Il punto sta tutto qui. Si potevano salvare le persone morte nella strage al largo di Crotone? Nello Trocchia per Domani mette in fila i fatti: alle 22:30 di sabato scorso l’agenzia europea, Frontex, segnala la presenza in mare di un’imbarcazione, la stessa che si schianterà provocando la morte di oltre 60 persone, tra queste almeno quindici bambini. Già alle cinque di mattina di sabato era stato diffuso un avviso generico sulla situazione di imbarcazioni nel mar Ionio. «Nella serata di ieri un velivolo Frontex in attività di pattugliamento ha avvistato un’imbarcazione che presumibilmente poteva essere coinvolta nel traffico di migranti, a circa 40 miglia dalle coste crotonesi», si legge in una comunicazione della Guardia di finanza che ricostruisce quei momenti. La vicenda viene rubricata come operazione di polizia di frontiera «coinvolta nel traffico di migranti» e non come salvataggio in mare. Questo è un punto decisivo. La Guardia costiera riceve la comunicazione, ma non si attiva. Lo fa, invece, la Guardia di finanza che spedisce in mare una vedetta e un pattugliatore, ma entrambe rientrano perché «avrebbero messo a repentaglio l’incolumità dell’equipaggio e anche dei migranti da salvare, non erano adatte viste le condizioni del mare a intervenire», ha raccontato a Domani una fonte investigativa.
Così viene avvertita la capitaneria di porto e sollecitata a un intervento anche congiunto, un intervento che non avverrà mai. Alle 5:40 un pescatore, Antonio Grazioso, ha raccontato al tg regionale della Rai, di aver ricevuto una telefonata dalla Guardia costiera di Crotone per segnalare una barca in avaria, ma era già tardi. C’è un ulteriore dettaglio che manca nella ricostruzione fornita dalla Guardia costiera: nessun cenno alla impossibilità delle sue motovedette di uscire con il mare in quelle condizioni. Ma come: non è stata questa la prima versione fornita dal governo? Tutto si riduce quindi alla (errata) interpretazione della comunicazione di Frontex: un solo uomo “visibile” e un natante che viaggia regolarmente.
Salvini fa il matto e annuncia querela. Beato lui che può permettersi di pensare alla querela a differenza dello squarcio che provoca il dubbio di una strage che poteva essere evitata. Il ministro Piantedosi ieri (incalzato molto bene, finalmente, da una segretaria del Pd) dice «se c’è stata un debolezza del ministero mi assumerò e mi assumo tutte le mie responsabilità». Beato lui che chiama “debolezze” le eventuali responsabilità di una strage.
Il punto è che per il bene della nostra democrazia e della credibilità della nostra Repubblica le responsabilità vanno accertate e va chiarito, fin da subito, che si tratta di responsabilità penali, solo dopo politiche. Quel “si potevano salvare?” rimbomba nella testa di chi conserva giustizia e umanità e dovrebbe rimbombare nella testa dei ministri competenti e dei loro cacicchi finché non si accerterà per bene la verità. Perché un conto è fare schifo politicamente, un conto è intralciare il salvataggio nel Mediterraneo, un altro conto è non salvare qualcuno che si doveva salvare.
Buon giovedì.
Nella foto: il ministro dell’Interno Piantedosi, frame del video dell’audizione alla Commissione Affari costituzionali della Camera, 1 marzo 2023