Davide Milosa racconta una storia che rende bene le proporzioni della solitudine e della ‘ndrangheta nel profondo nord. Una storia piccola, sembra:
In Lombardia oggi c’è una linea geografica che rappresenta l’ultimo avamposto della ‘ndrangheta. Corre a semicerchio da Appiano Gentile a Guanzate, tocca Cadorago, si allunga a Bulgorello. Sale a nord, attraversa Fino Mornasco, Como, la Svizzera. Un complicato tracciato lungo il quale s’incontrano storie di efferati omicidi e di collusioni tra mafia e politica. Succede in piccoli comuni, dove capita di avere come vicino di casa l’assessore o il boss, e dove la banalità del quotidiano, così come succede in Calabria, radica la mafia ben più dell’infiltrazione nel grande appalto pubblico. L’allarme mediatico, però, resta nascosto tra quelle righe (e sono migliaia) che non raccontano né di Expo né di parlamentari romani. Eppure è in queste storie locali che sempre più spesso le istituzioni abdicano alla mafia.
Succede a Cadorago, settemila anime, Alta Brianza, profondo nord. Il copione è esemplare: il bar Bulldog di Caslino al Piano (nella foto,ndr), che gli investigatori ritengono riconducibile a Bartolomeo Iaconis (‘ndraghetista certificato tale con sentenza definitiva a metà anni Novanta), tiene aperto oltre l’orario di chiusura, i carabinieri di Lomazzo multano i titolari, i quali si rivolgono all’assessore di riferimento per non pagare. Risultato: si attiva l’intera macchina amministrativa, coinvolgendo sindaco, assessore, funzionari comunali. Davanti a tutto questo, ecco il commento sconsolato del capo dei vigili: “ Non ho un buon rapporto con il sindaco in quanto lui e la sua giunta mi hanno praticamente estromesso dalle reale e concrete funzioni comunemente ricoperte dal Comandante della Polizia Locale”.
L’incipit squaderna sul tavolo personaggi, ruoli, rapporti. Indagano i carabinieri di Como che dal 2009 assieme all’allora pm antimafia Mario Venditti intercettano la ‘ndrangheta di Fino Mornasco, tracciando competenze e contatti con la politica. E’ l’inchiesta Arcobaleno sulla quale da luglio pende una richiesta di archiviazione. Il fascicolo, però, recentemente è tornato d’attualità dopo l’operazione Insubria che il 18 novembre 2014 ha chiuso il cerchio attorno a 40 presunti mafiosi affiliati a tre locali di ‘ndrangheta: Cermenate, Fino Mornasco e Calolziocorte. Due inchieste. Stesso contesto. Con Insubria che traccia il solco mafioso mentre Arcobaleno elenca nomi di politici in contatto con i clan. Politici che se non hanno, ad oggi, responsabilità penali, dovranno comunque rendere conto davanti ai loro elettori per i tanti rapporti certificati da decine di intercettazioni.A Cadorago la metà della popolazione ha precedenti penaliEcco allora il comandante dei Vigili. Si chiama Marco Radaelli e il 30 settembre 2010 viene sentito a sommarie informazioni dai carabinieri. “Nel territorio di Cadorago – racconta – c’è un’aria molto pesante ed è impossibile lavorare con la giusta serenità. Accade rarissimamente che un cittadino si rivolga a noi per confidarci delle situazioni anomale. Da quando sono arrivato alla polizia locale di Cadorago tutti i miei colleghi mi facevano subito notare i vari personaggi pregiudicati calabresiche usciti dal carcere si presentavano a Cadorago e da cui stare attenti. Nel territorio c’è una situazione di calma apparente e in centro è difficile trovare uno sbandato o spacciatori (…) . La metà della popolazione ha precedenti penali (…). Cito la presenza per le vie del paese di Michelangelo Chindamo uscito da poco dal carcere e di cui tutti parlano come un pezzo grosso della ‘ndrangheta”. Michelangelo Chindamo risulterà tra gli arrestati dell’inchiesta Insubria.
Sembra l’Aspromonte, invece è l’Alta Brianza. Radaelli prosegue. Fa nomi, descrive rapporti. Si tratta di personaggi pregiudicati citati nell’indagine Arcobaleno che, va detto, ancora non ha dimostrato in pieno le loro responsabilità penali. Ecco allora le parole del capo dei vigili: “Di Bartolomeo Iaconis conosco i precedenti penali (…). Conosco meglio il suo socio Alessandro Tagliente perché si vede più spesso nei pressi della piazza Largo Clerici, dove ha sede il mio comando, il comune ed il bar Bulldog. Frequenta anche l’amministrazione comunale in virtù della sua funzione di Presidente della Società sportiva Zampiero Calcio. So che tra l’assessore Angelo Clerici e Tagliente c’è un buon rapporto di amicizia”.
Bartolomeo Iaconis nei primi anni Novanta viene arrestato nel blitz I fiori della notte di San Vito, a lui i magistrati assegnano il ruolo di capo società della locale di Fino Mornasco, per associazione mafiosa sconterà 14 anni. Nell’indagine Arcobaleno, sui cui pesa richiesta di archiviazione, viene descritto dai carabinieri “con la capacità di fare sistema, di entrare in rapporti di scambio con una serie di personaggi che permettono (…) di trarre vantaggi sempre nuovi”. E il nome di Iaconis, detto Bartolino, pur non indagato, compare nell’indagine Insubria. Ne parlano Giuseppe Puglisi (capo della locale di Cermenate con carica di Quartino) e Domenico Spanò affiliato a Fino Mornasco. Chiede Spanò: “Iaconis è il capo di tutta la Lombardia? E’ responsabile Bartolino?”. Puglisi smentisce. Spanò riprende: “Allora gli hanno dato qualche dote che tu non sai, Bartolino è superiore a voi”. Ribadiamo, che pur condannato per mafia, Iaconis non risulta indagato nell’ultima inchiesta. E nonostante questo, annota il giudice Simone Luerti, più volte la sua presenza è stata richiesta alle “mangiate” dei vari affiliati.
“La famiglia Tagliente – scrivono i carabinieri di Como – è notissima nel campo del traffico e dello spaccio di stupefacenti. I fratelli Alessandro e Sergio, sono da sempre stati indicati quali trafficanti di stupefacenti legati a Michelangelo Chindamo”. Di più: “Alessandro Tagliente (citato nelle informative Arcobaleno, ndr), da sempre uomo di fiducia di Iaconis e suo socio in affari influiva sulle decisioni delle amministrazioni comunali (…) mettendo (…) a disposizione (…) il proprio tessuto relazionale costituito da uomini politici, pubblici ufficiali, imprenditori”.
Tra i politici c’è Angelo Clerici, attualmente capo gruppo di minoranza, all’epoca assessore alla Sicurezza. Clerici, citato più volte nell’inchiesta Arcobaleno, si attiva per far togliere la multa al bar Bulldog gestito dalla moglie di Alessandro Tagliente. Di lui scrivono i carabinieri: “Si è reso disponibile a intercedere, per conto di Elisabetta Rusconi, con il sindaco di Cadorago per sistemare una contravvenzione comminata dai carabinieri di Lomazzo al Bar Bulldog (…) . Il sindaco, su richiesta dello stesso Clerici, ha voluto predisporre (…) una delibera fittizia con effetto retroattivo con la quale giustificare l’apertura del locale e aiutare quindi i gestori dell’esercizio commerciale, molto noti nella comunità come pregiudicati, a non pagare la contravvenzione”. E così lo stesso Clerici a colloquio con l’allora vice segretario comunale dice: “Mi ha detto di sì il sindaco. Ha detto che noi l’autorizzazione la facciamo risultare in quella data”. La conferma arriva dalla funzionaria del comune Domenica Lugarà che sentita dai carabinieri dice: “Il sindaco Franco Pagani mi ha convocata nel suo ufficio alla presenza della titolare dell’esercizio commerciale suddetto al fine di chiarire quali fossero gli orari di apertura e chiusura vigenti in quel periodo dell’anno”.
Quotidianità, si diceva. Questa è la ‘ndrangheta che giorno dopo giorno si sta mangiando la Lombardia. Anche grazie alla politica che, pur immune da responsabilità penali come in questo caso, non si fa scrupoli a intrattenere rapporti con i clan. E così succede che il 24 agosto 2008 Angelo Clerici telefoni a Bartolomeo Iaconis per gli auguri. “Ho detto sentiamo Bartolo che fa l’onomastico”. L’uomo condannato per ‘ndrangheta ricambia e invita l’allora assessore alla cresima di suoi figlio. E’ il 13 febbraio 2010. Aggiunge particolari l’ex maresciallo Paolo Belligi sentito nel 2010 dai carabinieri: “Sono membro dell’osservatorio della sicurezza del comune di Cadorago, e l’assessore alla sicurezza è Angelo Clerici” che “abita a pochi passi dal Bulldog (…) ed è amico intimo dei titolari (…). Tutti a Cadorago sanno che Bartolomeo Iaconis è soggetto importante della criminalità organizzata”. Il boss, poi, si chiama per tutto. Anche per un consiglio nell’acquisto dell’auto alla Fino Motori di proprietà di Luca Cairoli attuale presidente del consiglio comunale a Fino Mornasco. Risponde Iaconis: “Gli dici (a Cairoli, ndr) mi ha detto Bartolino di venire qua da te per farmi fare un preventivo (…) lo conosco bene, siamo amici”. Benvenuti al nord.