È una malattia ancora non scientificamente riconosciuta ma se ne trova traccia un po’ dappertutto, con un’incidenza maggiore tra amici degli amici o tra i compagni di partito di qualche politico in odore di camorra, preferibilmente cosentiniano: la savianofobia solitamente mostra i primi sintomi con un’invidia violenta, quasi un’esplosione di bile oppure nei casi in cui l’incubazione è più lunga con qualche cazzata che assume la forma di favoreggiamento culturale alla mafia. In generale, comunque, la “savianofobia” è soprattutto il virus di chi guarda il dito e non la luna perché è tutta la vita che di mestiere è il servitore del dito, anelando alla luna. Appunto.
L’ultimo caso conclamato è il senatore Vincenzo D’Anna. Senatore casertano, D’Anna, ha iniziato a fare politica nella capiente pancia della Democrazia Cristiana campana fino all’innamoramento per Forza Italia e Silvio Berlusconi. Fu assessore a Caserta dal 2005 al 2007 e deputato. Nel 2010 viene candidato (ed eletto) nella Circoscrizione Campania 1 per poi aderire al gruppo Iniziativa Responsabile, che sostenne il governo Berlusconi IV in quota ex Pdl. Nel 2013 viene eletto senatore (sempre nelle file del PDL) e quando Alfano e Berlusconi danno il via alla scissione interna D’Anna con grande piglio decide di non decidere aderendo a Gal (Grandi autonomie e libertà, un gruppo parlamentare onomatopeico, non c’è che dire) di cui diventa vicepresidente. Ma il capolavoro politico è del 2014: D’Anna aderisce a”Forza Campania”, la corrente interna a supporto di Nicola Cosentino.
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