In Francia la prevedibile vittoria del Rassemblement nazional di Marine Le Pen ha posto il tema etico, oltre che politico, della costruzione di un fronte comune.
«Sosterremo il candidato in grado di battere il Rassemblement, a prescindere dalle divergenze», ha detto il leader della sinistra riformista Glucksmann sottolineando la necessità di «fare blocco». Il secondo partito nel Paese è il Nuovo fronte popolare con il 29,1% che tiene insieme a sinistra riformista, i socialisti di Melenchon, gli ecologisti. Il loro programma elettorale punta sull’aumento del salario minimo, sull’abbassamento dell’età pensionabile e sui numeri identificativi per le forze dell’ordine che negli ultimi anni si sono rese protagoniste di eccessi di violenza.
In quella coalizione ci sono differenze che ricordano molto il quadro nostrano. C’è chi è accusato di essere “filo-Hamas”, c’è chi viene dipinto come bellicista per il suo sostegno all’Ucraina. Su una cosa sono d’accordo: come pagare l’aumento dei diritti dei lavoratori? Con i soldi dei ricchi.
Male, malissimo il centro del presidente Macron. Il capo dello Stato che finora aveva una maggioranza relativa di 250 deputati, potrebbe ritrovarsi tra 60 e 90 deputati secondo la proiezione dell’Ifop.
C’è una differenza che salta subito all’occhio rispetto alla realtà nostrana. I liberali hanno deciso di allearsi a sinistra per il secondo turno, mettendo da parte le ambizioni personalistiche. «Faccio distinzioni tra gli avversari politici e i nemici della Repubblica», ha detto la candidata dell’Ensemble Somme Albane Branlant che si è ritirata dopo essere arrivata terza. Eh, già.
Buon lunedì.
Nella foto: manifestazione a Reims, 14 giugno 2024 (Gérald Garitan)