Quando Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, aveva presentato il suo “piano” in dieci punti sull’immigrazione, il presidente polacco Mateusz Morawiecki ha immediatamente tuonato: “La Polonia non sarà spezzata! Non faremo entrare nessuno! Le donne e i bambini polacchi saranno al sicuro!”. Vedendo l’indagine che sta coinvolgendo il suo governo si direbbe il contrario: in Polonia si entra eccome, basta pagare le persone giuste.
In Polonia bufera sul governo sovranista guidato da Mateusz Morawiecki. Che giurava: qui non entra lo straniero
Secondo i media polacchi dal 2021 a oggi i funzionari del governo di Varsavia sparsi per il mondo (soprattutto in Africa e Asia) avrebbero distribuito qualcosa come 250mila visti previo pagamento di una mazzetta di 5mila euro. Quando qualche mese fa si cominciò a parlare dell’indagine, il premier Morawiecki bollò le accuse come un “complotto” ordito dal suo principale oppositore (Donald Tusk) cha si sarebbe sgonfiato in fretta. Non è andata così. A oggi tre funzionari del governo si ritrovano in carcere e l’ex vice ministro degli Esteri Piotr Wawrzyk è stato rimosso dal suo ruolo lo scorso agosto. Ufficialmente il motivo del licenziamento di Wawrzyk è “la mancanza di collaborazione soddisfacente”.
“Sì, mancanza di collaborazione con il governo”, è stato il velenoso titolo dell’agenzia di stampa polacca Pap. Wawrzykm secondo fonti del ministero avrebbe parlato di un vero e proprio “sistema” che avrebbe garantito l’ingresso in Europa. A settembre l’ex vice ministro ha provato a suicidarsi senza successo. I pubblici ministeri polacchi spiegano che le domande di visto riguardavano gli stranieri che presentavano domande alle missioni diplomatiche polacche a Hong Kong, Taiwan, Emirati Arabi Uniti, India, Arabia Saudita, Singapore, Filippine e Qatar.
Il giornale Gazeta Wyborcza ha scritto la scorsa settimana che il ministero degli Esteri polacco avrebbe potuto consentire l’ingresso in Europa addirittura a “centinaia di migliaia di migranti”. “Il commercio di visti negli uffici in Africa, l’ammissione di migliaia di migranti, gli arresti di funzionari, nastri compromettenti, un ministro in clandestinità, il tentativo di suicidio del suo vice, gli Stati Uniti e l’Ue sotto shock”, ha twittato Tusk, leader del principale gruppo di opposizione polacco, la Civic Coalition (KO). La vicenda arriva in un momento delicatissimo per il presidente Morawiecki. Le elezioni sono fissate per il prossimo 15 ottobre e la guerra dura ai migranti rimane il punto principale della propaganda di estrema destra del partito del premier, il PiS, fedele alleato di Giorgia Meloni in Europa.
Varsavia fa asse con Budapest. Risoluzione congiunta per archiviare la proposta della von der Leyen
Proprio ieri Morawiecki ha definito “disastroso” il piano di von der Leyen (salutato come “rivoluzionario” dalla sua alleata Meloni) annunciando una “risoluzione speciale” per dimostrare la sua opposizione all’immigrazione illegale: “I burocrati europei non hanno considerazione per la sicurezza dei cittadini del continente e quindi anche per la sicurezza delle famiglie, delle donne e dei bambini polacchi”, ha detto il capo dell’esecutivo. Una cosa è certa: quando Meloni promise guerra “in tutto l’orbe terracqueo” agli scafisti che si arricchiscono con l’immigrazione illegale, non avrebbe mai potuto immaginare che la sua indagine senza sconti finisse nei cassetti del suo principale alleato in Europa.
Ieri a New York il ministro degli Esteri polacco, Zbigniew Rau ha detto: “Non mi sento complice, non sto pensando di presentare le mie dimissioni e non c’è nessuno scandalo dei visti… Guardare i dati è sufficiente per dimostrare che in Polonia nel 2022 abbiamo rilasciato visti Schengen secondo le proporzioni”. Resta da vedere come abbiano scelto chi fare entrare.
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