Saranno primarie. Primarie subito, primarie il prima possibile. “Primarie prima di Natale”, dice il segretario regionale del Partito democratico in Lombardia, Vinicio Peluffo (nella foto), ben consapevole che la coalizione di centrosinistra ora è in ritardo.
Saranno primarie il Lombardia. Lo ha annunciato il segretario regionale del Partito democratico Peluffo
Dopo l’abbandono di Carlo Cottarelli (che non convinceva tutti all’interno del Pd) ieri è arrivato anche il no ufficiale di Giuliano Pisapia. Di corsa il segretario Enrico Letta ha indetto una riunione in video-collegamento con i sindaci Beppe Sala (Milano), Giorgio Gori (Bergamo), Mattia Palazzi (Mantova), Mauro Gattinoni (Lecco), Davide Galimberti (Varese) e altri.
Il primo tentativo è stato quello di imporre il sindaco di Brescia Emilio Del Bono come soluzione condivisa per evitare lo scoglio delle primarie e per buttarsi subito in una campagna elettorale non facile contro Attilio Fontana e Letizia Moratti. Non è andata come speravano al Nazareno.
I membri del Pd lombardo da settimane invocano l’autonomia di scelta, non gradendo ingerenze da Roma. Primarie, quindi. Si ipotizzano già le date: il 18 dicembre potrebbe essere quella di inizio del confronto interno, per poter arrivare a febbraio con un candidato legittimato dal voto dei territori. In campo i nomi sono sempre gli stessi.
“Tutto molto milanocentrico”, fa notare un senatore Dem preoccupato dall’ipotesi che “le primarie sembrino all’esterno solo una resa dei conti interna al partito”. Continua a esserci Pierfrancesco Maran, assessore del Comune di Milano che le primarie le chiede fin dall’inizio, ci sarebbe il capogruppo del Pd in Consiglio Regionale Fabio Pizzul e c’è l’ex sindaca di crema Stefania Bonaldi.
Qualcuno sottolinea che all’ultimo momento potrebbe provare a giocarsi la partita anche l’europedeputato Pierfrancesco Majorino che potrebbe sparigliare le carte. Nella giornata di ieri si ventilava anche l’ipotesi della parlamentare milanese Lia Quartapelle come candidata. Ma è una voce senza riscontro. A sinistra invece è ufficiale la partecipazione alle primarie di Vittorio Agnoletto che sottolinea come la spaccatura a destra provocata dalla scelta di Letizia Moratti di candidarsi con il Terzo polo sia un’occasione irripetibile per sfilare la Regione.
A proposito di Moratti: mentre Calenda insiste per tirare la giacchetta al Pd (con pochissima considerazione da Letta e compagni) ieri è circolato un ipotetico sondaggio che darebbe l’ex vicepresidente con possibilità di vittoria. “Falso, falsissimo”, giurano gli esponenti Dem. L’unico sondaggio “serio” darebbe l’ex sindaca di Milano sotto al 15%.
“La partita è tra noi e Fontana”, dicono dal Pd, invitando a non cadere nella trappola di una narrazione senza nessun collegamento alla realtà del cosiddetto Terzo polo. È vero invece che qualcuno ancora cova la speranza che Moratti, rendendosi conto dell’impossibilità di puntare alla vittoria, possa decidere di fare un passo di lato e aprire la possibilità di un nuovo confronto con Renzi e Calenda. Chi conosce bene Moratti però sottolinea come la sua ormai sia diventata una battaglia “per il potere” (l’ha detto anche lo stesso Pisapia) che sfocia in una questione di prestigio personale.
Rimane però il problema del perimetro della coalizione. A oggi il Pd può contare su Sinistra Italiana, i Verdi, +Europa e qualche lista civica. Ieri Vinicio Peluffo ha invitato alla partecipazione alle primarie anche il Movimento 5 Stelle ma i grillini appaiono sempre più incagliati, in attesa che arrivino segnali da Giuseppe Conte.
Dal centro invece le suppliche di Calenda a ragionare sul nome di Moratti vengono stoppate con decisione. “È inutile che continuiamo a girarci attorno, abbiamo già spiegato che per noi non è pensabile sostenere Moratti. Il Terzo Polo ritiri l’appoggio a Moratti e si riapre il confronto”, dice Peluffo. Ancora più netto l’eurodeputato dem Majorino: “Calenda propone un confronto senza pregiudizi su Moratti. Ma noi tutti stiamo esprimendo un giudizio, non un pregiudizio”.
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