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Era ovvio che appena avessero messo le scarpe nel Parlamento avrebbero dato il peggio di sé. Eccoci al nostro quotidiano bestiario di governo.
CHE BEL PRESIDENTE
Simone Alliva lo dice in poche parole: “Quando #Meloni non era ancora nata Ignazio Benito Maria #LaRussa era già fascista. Avvocato, senatore, già ministro. In parlamento dal 1992 (prima consigliere regionale in Lombardia). Nel 2017 fa il saluto romano mentre si discute il disegno di legge Fiano. Responsabile del Fronte della Gioventù nel 1971, il 12 aprile 1973 è in piazza – insieme al fratello Romano e a Stabilini – in quello che sarà definito il “giovedì nero” di Milano. Ha 25 anni, organizza un corteo non autorizzato che finisce con l’uccisione dell’agente Marino. La scena in cui arringava gli anti-antifascisti: “Italiani che non hanno rinunciato all’appellativo di uomini” apre Sbatti il mostro in prima pagina, film girato in quei giorni da Marco Bellocchio. Vicepresidente – alla Camera – lo è da sempre. La sua nomina sigillò l’ingresso degli ex fascisti nei posti chiave delle istituzioni, al tempo del primo governo Berlusconi (1994). Oggi è il fascista che fu. Dettagli: è il capogruppo di An che nel giugno 2001 organizza la ronda dei parlamentari a protezione delle forze di polizia al G8 di Genova. Si fa festeggiare per il compleanno a palazzo Venezia con vista sul famoso balcone”.
FONTANA FA SEMBRARE LA RUSSA
Chi è Fontana ce lo spiega invece perfettamente l’ex parlamentare di Forza Italia Elio Vito: “Lorenzo Fontana, Lega, oggi Presidente della Camera, voleva abolire la legge Mancino (“usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano”, diceva) e sostenne il Congresso delle famiglie a Verona, con tesi antiaborto e antiLgbt. Di bene in meglio”.
IL CODICE BEFFA
La scena la racconta il giornalista di Repubblica Matteo Pucciarelli: “Diversi ex parlamentari dimaiani stazionano in Transatlantico. Sono cambiate le password del wi-fi della Camera – dove la linea non prende bene – e non le hanno più. Allora le chiedono a Riccardo Ricciardi, rieletto con il M5S, vice di Conte. “La password? Provate con impegnocivico0.7”.
DAI SELFIE AI VAFFA
Racconta Adnkronos: “L’aula del Senato era stata tutta un fermento da primo giorno di scuola: saluti, abbracci e selfie-ricordo. Massimiliano Romeo chiede alle colleghe della Lega di mettersi in posa e a Claudio Borghi di spostarsi per non impallarle. Ma i più attivi sono quelli di FdI, che poi si fotograferanno a vicenda all’uscita dal catafalco. Alessio Butti immortala un ‘cheese’ di Daniela Sanantanchè. La foto copertina è di Isabella Rauti, autrice dello storico scatto del futuro presidente Ignazio La Russa mentre imbuca la scheda nell’urna. Alla prima pausa dei lavori un capannello si forma davanti al leader di FI. Il leghista Giorgio Maria Bergesio gli chiede un selfie, mentre Matteo Renzi e Mario Monti si imbucano e stringono la mano al Cavaliere. Ma il leader di FI ha altri pensieri, entra e esce dall’aula, le trattative per la formazione del governo vanno male per FI. Forse per questo, ripreso dagli smartphone, si lascia scappare un ‘vaff…’ verso La Russa che gli passa davanti. E forse per questo, al momento del voto salutato dall’applauso dei suoi senatori, si alza, caracolla un po’ e riceve il provvidenziale aiuto di Daniela Santanchè. Poi vota ma esce dal lato sbagliato del catafalco, si gira, perde per un attimo l’equilibrio e ha bisogno dell’intervento dei commessi”. Era iniziata bene. È finita malissimo.
PRECOX
Scrive Stefano Mazzurana su Twitter: “Votare già con l’estrema destra a governo non ancora formato per i renzisti di IV e Pd tecnicamente è ejaculatio praecox”.
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