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Sballottaggi

La sconfitta è netta, per più di un motivo. Non c’è solo quel sonoro 6 a 1 che dice chiaramente le proporzioni: l’unica vittoria del Pd (Vicenza) è quella di un sindaco che con la “svolta” di Elly Schlein c’entra molto poco. Giacomo Possamai è una trentatreenne fieramente moderato e vicinissimo a Enrico Letta che non ha voluto i “big” del partito (vecchi e nuovi) per la sua campagna elettorale. C’è un altro dato: il Partito democratico e il centrosinistra hanno perso il tocco magico nei ballottaggi in cui spesso la spuntava. Tanto da indurre la destra a ipotizzare di eliminarli dal meccanismo elettorale.

L’onda della destra è forte e chiara. Inutile nasconderlo. È un vento che spira in tutta Europa e che potrebbe cambiare gli equilibri alle prossime europee se Ppe e Conservatori troveranno l’accordo. Elly Schlein ci mette la faccia: «è una sconfitta netta», dice, «ci vuole tempo per costruire una sinistra vincente e il fatto che il Pd sia il primo partito nel voto di lista non può essere una consolazione». Inevitabilmente ora le salteranno al collo. Lo farà la destra (sta nelle regole d’ingaggio della tenzone politica) e lo stanno facendo stamattina i giornali vicini al cosiddetto Terzo polo e al Movimento 5 Stelle. Qui sta la debolezza dell’aspirante centrosinistra: non esiste. Quando Schlein dice che «il Pd da solo non ce la fa» non si riferisce solo a una questione meramente matematica: il “campo largo” che sognava Letta si è infeltrito ed è diventato un arcipelago di isole che non vogliono ponti.

Il cosiddetto Terzo polo e il Movimento 5 Stelle hanno collezionato risultati pessimi, in alcune città quasi inquietanti, ma sono riusciti a ritagliarsi una posizione comoda: colpa di Elly. Nei tempi brevi non c’è nessuna voglia di organizzare un’opposizione degna di questo nome in Parlamento e qui fuori. La paura di farsi logorare da qualche alleato è più forte di qualsiasi senso di responsabilità. E la destra, com’è normale che sia, vince. Ma se è vero che nella strategia del cosiddetto Terzo polo la segretaria del Partito democratico è un elemento disturbante non si capisce cosa ci guadagnino Giuseppe Conte e Schlein nel guardarsi in cagnesco. Anzi, ci guadagnano la speranza di limare qualche voto che non serve a niente e a nessuno.

Due mesi sono troppo poco per aspettarsi un cambiamento di rotta dalla nuova segreteria ma Elly Schlein una rotta la deve indicare il prima possibile. L’”effetto Schlein” non durerà per sempre, sicuramente non fino alle prossime elezioni europee. È vero che il partito è salito nei sondaggi ma manca la risposta alla domanda chiave: “come faremo a vincere?”, chiedono gli iscritti e gli elettori. Ci sono due possibilità: aspettare che passi l’onda della destra (è la soluzione più facile) oppure fare e organizzare l’opposizione.

Buon martedì.

Nella foto: Elly Schlein, frame del video sul commento sui risultati alle amministrative

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