Io nel mio piccolo (che è proprio piccolo: non più lungo della distanza tra me e la tastiera) credo che l’astio sia perdente. Capiamoci: siamo pieni di amministratori incapaci (ai più alti gradi) e servi servili, per carità. Però comincio a convincermi che accettare la sfida dei volumi e degli spigoli (tipo rispondere con una parolaccia o una presa per il culo più efficace degli altri) sia una guerra tra poveri, tra circensi che si aizzano solo con l’odore del sangue e hanno bisogno di parole appuntite non riuscendo a temperare piuttosto i concetti.
E quindi ecco che quotidiani stimabilissimi (ovviamente in relazione alla bassa qualità della nostra informazione) si inventano editorialisti travaglini (nel senso che vivono il travaglio di non essere Travaglio) come nuovi intellettuali mentre appaiono come pulcini ancora bagnati. Io voto il movimento di quelli che vincono per la giustezza delle idee e me ne frego della sapidità delle battute. E quindi ogni tanto temo di non poter votare nessuno. Ecco qui.