introducendo l’ultima fatica dell’autore, tra gli altri di Santamamma, Disperazione e Nuovissimo Testamento (editi da Fandango Libri):
“Leggere fornisce le parole e più parole si hanno, meno man si alzano”
E questa ci sembra infine la ragione più valida per mettere nella nostra libreria I Mangiafemmine di Giulio Cavalli.

https://libri.robadadonne.it/libro/i-mangiafemmine-di-giulio-cavalli/

Truffe sui fondi agricoli Ue. Arrestati altri 37 mafiosi grazie all’inchiesta Nebrodi

Trentasette presunti mafiosi collegati alla mafia di Tortorici a Messina arrestati ieri. Con un chiodo fisso: i fondi europei da intascare attraverso l’agricoltura. L’operazione si è svolta ieri, oltre che nel Messinese, anche nelle province di Siracusa, Enna, Rovigo, Catania e Gorizia. L’indagine è coordinata dalla Dda di Messina. Il provvedimento segue gli esiti dall’operazione “Nebrodi” del gennaio 2020 che aveva fatto luce sulla fitta interconnessione di interessi criminali sui fondi europei e che aveva condotto all’arresto oltre 100 persone, 91 delle quali il 31 ottobre 2022.

Parla l’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci: “I clan cambiano pelle anche negli affari”.

Il tribunale di Patti (Messina), nel processo di primo grado, ha emesso sentenza di condanna per complessivi 600 anni di reclusione e tra qualche settimana inizierà il processo di secondo grado davanti alla Corte d’appello di Messina. Avvalendosi anche delle dichiarazioni di tri collaboratori di giustizia, appartenenti al gruppo mafioso dei “Batanesi”, è stato possibile ricostruire l’esistenza della “famiglia tortoriciana” composta dai Bontempo Scavo e dei Batanesi, accusati di estorsioni e truffe aggravate a danno dell’Unione europea e dell’Agea.

Gruppi che controllavano la coltivazione, l’acquisto e il commercio al minuto di droga che avveniva nel versante tirrenico della provincia di Messina, tra Tortorici, Sinagra, Capo d’Orlando e Rocca di Capri Leone. Un’impresa calabrese impegnata nei lavori di realizzazione del metanodotto nel fiume tra i Comuni di Mistretta e Santo Stefano di Camastra sarebbe stata costretta a consegnare 4mila euro per le festività di Natale e Pasqua di ogni anno, a partire dal 2015 e sino al 2018. Alcuni privati erano costretti a cedere terreni da destinare al pascolo.

Sono state eseguite 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere 2 agli arresti domiciliari e 14 ordinanze di sospensione dall’esercizio di attività imprenditoriali oltre al sequestro preventivo di 349 titoli Agea, definiti “tossici” e di somme superiori a 750mila euro su conti di 8 società derivanti dalle erogazioni riguardanti le campagne agricole 2015-2020. Le investigazioni confermano che le frodi comunitarie continuano a rappresentare uno dei principali mezzi di finanziamento illecito delle organizzazioni mafiose (unitamente a estorsioni e traffico di sostanze stupefacenti), più appetibili perché espongono gli autori a minori rischi.

Presidente del Parco dei Nebrodi dal 2013 al 2018 e precursore del “protocollo di legalità” che ha reso possibile arginare gli interessi mafiosi sui fondi comunitari agricoli è Giuseppe Antoci (nella foto), una delle persone più protette d’Italia dopo essere scampato a un attentato mafioso il 18 maggio del 2016. Raggiunto al telefono Antoci esprime “soddisfazione” per l’operazione delle forze dell’ordine. “Questa cosa – ci dice – si infila perfettamente in una vicenda che in questi giorni interessa l’Europa: gli agricoltori. Mentre questi stanno giustamente protestando – spiega Antoci – perché non hanno fondi assistiamo al paradosso di quegli stessi soldi che a milioni invece di andare a questi poveri cristi che si rompono la schiena andavano ai capi mafia che li assoggettavano e minacciavano”.

Per Antoci gli agricoltori di una territorio che nella sentenza del primo processo viene definito “un territorio di anime morte” erano “non solo senza fondi ma anche assoggettati a mafiosi mica da quattro soldi, gente come Gaetano Reina e i Santapaola di Ercolano”. “Se nel 2015 o nel 2019 avessi detto guardate che c’è un pezzo della pista dell’aeroporto di Palermo che risulta nei fascicoli aziendali dei mafiosi – dice – o il terreno del Muos o la riserva di Marzabotto, mi avrebbero detto di farmi vedere da uno bravo”. Non c’è solo la felicità per gli arresti e per le condanne però. Per Antoci tutto questo “sarebbe durato 20 anni se non ci avessimo messo mano. Io penso che quando arriva la magistratura c’è un pezzo di Paese che negli anni ha già sbagliato. Non le considero vittorie. Ho la consapevolezza che sarebbe durato chissà quanti altri anni. Oggi questi agricoltori sono liberi ma provo grande amarezza”.

“Negli anni ’80 c’era la mafia del cemento poi è venuta quella dei rifiuti e infine dei pascoli”

Inevitabile per l’ex presidente dei Nebrodi ripercorrere “vicende che portano alla mente il conflitto a fuoco vissuto”. “Cose che non supererò mai”, spiega Antoci, che sottolinea come “non sia normale che debba essere un presidente di un parco a intervenire”. Per Antoci “la mafia cambia pelle” e si adatta al business del tempo, “come ha sempre fatto nella storia”. “Negli anni ‘80 dopo il terremoto in Campania s’è fatta mafia del cemento”, spiega, “negli anni ’90 si è specializzata nei rifiuti e poi si è buttata sull’agricoltura”. Con una novità importante, spiega Antoci: “Oggi le intelligenze le mafie non devono nemmeno trovarle fuori, hanno figli che studiano e che hanno studiato nelle migliori università all’estero” e si dedicano agli attentati solo se “qualcuno gli mette le mani in tasca”.

“Loro il carcere se lo fanno tranquillamente, il loro vero problema sono le mancate erogazioni. Milioni e milioni di euro che servono al sostentamento delle famiglie dei carcerati e a sostenere il mercato della droga”. E se qualcuno gli ricorda gli anni di delegittimazione subita (anche dalla Commissione antimafia siciliana guidata all’epoca da Claudio Fava) Antoci spiega che quello “è un capitolo chiuso e riaprirlo non farebbe altro che resuscitare personaggi colpiti e affondati”. “Ci hanno pensato la magistratura e la storia a delegittimare i miei accusatori”, spiega.

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I confini dell’Unione europea per qualcuno sono catene

Nel 2023 più di 28.609 migranti hanno subito respingimenti e violazioni dei diritti umani alle frontiere europee, di cui oltre 8.400 solo negli ultimi quattro mesi dell’anno. Tuttavia, tali numeri rappresentano solo una frazione degli effettivi respingimenti illegali.

Lo spiega nel suo ottavo rapporto Protecting Rights at Borders (Prab) che evidenzia lo stato di illegalità permanente alle frontiere europee. Il monitoraggio ancora una volta conferma l’immagine di un’Unione europea che finge di non vedere le criticità alle sue frontiere. C’è la cronica mancanza di vie legali per che costringe molti migranti, provenienti da regioni colpite da conflitti, persecuzioni o disastri naturali, a intraprendere viaggi pericolosi verso l’Europa in cerca di sicurezza e opportunità. Ci sono le testimonianze di respingimenti illegali con metodi violenti e disumani, con migliaia di persone respinte forzatamente oltre il confine e sottoposte a violenze e abusi.

Prab ha intervistato 1.448 persone, documentando i trattamenti disumani e degradanti subiti dall’83% degli arrivi al confine tra Croazia e Bosnia ed Erzegovina e dal 61% al confine tra Francia e Italia. Oltre alle violenze fisiche, i respingimenti forzati privano le persone dei loro beni, lasciandole vulnerabili e senza mezzi vitali. In Italia, le organizzazioni della rete Prab hanno documentato il respingimento di 3.180 persone nelle zone di Oulx e Ventimiglia, con particolare preoccupazione per i 737 bambini, di cui 519 erano minori non accompagnati. Un aspetto inquietante è la pratica di respingere minori registrati erroneamente come adulti.

Buon mercoledì. 

Nella foto: frame del video sulla rotta balcanica – The game vivere o restare

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Troppi uragani forza sei. Serve una nuova scala

Gli uragani stanno diventando così forti a causa della crisi climatica che la loro classificazione dovrebbe essere ampliata per includere una tempesta di “categoria 6” nella scala dallo standard 1 a 5, secondo un nuovo studio. Nell’ultimo decennio, cinque tempeste sarebbero state classificate in questa nuova forza di categoria 6 che includerebbe tutti gli uragani con venti superiori alle 192 miglia orarie.

Gli uragani stanno diventando così forti a causa della crisi climatica che la loro classificazione dovrebbe essere ampliata

Tali mega-uragani stanno diventando più probabili a causa del riscaldamento globale, hanno scoperto gli studi, a causa del riscaldamento degli oceani e dell’atmosfera. Il nuovo studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, propone un’estensione della scala degli uragani Saffir-Simpson ampiamente utilizzata, che è stata sviluppata nei primi anni ‘70 da Herbert Saffir, un ingegnere civile, e Robert Simpson, un meteorologo che era il direttore del National Hurricane Center degli Stati Uniti.

Rientrerebbero nell’eventuale nuova categoria 6 il tifone Haiyan, che ha ucciso più di 6.000 persone nelle Filippine nel 2013, e l’uragano Patricia, che ha raggiunto una velocità massima di 215 miglia orarie quando si è formato vicino al Messico nel 2015. Secondo gli scienziati l’oceano surriscaldato sta fornendo energia extra per intensificare rapidamente gli uragani, aiutato da un’atmosfera più calda e carica di umidità.

A oggi i cambiamenti climatici hanno già costretto all’aggiunta di un nuovo colore – viola – sulle mappe meteorologiche dell’ufficio di meteorologia australiano per tenere conto del caldo feroce, mentre proprio la scorsa settimana il programma Coral Reef Watch del governo degli Stati Uniti ha aggiunto tre nuove categorie di allarme per comprendere il crescente stress da calore sofferto dai coralli.

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Cresce il sito Cup Solidale. Concorrente del Servizio sanitario

“Prestazioni sanitarie a prezzi calmierati e senza coda”, “solita odissea per fissare le visite”, “prestazioni sanitarie troppo lente”. La rassegna stampa è ricca e articolata e la risposta suggerita è sempre la stessa: Cup Solidale. Tra le qualità del servizio sanitario privato, si sa, non manca il marketing e tra le eccellenze della comunicazione appare subito con una ricerca veloce in rete il sito cupsolidale.it, la startup di prenotazioni della sanità privata nata a Firenze nel 2017 che è diventato il portale web più usato in Italia per prenotare esami diagnostici e clinici nelle strutture private e convenzionate. È l’unico sistema di prenotazione che permette all’utente di decidere luogo, ora e prezzo della prestazione. La facilità d’utilizzo e la velocità delle risposte sono da sempre le caratteristiche distintive del progetto. Tutto privato, ovviamente.

Il sito Cup Solidale, creato da una startup fiorentina, è diventato il portale web più usato in Italia per prenotare esami medici

Il portale di prenotazione, aggregatore e comparatore web di servizi e prestazioni sanitarie, è un Cup (Centro unico di prenotazione) digitale che “verifica in tempo reale le agende e le disponibilità di strutture private e non-profit e consente di cercare, prenotare e pagare una prestazione socio-sanitaria in soli tre click evitando code e inutili attese”. I numeri che appaiono sul sito sono spaventosi: “oggi il network che ha digitalizzato il più alto numero di aziende sanitarie private italiane. Gestisce le agende online di 40.266 medici e 3.729 cliniche sparse in tutto il territorio nazionale”.

Sul sito Cup Solidale si specifica che “tutte le prestazioni sotto elencate sono ovviamente prenotabili anche tramite il Servizio Sanitario Nazionale contattando il Cup regionale di riferimento, verificando disponibilità e tempi di attesa”, sottolineando comunque che “il servizio pubblico sanitario prevede, salvo che per i cittadini esenti, il pagamento del ticket sanitario per tutte le prestazioni sanitarie specialistiche e ambulatoriali. L’importo del ticket – si legge – varia da regione a regione a seconda del tipo di prestazione”. L’osservatorio dei prezzi per le prestazioni disponibili è uno spaccato dell’Italia diseguale là dove lo Stato non mette mano alla sanità.

Dopo l’assalto alla medicina di base il business si allarga alle prestazioni ambulatoriali e specialistiche

Un elettrocardiogramma, ad esempio, ha un prezzo medio di 37,78 euro, si può fare a Salerno con 15 e tocca il prezzo massimo di 200. Una visita dermatologica a Capua Caserta costa 40 euro nonostante il prezzo medio nelle strutture private italiane convenzionate con il portale sia di 105,22, ma vi potrebbe capitare di pagarla anche 230 euro se siete particolarmente sfortunati. A Frosinone si trova una visita ortopedica che è un vero affare, a 33 euro, ma nelle 40.838 strutture convenzionate in media costa quattro volte tanto mentre in casi particolarmente sfortunati (o urgenti) si toccano i 300 euro, 10 volte tanto. Stesso discorso per una visita cardiologica più ecg: 31 euro a San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli con un prezzo medio di 107,54€ e un picco massimo di 302€. La sanità diventa un prodotto in vetrina e internet è il luogo in cui scovare l’occasione. Non possono mancare quindi i buoni sconti: sul sito ci si può iscrivere per venire informati quando tornerà disponibile il “pacchetto base analisi sangue e urine Groupon”.

“Sanità privata senza code con prezzi come ticket”

“Sanità privata senza code con prezzi come ticket”, si legge sul sito. E in effetti in alcuni casi è così. Cup Solidale è beneficiaria del progetto Integrazione MarketPlace CupSolidale – cofinanziato con fondi Por-CReO Fesr 2014 – 2020 – Bando A 2018 – Sostegno alle Mpmi per l’acquisizione di servizi per l’innovazione della Regione Toscana: un contributo totale assegnato di 33.497,90 per un investimento totale ammesso di 52.100,00 euro per sviluppare lo strumento delle Api. A gennaio di quest’anno Covisian, il Gruppo italiano leader a livello internazionale nell’offerta di tecnologie all’avanguardia e soluzioni innovative per la Customer eXperience, ha deciso di investirci. La sanità privata è in ottima salute.

 

Leggi anche: La sanità privata lancia il Family doc, partito l’assalto alla medicina di base. Padova fa da apripista col medico di famiglia a pagamento, approfittando dei buchi del Sistema sanitario nazionale

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