Ci si risiamo. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), strumento cruciale per sostenere la ripresa dell’Italia, rischia di trovarsi in una situazione opaca e fuori controllo. Lo sostiene per l’ennesima volta l’ultimo rapporto di Openpolis. A giugno di quest’anno, su una spesa totale prevista di 191,5 miliardi di euro, risultavano impiegati solo 49,8 miliardi, pari al 26% del totale. Un dato che già da sé mette in luce la gravità della situazione. Eppure il Pnrr richiederebbe una rigorosa e puntuale trasparenza: senza una chiara comunicazione delle spese, infatti, risulta impossibile capire quali progetti abbiano raggiunto gli obiettivi previsti e quali siano in ritardo.
A questo proposito, Openpolis ha chiesto tramite il Freedom of Information Act (Foia) il dettaglio delle spese del Pnrr, una richiesta che il governo ha finora rifiutato di soddisfare. Il ministero ha risposto solo parzialmente, sostenendo che i dati definitivi sarebbero stati disponibili solo “in esito al completamento del processo di verifica”. Una dichiarazione vaga, che di fatto impedisce la verifica puntuale dei singoli progetti in corso. Peccato che la risposta sia contro la normativa italiana che richiede che i dati siano resi pubblici ogni 90 giorni.
Opacità e ritardi: il governo nasconde i dati del Pnrr
Un altro punto di attenzione sollevato da Openpolis riguarda il sistema Regis, la piattaforma ufficiale per monitorare l’avanzamento del Pnrr. Qui la scadenza per la pubblicazione dei dati sulle spese è stata ampiamente superata: anziché essere aggiornati ogni 90 giorni, a oggi – dopo 187 giorni dall’entrata in vigore della norma che ne regolamenta il monitoraggio – i dati non sono ancora disponibili. Questa mancanza di informazioni è ancor più grave se si considera che, senza la possibilità di un monitoraggio puntuale, non è possibile sapere quali regioni o settori siano più in ritardo rispetto agli obiettivi previsti.
L’ultimo aggiornamento aggregato risale all’inizio del 2023, e già in quella sede erano emersi ritardi preoccupanti. Su un totale di 202 progetti, solo il 33% risultava in linea con la tabella di marcia. Il restante 67% era invece caratterizzato da rallentamenti significativi, soprattutto in settori come la digitalizzazione della pubblica amministrazione e le infrastrutture per la mobilità sostenibile. Progetti chiave, come la realizzazione di nuove reti per i trasporti pubblici e la digitalizzazione degli enti locali, registravano avanzamenti ben al di sotto delle attese.
Le conseguenze dei ritardi
La distribuzione dei fondi tra nord e sud Italia rappresenta un ulteriore aspetto problematico. I dati aggregati non consentono infatti di capire se le risorse siano effettivamente state allocate nelle aree più in difficoltà, come previsto inizialmente. Questo rende difficile verificare se il Pnrr stia realmente contribuendo a ridurre il divario economico tra le regioni italiane, un obiettivo fondamentale stabilito fin dalle prime fasi del piano. Senza dati dettagliati, risulta impossibile valutare se le regioni del sud stiano beneficiando in misura adeguata degli investimenti previsti, o se al contrario siano state penalizzate dai ritardi.
Secondo Openpolis, il ritardo nella pubblicazione dei dati può essere letto come un segnale di disorganizzazione all’interno dell’amministrazione pubblica ma può anche sollevare dubbi sulla reale capacità di governo nel gestire una somma così ingente di fondi europei. La mancata trasparenza compromette non solo la fiducia dei cittadini ma anche quella delle istituzioni europee, che richiedono un resoconto chiaro e preciso per verificare l’efficacia delle risorse stanziate.
La verifica dei progetti – conclude Openpolis – è l’unico modo per evitare che i ritardi si trasformino in fallimenti ma senza una corretta pubblicazione dei dati non è possibile stabilire quali interventi abbiano successo e quali siano invece destinati a rimanere incompiuti.
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