A cena, andava al ristorante “Al pescatore” di Ostia. Ma solo con pochi amici fidati. Gli incontri d’affari li teneva invece in strada, dalle parti del Vaticano o alla Garbatella, come fossero chiacchierate fra amici. Raffaele Cinuzzo Urso faceva di tutto per non apparire un boss in missione nella Capitale. E che boss, l’ambasciatore del superlatitante Matteo Messina Denaro. Però, questo distinto signore residente a Campobello di Mazara amava comunque apparire, su Facebook: pubblicava spesso selfie con i suoi quadri e l’amato tavolo da biliardo, oppure si fotografava in bicicletta o a passeggio con un bellissimo cane razza Collie. Cinuzzo Urso è l’uomo del mistero, “è un gran massone” dicevano di lui nelle intercettazioni dei carabinieri del comando provinciale di Trapani.
Da due mesi, ormai, è in carcere, e non ha detto una sola parola davanti ai giudici, nella migliore tradizione mafiosa. Per provare a comprendere quale rete di relazioni avesse nella Capitale, bisogna ripercorrere centinaia di ore di intercettazioni e i pedinamenti fatti a Roma dai carabinieri del Ros. Un viaggio, in particolare, è finito all’attenzione del procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dei sostituti Carlo Marzella e Geri Ferrara.
Fra il 7 e il 10 marzo 2016, Urso si trova nella Capitale per una serie di incontri. Prende una camera all’hotel “I triangoli – Best Western”, nella zona dell’Infernetto. E accompagnato da Mimmo Nardo, un siciliano trapiantato a Roma da molti anni, vede alcune persone. Le fotografie dei carabinieri ritraggono Urso a colloquio con un calabrese di Villa San Giovanni, all’interno di un locale in ristrutturazione di via Simone de Saint Bon, dalle parti del Vaticano. Poi, poco prima dell’ora di pranzo, il boss entra nella discoteca Atlantico, all’Eur, e incontra un altro uomo, che è risultato impegnato nel settore della sicurezza. Assieme, vanno a pranzare al ristorante “Molo 9/12”, alla Garbatella. I ragazzi della sezione Anticrimine di Roma si fingono turisti e continuano a fotografare, mentre i colleghi del nucleo Investigativo di Trapani intercettano i telefoni. In alcuni incontri, fa capolino anche una misteriosa donna. E poco prima di una cena a Ostia, un uomo che scende da un’auto presa a noleggio. Poi, un altro giorno, il boss si intrattiene a parlare con un ex comandante dell’Alitalia, sul viale di Castel Porziano.
Cosa legano tutti questi personaggi all’ambasciatore di Messina Denaro a Roma? Anche Nardo è un nome interessante, a metà degli anni Novanta gestiva una società che forniva guardie del corpo e veline al bel mondo dello spettacolo romano, e intanto spacciava droga, avrebbe fornito pure un documento falso a Messina Denaro.
Una sera, invece, Cinuzzo Urso va a cena al Pescatore con un’amica imprenditrice di Frosinone, Sivia Mirabella, che ha un sogno, entrare in una loggia massonica. E allora Urso chiede a un massone di Campobello, iscritto alla loggia “Domizio Torrigiani” del Grande Orientale d’Italia. La pratica va a buon fine.
Il 19 maggio dell’anno scorso, i carabinieri hanno fotografato l’imprenditrice nella sede romana della “Stella d’Oriente”, il centro polifunzionale Casa Nathan, che si trova in piazzale delle Medaglie d’Oro. «Si tratta di un’organizzazione paramassonica di origine statunitense», hanno scritto i magistrati. «Sai, la cerimonia solo per me è stata fatta», si vantava lei. E il massone che l’aveva raccomandata commentava: «Ti sembra poco questo?». Cinuzzo Urso era soddisfatto: «Il favore lo hanno fatto solo ed esclusivamente per lui, si stanno facendo miracoli per te».
(di Salvo Palazzolo, fonte)