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Quello strano senso dell’opposizione

Ieri Daniela Santanchè repeteva ai colleghi e a ai giornalisti di essere stata “rifiduciata”. Ne sono meno convinti i parlamentari della Lega che tra di loro a voce bassa temono di diventare come “quelli che hanno votato Mubarak”. Tutti sanno che al di là del voto di ieri in Senato a determinare la traiettoria della ministra sarà soprattutto l’iter giudiziario. È curioso: proprio coloro che denunciano l’invasione di campo della magistratura hanno silenziosamente deciso di affidare alla magistratura l’eventuale rimozione di una ministra. È solo l’ennesima ipocrisia.

A presiedere la seduta c’è Ignazio La Russa. Quel La Russa che negli affari di Santanchè c’entra eccome e che una diversa sensibilità istituzionale avrebbe dovuto consigliare di lasciare – almeno iei – in disparte. È solo l’ennesima sbavatura, del resto. La ministra si inerpica in un’orazione contro gli “pseudogiornalisti” ma prevedibilmente non spiega niente di più delle bugie già dette in Aula. Lo schema della difesa della maggioranza è sempre lo stesso: la Santanchè imprenditrice, dicono, non c’entra nulla con la Santanchè politica. Ragionamento curioso visto che è la stessa destra che attacca Elly Schlein per le sue scelte di guardaroba. È solo l’ennesima coerenza.

In questo brutto spettacolo si distinguono Matteo Renzi e Carlo Calenda – per una volta d’accordo – che danno lezioni di opposizione. Dicono i due che preferiscono non votare la sfiducia a Santanchè perché “non ha senso una mozione di sfiducia sapendo che non passerà”. Immaginiamo che alla luce del loro capitale elettorale non parteciperanno alle prossime elezioni, visto che non hanno nessuna possibilità di vincerle. Anzi, a questo punto potrebbero dismettere anche l’abitudine di depositare proposte di legge sapendo che non passeranno mai. Loro saranno quelli che “si sono astenuti su Mubarak”.

Buon giovedì.

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