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Quella orrenda tentazione di fare fuori il controllore

Una delle principali preoccupazioni del governo è esautorare la Corte dei conti dal controllo dello stato di avanzamento del Pnrr. È già pronto l’emendamento al decreto Pa che abolisce il “controllo concomitante” dei giudici contabili sull’utilizzo dei fondi del Piano, cioè il meccanismo di monitoraggio “in itinere” da parte della Corte sui “ritardi” e sulle “irregolarità gestionali” nell’attuazione del Piano, introdotto dal decreto Semplificazioni del 2020 e attivabile su richiesta delle commissioni parlamentari.

Contemporaneamente verrà prorogato lo scudo erariale. “La norma – si legge nelle bozze – chiarisce che il dolo va riferito all’evento dannoso in chiave penalistica e non in chiave civilistica”. “Inoltre, fino al 31 luglio 2021, si limita la responsabilità dei soggetti sottoposti alla giurisdizione della Corte dei conti in materia di contabilità pubblica per l’azione di responsabilità al solo profilo del dolo per le azioni“. Significa che saranno perseguibili le ipotesi di danno erariale sono in caso di dolo, e quindi commessi in modo intenzionale. Gli altri casi, quelli colposi – cioè i reati commessi senza esplicita volontà – non saranno perseguibili. Una misura che secondo l’associazione di giudici e pm contabili “ha aperto uno spazio di impunità che va a vantaggio del funzionario infedele e di chiunque sperperi le risorse pubbliche”.

La baruffa è cominciata quando a inizio maggio il Collegio del Controllo concomitante della Corte dei conti ha messo nero su bianco il “serio pericolo” che il governo non raggiungesse gli obiettivi del Pnrr. Il ministro Fitto aveva risposto scrivendo una lettera a Il Sole 24 Ore in cui non spiegava – come ci si aspetterebbe – il ritardo ma contestava il controllore. Ora hanno fatto di meglio: l’hanno abolito.

Buon giovedì.

Nella foto: il ministro Fitto, frame del video della conferenza stampa sul Pnrr, 31 maggio 2023

 

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