Sempre preso dalla sua comunistofobia ieri Matteo Salvini ha pensato bene di celebrare la caduta del muro di Berlino scrivendo sui suoi social: “Trentaquattro anni fa cadeva il Muro di Berlino, che avrebbe visto da lì a poco la fine del regime comunista sovietico. Un simbolo di Libertà e Democrazia, contro le violenze e le oppressioni dei diritti. Ricordare per non dimenticare: mai più dittature”.
Ieri il vicepremier Matteo Salvini ha pensato bene di celebrare la caduta del muro di Berlino scrivendo sui suoi social
Al ministro dei Trasporti sfugge da sempre la regola che la credibilità di un messaggio dipenda anche dall’autorevolezza del messaggero e così diventa impossibile non cogliere alcune incongruenze all’interno della sua declamazione. Viene da chiedersi ad esempio come possa essere che il regime comunista sovietico sia “finito” se i giornali della sua parte politica lo vedono tutti i giorni vivissimo nell’incarnazione di Putin. La Russia (così come Putin) diventa comunista e poi “faro nel mondo” (parole della stesso Salvini quando era amicissimo del presidente russo) una decina di volte al giorno, avanti e indietro.
Sfugge anche come possa celebrare la fine di un muro lo stesso politico che si eccitava all’idea che Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia chiedessi un muro a testa in giro per l’Europa. “Se ben 12 Paesi Europei con governi di ogni colore chiedono di bloccare l’immigrazione clandestina, con ogni mezzo necessario, così sia. L’Italia che dice?”, chiese Salvini nell’ottobre del 2021. Per non parlare del muro che Salvini (e Meloni) sognerebbero di piantare sulle coste del Mediterraneo La domanda è scontata: “Se Salvini vuole i muri e contemporaneamente celebra la caduta di un muro che sembra”.
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