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Quel diritto internazionale che rovina la festa

Se la “credibilità internazionale” diventa uno slogan di cui riempirsi la bocca per scaldare la propaganda va a finire sempre così, com’è accaduto ieri alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che scaldava già la penna per firmare oggi il fatidico “memorandum con l’Albania”. L’idea di costruire in trasferta due centri per il rimpatrio nel territorio albanese che costerebbero come tutti i Cpr italiani è stata stoppata dalla Corte costituzionale albanese che ieri ha annunciato la sospensione delle procedure parlamentari per l’approvazione dell’accordo. 

La Corte è stata chiamata in causa da due ricorsi presentati separatamente dal Partito democratico albanese e altri 28 deputati schierati a fianco dell’ex premier di centrodestra Sali Berisha. Nel ricorso si sostiene che l’intesa viola la Costituzione e le convenzioni internazionali alle quali l’Albania aderisce. I ricorsi avevano evidenziato i potenziali limiti imposti dal diritto internazionale senza contare le denunce pubbliche delle organizzazioni che si occupano di diritti umani. La presidente della Corte, Holta Zaçaj ha spiegato che «il collegio dei giudici riunitosi oggi ha considerato che i ricorsi presentati rispettano i criteri richiesti, ed ha deciso di esaminarli in seduta plenaria». Tutto fermo quindi fino a quando la corte non si esprimerà con un verdetto. Secondo la legislazione albanese, la Corte costituzionale dovrebbe prendere una decisione entro tre mesi dalla data della presentazione del ricorso, quindi, entro il prossimo 6 marzo.

Ancora una volta quella “rottura” del diritto internazionale mette i bastoni nelle ruote alla ferocia. E siamo solo all’inizio. 

Buon giovedì. 

Nella foto: Il primo ministro albanese Edi Rama e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni siglano il memorandum Italia-Albania sull’immigrazione, Roma, 6 novembre 2023 (governo.it)

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