Io davvero sono curioso di sapere quale fosse il rischio. Sono curioso, al limite della pretesa, di leggere la relazione di servizio che mi sveli come l’inviato di Striscia La Notizia Luca Abete potesse essere talmente pericoloso con un microfono in mano mentre si avvicinava alla ministra Giannini da meritarsi botte e spintoni degni di un branco di buttafuori all’ingresso di una discoteca. Sono curioso di sapere il nome e il cognome di quel poliziotto che alza le mani tirandogli un pugno, di sapere quale scusa abbia da raccontarci e vorrei sapere cosa ne dice la questura. Soprattutto mi piacerebbe sentire lei, la ministra, dire che davvero anche lei è d’accordo con noi nel ritenere questi quattro turbosbirri indecenti per un democrazia e per lo stesso corpo della Polizia di Stato. Perché se non riescono a trattenere la bava davanti alla telecamera di una trasmissione di milioni di telespettatori mi vengono i brividi nell’immaginare cosa potrebbero fare a fari spenti.
Vorrei sapere perché ogni volta che capita una visita di un potente di turno ci sia qualcuno che la vive come palestra di prepotenza e c’è sempre qualcuno che gioca a fare il soldatino credendo di meritare così qualche elogio al posto di un sonora nota di demerito.
Patetici potenti con patetiche scorte manesche. Dario Fo ci avrebbe fatto una scena da morir dal ridere. Ma così non fa ridere per niente.