L’aspetto più incredibile è che venga preso sul serio. È vero che la stampa ha l’obbligo (e la missione) di seguire la politica e quindi un decreto uscito dal Consiglio dei ministri bisogna pur fingere di prenderlo sul serio, ma che il Ponte sullo Stretto di Messina «salvo intese» possa diventare un «annuncio storico» sulle pagine dei giornali è roba da Istituto Luce.
Il decreto per un’urgenza che è urgente dal 1971
Matteo Salvini, il ministro alle Infrastrutture, festeggia con un video. C’era da aspettarselo: Salvini da sempre crede che la politica si declini annunciando una decisione convinto che tutto il resto (effetti, funzionamento, conseguenza) siano solo fastidiosi effetti collaterali che guastano la sua propaganda. Qualcuno (troppo pochi) fa notare che l’utilizzo del decreto sia ingiustificato per un’urgenza che è urgente dal 1971 e sottolinea quel «salvo intese» che qualcuno (le malelingue dicono sia Giorgia Meloni in persona) ha voluto aggiungere come bromuro.
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✅ Qui Roma, APPROVATO in Consiglio dei ministri il DECRETO PONTE.
Giornata storica: dopo tanti anni di disfattismo e sfiducia, questo governo riaccende il progetto del Ponte sullo Stretto, che collegherà la Sicilia con la Calabria, il resto d’Italia e l’Europa. (1/2) pic.twitter.com/h6SVHz7LTQ
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) March 16, 2023
Nel 2013 la società è stata messa in liquidazione
Il tema del Ponte sullo Stretto (qui lo mettiamo maiuscolo solo per onorarne la memoria) poggia sulle friabili fondamenta di un’idea che ha circa un secolo e un progetto che supera i 50 anni. La legge 1158 del 1971 (Salvini nascerà due anni dopo) prevedeva la costituzione di una società che avrebbe dovuto progettare e costruire e gestire il ponte. Nel 2013 l’hanno messa in liquidazione. Ma poiché in questa stiracchiata rincorsa all’annuncio anche le liquidazioni risultano lunghissime, la Stretto di Messina Spa sta ancora là, pronta a riaprire di corsa gli scatoloni.
L’ultima stima dei costi è salita a 7 miliardi di euro
Si riparte dal progetto del Cipe del 2003 (stima dei costi nel 2006: quasi 4 miliardi di euro) aggiornato dal governo Berlusconi nel 2008. Nel 2009 i costi sono di 6,3 miliardi e nel 2011 il progetto definitivo viene approvato da un altro governo Berlusconi. Arriva Mario Monti e decide che non se ne fa nulla. Intanto 300 milioni di euro si sono spesi per gli annunci e per i contenziosi. Una campagna elettorale semi-permanente costosissima. L’ultima stima dei costi è salita a 7 miliardi di euro (appare sul sito di Webuild di Pietro Salini) ma sono in molti a pensare che il preventivo finale sarà più sostanzioso.
Secondo il ministro non esiste alcun rischio sismico…
Il ministro Salvini, sempre prodigo di promesse e rassicurazione, dice alla stampa che non esiste nessun rischio sismico e che coinvolgerà «le migliori università». A proposito di università e di rischio sismico, nell’ambito del progetto “Analisi multidisciplinare della deformazione intorno a strutture tettoniche attive” dell’Università di Catania, uno studio italo-tedesco scrive che «le esplorazioni geofisiche sottomarine con una risoluzione senza precedenti forniscono nuovi vincoli sull’architettura strutturale e la sismotettonica dello Stretto di Messina, la regione sismicamente più pericolosa d’Italia». Niente di nuovo rispetto ai pareri di rinomati studiosi in tutti questi anni. Ma approfondire, si sa, è spesso nemico del poter annunciare. L’economista Marco Ponti sul quotidiano Domani ad agosto del 2022 scriveva di come l’opera avrebbe più costi che benefici.
La mancanza di vergogna di chi ancora esulta o ci crede
Ma quindi che festeggia Salvini? Il decreto assegna al ministero dell’Economia e delle Finanze il ruolo di azionista di maggioranza della società Stretto di Messina SPA, con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a cui sono attribuite funzioni di controllo, di vigilanza tecnica e operativa. Il testo del decreto inutile cercarlo, da Palazzo Chigi fanno sapere che «sono necessari approfondimenti tecnici». Approfondimenti necessari, badate bene, solo per scrivere il decreto. Sempre a proposito di fattibilità reale e di esultanza sconsiderata. Qualcuno ha notato anche come non ci sia stata nessuna conferenza stampa. Nonostante questo governo (come tutti i governi) ami parlarsi addosso a cospetto dei giornalisti, la «giornata storica» è rimasta striminzita in un comunicato stampa ed è esondata solo nei festaioli profili social del ministro Salvini. Accanto a lui, dai suoi colleghi di governo, nemmeno un refolo di vento. Ma quest’ultimo balletto intorno al fantasma del Ponte sullo Stretto (che per l’ennesima volta riapre solo gli uffici del vecchio carrozzone statale che gli sta intorno) non ha nulla di nuovo. La vera novità è la mancanza di vergogna di chi, un secolo dopo, lo usa ancora come propaganda e di chi, un secolo dopo, ha lo stomaco per aprirci il proprio giornale.
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