Ne scrive Biagio Simonetta per Il Sole 24 Ore:
Così a Dueville, comune di 13mila anime in provincia di Vicenza, soffia un brutto vento di ‘ndrangheta sull’appalto per la costruzione della nuova caserma dei Carabinieri. La costruzione di quella struttura che dovrà ospitare la tenenza potrebbe essere finita in mano a un’impresa edile vicina a una famiglia calabrese con un pedigree criminale di tutto rispetto: i Iannazzo di Lamezia Terme. Questo, almeno, secondo l’inchiesta del Ros (il Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, ndr) di Padova.
Nei giorni scorsi i militari, coordinati dalla Dda di Venezia che ha in mano le indagini, si sono presentati nella sede della impresa lametina “Elle due costruzioni”, a Vicenza, e hanno portato via computer e incartamenti relativi alla caserma di Dueville. E oggi si apprende che i titolari dell’azienda edile Domenico, Gennaro e Pasqualino Longo (tutti e tre calabresi) sono indagati per corruzione e turbativa d’asta, con l’aggravante di aver agito con metodi mafiosi.
Succede in Veneto ma è successo anche a Milano, in Lombardia: la mafia che entra nel “cuore” di chi la combatte, che fabbrica caserme o edifici pubblici, che gestisce il bar sotto al tribunale (succedeva a Torino con i Belfiore assassini di Bruno Caccia) o che si riunisce negli ospedali (il caso dell’ospedale Niguarda a Milano).
Non stupisce tanto l’infiltrazione (ci abbiamo fatto il callo, l’abbiamo capita e comunicata abbastanza, no?) ma colpisce il valore simbolico del reato e l’importanza di prenderne atto: ci sono luoghi e ruoli che non possono essere lasciati alla mafia perché suonerebbe la musica del disarmo, della resa e della desistenza.