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Prego, si accomodi all’uscita

Nella direzione di ieri del Pd Elly Schlein ha descritto un punto fondamentale che manca a questa opposizione: trovare punti comuni. È una pratica che sembra sconosciuta ai partiti che si oppongono a questo governo battagliando più contro gli altri partiti della minoranza che contro le pericolose idee di un governo che odia i poveri, odia i magistrati, odia la comunità LGBTQ+, odia i sindacati, odia i dipendenti pubblici, odia gli antifascisti e odia l’opposizione.

Non ci vuole molto a intuire che l’idea di Schlein sia quella di costruire un campo progressista che tenga insieme il M5S, Verdi e Sinistra e tutti coloro che credono che esista un’alternativa politica all’ammucchiata di postfascisti, sovranisti, liberisti travestiti da liberali e compagnia cantante. Le scelte da poter prendere sono due. Si può decidere di continuare sulla strada dei distinguo, ognuno concentrato sul proprio orticello regalando a Meloni una prateria di governo per i prossimi anni oppure ci si può prendere la responsabilità di riconoscersi diversi ma con l’impegno di costruire un’alternativa. Tertium non datur.

Rimane nel Pd l’atavico problema di una minoranza interna che tutti i giorni rinfocola le critiche della destra per logorare la propria segreteria e i possibili alleati. “Se a qualcuno questa linea non piace lo ammetta e non trovi altre scuse”, ha detto Schlein. Ci permettiamo di aggiungere un frase: vadano dove devono andare, insieme alla destra. Il campo sarà più chiaro e il Paese ne gioverà.

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