Mi ero ripromesso di non parlarne più ma disattendo la promessa per una piccola (per niente) nota di servizio.
Le indagini sulle dichiarazioni del pentito di Luigi Bonaventura sono tutt’ora in corso e non mi sembra opportuno parlarne, certo, se non per le persone che in questa indagine sono coinvolte. I testi ascoltati in questi ultimi mesi (che si sono allargati anche ad altri collaboratori di giustizia) stanno rilasciando dichiarazioni che inevitabilmente determineranno anche il loro futuro: se verranno riconosciuti credibili e riscontrati avranno il peso di essersi esposti su un campo politico mafioso di proporzioni importanti e invece se saranno riconosciuti bugiardi inevitabilmente avranno ripercussioni nel loro programma di protezione. Comunque la si voglia vedere c’è poco da scherzare (e filosofeggiare, eh) sugli esiti dell’indagine.
Luigi Bonaventura, al momento, è in una località protetta che tutti conoscono, celato dietro un falso nome a cui non corrispondono tutti i documenti necessari e con la propria famiglia che deve percorrere curve di minacce e intoppi burocratici.
La sua sicurezza in questo momento è indispensabile, per lui e per chi vicino a lui è chiamato a testimoniare. Su questo non posso fare silenzio. Sul resto, invece, a indagini concluse avrò molto da dire. Molto.