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Se il voto non ci piace si rivota

Se il voto non gli sta bene semplicemente rivotano, finché non esce il risultato che loro definiscono giusto. In commissione Affari sociali della Camera ieri è andata in scena l’ennesima violenza istituzionale, uno spettacolo incredibile anche per chi da questo Governo è pronto ad aspettarsi di tutto.

La votazione per istituire la commissione d’inchiesta sul Covid finisce 11 pari. I regolamenti parlano chiaro, senza bisogno di interpretazioni: un pareggio determina la bocciatura del testo. Il vice presidente della commissione Luciano Ciocchetti (Fratelli d’Italia) però ha una soluzione: rivotiamo, magari va meglio, come alla roulette. Spiega Ciocchetti che “c’è la possibilità di fare la controprova”, pensando di poter applicare il Var calcistico anche alle azioni parlamentari. 

Federico Fornaro, deputato Pd, lo dice chiaro alla maggioranza: “voi avete la maggioranza dei numeri: se quando si pareggia o si va sotto richiama i suoi rappresentati per rivotare è evidente che poi ha la maggioranza. In nome della correttezza e della lealtà e del rispetto per l’istituzione in cui lavoriamo la pregherei di ristabilire la correttezza del voto: quello che è accaduto è un vulnus grave”.

In effetti l’episodio apparentemente minimo è significativo per raccontare l’approccio di certa parte della maggioranza verso le istituzioni e le regole della democrazia: il Parlamento e le sue commissioni sono un impiccio burocratico da sbrogliare in fretta dove si ratificano semplicemente le decisioni prese nelle stanze dei leader. Se il pulsante si inceppa si vota di nuovo. 

Buon giovedì. 

Nella foto: Luciano Ciocchetti (FdI) vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera, frame di una video intervista di Radio Radicale

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