A Mafiopoli è una settimana di brezza fresca e di attività multiforme. E questo è strano. Ma neanche troppo. Perché con l’arrivo dei primi freddi quei quattro stracci di neuroni orfani mafiusi si sgranchiscono le gambe e si registra un’impennata di attività cerebrale. Rispetto al nulla, quel nulla storico che portava a progettare quelle idee meravigliose: la Sicilia in provincia dell’America, Salvatore Giuliano chierichetto a Portella della Ginestra o Cianciamino sindaco illuminato. Quelle idee meravigliose che hanno portato lo Stato di Stallo dello Stato Stallo contemporaneamente in cima al mondo e in fondo ai cassetti del segreto di stato. E allora questa settimana di invenzioni balistiche e ballistiche c’è quella frizzantezza, quella frizzantezza come di ortiche nelle mutande, che solo con “il cervello di gallina” di zio Binnu ci eravamo abituati a commentare.
– Comunicazione di servizio: a causa degli evidenti limiti di comprensione dovuti al mezzo radiofonico comunichiamo che l’espressione “cervello di gallina” rivolta a zu binnu Bernardo Provenzano viene radiofonicata con un virgolettato attribuibile con certezza ad una dichiarazione del ligio Liggio. Ed è quindi inquerelabile. Riponete la vostra penna di osso nel borsello e buon proseguimento.
Settimana di neuroni che fanno il bagno nudi a mezzanotte anche per le cape marce dei capi dei Capalesi. Gomorra si sveglia con qualche arresto di periferia, uno addirittura si pente. E quando l’Oreste Spagnuolo dei capalesi si pente per i Capalesi ma per tutti i cittadini di Mafiopoli arriva dritta una stretta al cuore. Perché il pentimento e la dissociazione, lo dice anche Riina U’Curtu, sono sempre cose da non dire e da non fare.
– R: Questi Signori Pentiti sono gestiti
– G: da chi?
– R: lei mi può dire da chi? Da chi ha il comando di gestirli, Signor Presidente. Chi ha il comando di gestirli li gestisce. E li gestisce in un modo tale che quello che dice uno, dicono tutti, perché sono abbraccio, perché camminano a braccetto, perché c’è chi li gestisce. Lei se mi dice a me chi li gestisce, ma questo io non lo so chi li gestisce, ma certament ,sono gestiti. Quindi un giorno, diciamo tanti anni fa, erano nel terrore questi, oggi mettono una firma,lei sa, che con una firma si esce di carcere, si prendono i soldi, si prendono i mesati, si prendono le schifezze, si prendono le ville, quindi certamente tutti cercano di fare i pentiti o tutti cercano di pentire accusando agli altri innocentemente. Signor Presidente, qua bisogna invece guardare e scendere nel profondo dei pentiti, i pentiti devono portare riscontro Signor Presidente, i pentiti non servono a dire, oppure lei mi viene a dire a me, ma è più di uno che lo dice, Signor Presidente. Ma cos’è più di uno che sono tutti abbraccio, che sono gestiti.
Ipse dixit Riina Totò sui pentiti piaga sociale del welfare di Mafiopoli. Pentiti di qua pèntiti di là. Questa libera circolazione di pentiti proveniente dalla Cina sta distruggendo la nostra economia.
Ma Sandrocàn Schiavone non sembra preoccupato del pentimento di Spagnuolo. Dal suo carcere di minima sicurezza quattro vani più cucina abitabile invia fax e comunicati stampa per minacciare di minacciare Saviano di villipendio alla camorra. E nel suo ufficio presidenziale delle patrie galere invia messaggi di distensione e ostensione che i giornalicoli riprendono senza sosta. Tempi d’oro per mafiopoli dove i boss si offendono per villipendio, tempi memorabili a diramare ansa e preparare per il Saviano il cappotto di legno. “ E’ giusto così!” urlano i cittadini antisavianesi mentre nuotano nel muco capalese, “è giusto così!, Saviano se l’è cercata! Il suo libro Gomorra ha rovinato l’immagine del paese, ha abbassato le vendite di cornetti al mattino e per colpa di Gomorra ha anche piovuto meno! Abbasso Gomorra!” gridano i giovani mitomani del vecchio Iovine fuori dalla scuola istituto professionale per diventare picciotti e merda in quattro anni. E Sandrocàn e tutti i cerebrolesi dei capalesi ridono. Ridete, ridete. Avete sputato su Gomorra e siete quasi promossi a Gomerda.
Intanto nella capitale di Palermo della Sicilia provincia di Mafiopoli c’è preoccupazione. Perché i dipendenti pubblici si sono infiltrati nelle famiglie e a forza di riempire gli uffici dai cugini di primo grado fino agli amanti del panettiere di fiducia, alla fine negli uffici della regione ci è toccato triplicare le macchinette del caffè. Problemi grossi. Sembrava impossibile fare meglio di Vasa Vasa Cuffaro, il bacetto rotante più pericoloso del west, ma Lombardo (che come si evince dal cognome è un mafiopolitano mitteleuropeo) sta facendo meglio. Il buon Giovanni Ilarda (detto altresì il Brunetta di Sicilia per l’impegno antifannullonico ma soprattutto per le dimensioni…) mentre si distrae per soffiarsi il brunetto naso d’inciampo per sbaglio fa assumere la figlia. “A Mafiopoli le distrazioni si pagano care!” si difende. Ma le pagano sempre gli altri, dice il proverbio. Il sindaco Cattarratta della famigli di Cammarata scivola su una buccia di banana e ci butta dentro il figlio, e poi una Misuraca (parlamentare) e uno Scoma (assessore di Lombardo), con un Davola (ex autista di Polverina Micciché) e con un Mineo (figlio di un deputato regionale). Quasi tutti sono negli staff degli assessori. E per completare in bellezza e senza schifo sopra alla torta c’è pure Rosanna sorella dello Schifani. Tempi floridi tra le macchinette del caffè.
A Milano in provincia di Mafiopoli invece la mafia non esiste. L’aveva detto il prefetto Rossano fin dal 1992. Tant’è che il ligio Liggio era a Milano solo perché voleva bersi un campari in galleria. E ancora oggi non esiste ripete lieta la Letizia sindaco. “Milano che lavora!” dicono gli amministranti amministratori sul palco della piazza con due fustini al posto di uno. “ma allora perché il Marras (che sulla sfighina penale ci ha tentato omicidio, sequestro di persona, furto e rapina), perché il Marras stava con la ruspa nel cantiere del parcheggio tra la piazza del conDuomo fiscale e la Scala? Nel cantiere del Gavio autostradale? Perché” chiede lo scemo del villaggio con il berrettino per la moneta in mano.
A Milano che lavora scende il silenzio. Un silenzio breve. Di quelli milanesi. Un silenzio fast food con doppio bacon.
“non c’entra nulla!” urla il principe Cacchiavellico mentre poggia la prima pietra per l’inaugurazione del ponte da Messina all’ex banca Rasini. “Il Marras ha preso un senso unico e stava facendo manovra per l’inversione a u!” e giù un applauso a reti mafiopilotate.
A Partinico in provincia di Mafiopoli è finalmente tornato all’ovile Michele Ditale della stirpe di Fardazza. E il comitato di benvenuto ha stappato quattro bottiglie del vino quello doc di Partinico, che più invecchia e più si fà buono, fino addirittura all’ergastolo. Quattro tappi in aria per il benvenuto. E intanto lì di fianco a Borgetto quattro colpi entrano nella camicia del saltellante Salto (delfino di Caccuglia della stirpe dei Raccuglia). Sarà un caso? Chiedono i maligni. Sarà un caso? Chiedono i benigni. Fatevi i cazzi vostri. Rispondono in coro gli ambasciatori mafiopilotati.
Settimana ricca a Mafiopoli, settimana di brezza fresca e di attività multiforme. “Non preoccupatevi!” dice il principe cacchiavellico, “è solo una settimana d’ansia! Normalizzeremo tutto quanto prima!” e torneremo tutti insieme a mangiare carne, cavalcare carne e comandare carne. Alla Mafiopolitana.