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Sì, c’entra il cambiamento climatico con la siccità in Sicilia e Sardegna

Il cambiamento climatico sta giocando un ruolo chiave nell’intensificare la siccità che ha colpito duramente la Sicilia e la Sardegna negli ultimi mesi. Questa è la conclusione di un recente studio pubblicato il 4 settembre 2024 da World Weather Attribution, un’organizzazione internazionale specializzata nell’analisi dell’influenza del cambiamento climatico sugli eventi meteorologici estremi.

Lo studio, intitolato “Climate change key driver of extreme drought in water scarce Sicily and Sardinia”, è il risultato di una collaborazione internazionale che ha visto coinvolti scienziati provenienti da Italia, Paesi Bassi, Svezia, Regno Unito, Commissione Europea e Stati Uniti. Tra le istituzioni partecipanti figurano l’Imperial College di Londra, l’Istituto Meteorologico Reale dei Paesi Bassi (KNMI) e il Centro Climatico della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

Secondo la ricerca, che si estende per 37 pagine di analisi approfondita, sia la Sicilia che la Sardegna hanno sperimentato negli ultimi 12 mesi condizioni di siccità estrema, caratterizzate da precipitazioni eccezionalmente scarse e temperature molto elevate. La situazione ha raggiunto il suo apice a partire da maggio 2024, con conseguenze devastanti per l’agricoltura, il turismo e l’approvvigionamento idrico delle due isole.

Il 2024 si è rivelato un anno particolarmente critico per il Sud Italia con un autunno caratterizzato da piogge molto inferiori alla media seguito da mesi caldi e secchi. Le prime allerte per la siccità sono state emesse già a dicembre in Sicilia, seguite a maggio da quelle in Sardegna. La gravità della situazione ha portato la Sicilia a dichiarare lo stato di emergenza a maggio 2024. Nonostante il razionamento dell’acqua sia in atto da febbraio, i bacini idrici di entrambe le isole sono ormai quasi prosciugati all’avvicinarsi della fine dell’estate.

L’impatto devastante: un’analisi scientifica della siccità

Per valutare la gravità della siccità, i ricercatori hanno utilizzato l’Indice Standardizzato di Precipitazione ed Evapotraspirazione (SPEI), uno strumento che tiene conto non solo delle precipitazioni ma anche dell’evapotraspirazione potenziale, offrendo così una misura più completa della disponibilità idrica. I risultati sono allarmanti: in Sardegna, l’attuale siccità ha una probabilità di verificarsi ogni 10 anni circa nel clima attuale, già riscaldato di 1,3°C principalmente a causa delle emissioni di gas serra. In Sicilia, la situazione è ancora più grave, con una siccità di questa portata che si verifica in media ogni 100 anni.

Il dato più preoccupante emerge dal confronto con scenari climatici privi dell’influenza umana: il cambiamento climatico indotto dall’uomo ha aumentato del 50% la probabilità di siccità così severe per entrambe le isole. In Sardegna, quella che oggi è classificata come siccità “estrema” sarebbe stata considerata solo “grave” in assenza del cambiamento climatico. In Sicilia, la situazione è ancora più drammatica: con un ulteriore riscaldamento di 0,7°C, l’attuale siccità “estrema” diventerebbe “eccezionale”, la categoria più grave nella scala di classificazione.

Gli scienziati sottolineano che, mentre i cambiamenti nelle precipitazioni sono stati relativamente contenuti, i valori osservati per l’evapotraspirazione potenziale e la temperatura sarebbero stati praticamente impossibili senza l’influenza del cambiamento climatico. Questo indica chiaramente che l’aumento della gravità della siccità è principalmente dovuto all’innalzamento delle temperature estreme causato dal riscaldamento globale.

Prospettive future: un’emergenza che richiede azione immediata

Le proiezioni future sono tutt’altro che rassicuranti. Senza una drastica riduzione delle emissioni di gas serra, eventi di siccità di questa portata diventeranno sempre più frequenti. In uno scenario in cui la temperatura globale aumentasse di 2°C rispetto all’era preindustriale – una possibilità concreta già nel 2050 senza significative azioni di mitigazione – siccità come quelle osservate in Sicilia e Sardegna potrebbero diventare la norma piuttosto che l’eccezione.

Gli autori dello studio sottolineano l’urgente necessità di implementare strategie efficaci di gestione del rischio di siccità, con un focus particolare sulla preparazione a lungo termine e sull’adattamento. Ciò include investimenti in infrastrutture resilienti, strategie di conservazione dell’acqua e una gestione più sostenibile delle risorse idriche.

Le conseguenze economiche di questa siccità sono già catastrofiche, soprattutto in Sicilia, dove l’agricoltura e il turismo, pilastri dell’economia locale, dipendono fortemente dalla disponibilità di acqua. In Sardegna, sebbene l’agricoltura abbia un peso economico minore, la sua rilevanza culturale pone sfide significative nella gestione e prioritizzazione delle risorse idriche limitate.

L’adattamento e la mitigazione non sono più opzioni, ma imperativi non solo per la sostenibilità ambientale ma anche per la stabilità economica e sociale di queste regioni. È tempo che dalle parti del governo ci si preoccupi meno di nascondere il cambiamento climatico. Forse sarebbe il momento di affrontarlo. 

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