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Quei 1.500 camion bloccati a Rafah

Sono almeno mille e cinquecento (1.500) i camion carichi di aiuti umanitari per la popolazione di Gaza bloccati al valico di Rafah. Bloccati perché gli è impedito di entrare nella Striscia dove la popolazione – secondo il Wto – si appresta a contare almeno altri 75mila morti per fame e per sete. 

Le immagini dei mezzi costretti al fermo le ha mostrate Meri Calvelli, cooperante della ong Acs, giunta al valico di Rafah assieme alla delegazione italiana che chiede il cessate il fuoco immediato e l’ingresso nella Striscia di aiuti umanitari senza alcuna limitazione. 

Su Gaza cadono bombe e pochi (pochissimi) aiuti umanitari dal cielo. Lo Stato di Israele evidentemente crede che per sconfiggere Hamas sia necessario impedire l’ingresso di cibo per salvare la gente stremata. Impossibile sapere cosa c’entri con la strategia militare del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu affamare la gente già stracciata. 

Gli operatori umanitari fanno l’elenco di cose semplici che Israele non ha fatto per facilitare l’arrivo degli aiuti: consentire forniture essenziali sufficienti, aprire prima i punti d’ingresso e rispettare le minime condizioni di sicurezza per i convogli e gli operatori umanitari e i loro uffici, che invece vengono attaccati. Israele, inoltre, continua a respingere regolarmente le richieste umanitarie di far entrare altre fonti di energia come i pannelli solari, i generatori e le batterie. I civili palestinesi muoiono per cause evitabili: bombardamenti, mancanza di acqua e cibo, diffusione di malattie, assenza di cure mediche.

Il blocco israeliano è una forma di punizione collettiva e un crimine di guerra. Anche se scriverlo offende qualcuno. 

Buon mercoledì. 

Nella foto: i camion bloccati a Rafah da Pagina esteri

 

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