Occhio per occhio, dente per dente. Anche la Rai diventa il campo di battaglia dove applicare la legge del taglione e così qualcuno dalle parti del governo deve avere pensato che per vendicare la cancellazione del programma di Filippo Facci non ci fosse niente di meglio che fare lo stesso con Roberto Saviano. Ieri è stata annunciata la sospensione del programma di Roberto Saviano che sarebbe dovuto andare in onda su Rai 3 a partire dal mese di novembre. Il titolo della trasmissione avrebbe dovuto essere “Insider, faccia a faccia con il crimine”.
La decisione è stata presa dall’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio dopo aver preso atto di alcune affermazioni rivolte, di recente, dallo scrittore al vicepremier Matteo Salvini, rispetto alle quali Forza Italia ha presentato un’interrogazione in commissione di Vigilanza Rai, chiedendo la sospensione del programma. Alla base della decisione assunta in viale Mazzini ci sarebbe la considerazione che il linguaggio usato ripetutamente dal giornalista non sarebbe compatibile con il Codice etico cui s’ispira il servizio pubblico.
Ieri è stata annunciata la sospensione del programma di Roberto Saviano che sarebbe dovuto andare in onda su Rai 3 a novembre
“È davvero incredibile: in questo Paese – scrive il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni – si pone un problema di par condicio nel servizio pubblico radio-tv, sempre più occupato dal governo e dalla maggioranza e cosa fanno i vertici Rai? Invece di affrontare questo scandalo pensano bene di equiparare la vicenda dell’impresentabile Facci con lo scrittore Roberto Saviano colpevole di esprimere le proprie idee sul ministro Salvini”.
Elly Schlein, segretaria del PD che ha chiesto di portare il caso Saviano in Commissione antimafia, osserva come il Governo “non prenda sul serio la lotta alla mafia riuscendo nel giro di due giorni ad attaccare Don Ciotti da sempre impegnato nel contrasto alla criminalità organizzata e a cancellare quattro puntate di Insider (già registrate) contro le mafie di Roberto Saviano come vendetta perché e’ saltata la striscia di Facci”.
A Saviano è contestata la definizione del ministro Salvini come “ministro della mala vita”. Lo scrittore si rifà alla definizione che Salvenimi attribuì a Giolitti, accusandolo di usare il Sud come serbatoio di voti e per questo di non agire contro la mafia. Contro Saviano si erano scagliati i parlamentari di Forza Italia della Commissione di Vigilanza Rai Maurizio Gasparri, Roberto Rosso, Rita dalla Chiesa (!) e Andrea Orsini chiedendo con un’interrogazione “come i vertici della Rai valutino le offese di Saviano ad esponenti politici e se Saviano goda di una sorta di impunità, a differenza di altre persone, che gli consente di offendere le persone e di poter svolgere una funzione importante di conduzione di programmi del servizio pubblico”.
Anche FdI è sulla stessa linea, con diversi parlamentari, e in particolare tutti quelli che fanno parte della Vigilanza Rai, che sottolineano come “definire un ministro della Repubblica italiana ‘ministro della mala vita’” equivalga “a disprezzare le istituzioni italiane, e rende un personaggio come Saviano incompatibile con la tv pubblica”.
Lo scrittore risponde: “Nello stesso giorno in cui viene attaccato don Ciotti viene chiuso un programma che racconta delle mafie. È chiaro da che parte sta il governo, no?”
Saviano, intanto, tiene la barra dritta: “nello stesso giorno in cui viene attaccato don Ciotti viene chiuso un programma che racconta delle mafie. è chiaro da che parte sta il governo, no?”, ci dice. Ora la polemica si sposta in Commissione antimafia: “La defenestrazione di Saviano dalla Rai non è l’uscita di un qualsiasi giornalista – ha detto il senatore del Partito democratico Walter Verini -, ha un significato inquietante e pensiamo che l’Antimafia, per il profilo, la storia, il ruolo di Saviano, se ne debba occupare”.
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