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Quotidiano Di Sicilia sullo spettacolo “Falcone, Borsellino e le teste di minchia”

(fonte)

Lo spettacolo, organizzato dalla Fondazione Fava, in collaborazione con il Piccolo Teatro di Città, è dedicato ai due magistrati

“La parola contro le mafie funziona. Questo significa che possediamo tutti le armi per combatterle”. La tagliente e profonda lingua di Giulio Cavalli ci ricorda che di mafia bisogna parlare, che sulla mafia bisogna riflettere, capire, domandare. E che la memoria va esercitata, sempre. Lo fa dal palco del Piccolo teatro di Catania dove ha portato in scena lo spettacolo “Falcone, Borsellino e le teste di minchia”.

Lo spettacolo al Piccolo Teatro 

Lo spettacolo, organizzato dalla Fondazione Fava, in collaborazione con il Piccolo Teatro di Città, è dedicato ai due magistrati: un monologo pungente che deride le mafie e che porta avanti, al contempo, quella mai sopita esigenza civile di scoprire la verità ancora nascosta sulle stragi del 1992 e su quello che ne è conseguito.

Voce e chitarra per esercitare la memoria 

Accompagnato dalla chitarra suonata da Enzo Pafumi, Cavalli inchioda lo spettatore alla sedia, lo coinvolge e lo bombarda di parole, aneddoti, riflessioni su Cosa nostra, sull’assuefazione di un popolo, quello italiano, capace di indignarsi ma anche di fare dei boss mafiosi modello. Quanto meno televisivo. Cavalli porta in scena, dunque, il teatro civile di Pippo Fava, che ha lasciato un segno indelebile, un messaggio potente e attuale e che sopravvive al giornalista e ne accompagna la memoria.