Ma quanto costa lo spot dell’accoglienza dei migranti in Albania fortemente voluto e rivendicato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni? Solo un esempio: tra le spese che non sarebbero state sostenute se i centri fossero stati costruiti in Italia si trovano 252 milioni di euro per le trasferte dei funzionari ministeriali.
Il protocollo firmato tra Roma e Tirana per la costruzione di centri in Albania ha costi enormi per i viaggi del personale
Openpolis ha scufrugliato tra i numeri del protocollo Italia-Albania firmato a Roma il 6 novembre 2023 per il “rafforzamento della collaborazione in materia migratoria“, ratificato poi dal parlamento italiano lo scorso febbraio. L’accordo prevede l’istituzione di due centri in Albania, uno per la primissima accoglienza (nella località di Shengjin) e l’altro con funzioni di Hotspot e centro di permanenza e rimpatrio (Cpr), a Gjader. I centri si trovano a circa 20 chilometri l’uno dall’altro, nel nord del paese. Secondo le promesse del governo i due centri dovrebbero essere operativi, seppur in modalità ridotta, tra un mese circa. Una relazione tecnica ricostruisce le spese a preventivo ipotizzando un costo di circa 650 milioni di euro in 5 anni, di cui solo una piccola parte riguarda però la gestione dei centri. È evidente – sottolinea Openpolis – che si tratti di una spesa considerevole che tuttavia non sembra utile né per favorire i rimpatri, né per migliorare la logistica dell’accoglienza o l’integrazione di coloro che vedranno riconosciuta la loro richiesta di protezione internazionale.
I costi di gestione dei Cpr si aggirano intorno ai 30 milioni di euro circa in 5 anni
Il governo sostiene che in Albania saranno accolte 3mila persone al mese, per un totale di 36mila persone l’anno. In effetti anche il protocollo fa riferimento a questa cifra, indicandola però come limite massimo e non come la presenza media. Le cifre sollevano dubbi. Nella manifestazione d’interesse pubblicata dal ministero dell’interno per la gestione delle strutture, si parla di una capienza massima poco superiore a mille persone, di cui 880 nell’hotspot e 144 nel Cpr. In quel documento si stima un costo massimo di 34 milioni di euro l’anno per la gestione delle due strutture: una cifra molto alta, anche se distante dai 650 milioni di costi complessivi. Secondo la relazione tecnica però la spesa effettiva, calcolata sui costi storici per la gestione di strutture di questo tipo, dovrebbe aggirarsi interno ai 30 milioni di euro circa in 5 anni (4,4 milioni di euro nel 2024 e 6,5 milioni l’anno tra 2025 e 2028).
252 milioni servono solo per le trasferte dei funzionari dei ministeri coinvolti
Openpolis sottolinea come rimangano oltre 600 milioni di euro che non riguarderebbero spese di gestione. Alcune di queste voci di costo – scrive Openpolis – sarebbero state forse simili se i centri fossero stati costruiti in Italia. Parliamo ad esempio dei costi per la realizzazione e la manutenzione delle strutture. La dislocazione in Albania prevede 95 milioni di euro per il noleggio delle navi, di quasi 8 milioni di euro di assicurazioni sanitarie per operatori italiani in missione all’estero e di ben 252 milioni di costi per le trasferte dei funzionari del ministero dell’interno, della giustizia e della salute. Una cifra enorme, circa 138mila euro al giorno, è infatti necessaria a pagare viaggi, diarie, vitto e alloggio del personale interforze, dei funzionari prefettizi, di quelli del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), del personale sanitario di frontiera (Usmaf) e di quello dell’istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti (Inmp).
A questo si aggiunge l’illogicità delle identificazioni che dovranno avvenire sulle navi, oltre ai trasbordi tra Albania e Italia nel caso in cui le richieste dei richiedenti asilo vengano accettato. E le complicazioni sugli eventuali rimpatri.
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