Alla fine ci siamo convinti. Ci siamo detti che uno spettacolo politico (al di là delle legittime posizioni di ognuno) fosse un’occasione troppo importante per lasciar perdere e così ci siamo messi, penne in mano, a raccontare quanto sia falso che “non c’è alternativa” e quanto bisognerebbe avere memoria per avere il vocabolario per leggere il presente.
Così “Sono tutti uguali” si è fatto spettacolo ed è pronto per partire: il 23 gennaio ci vediamo al Teatro Verdi a Milano, alle 21, per una prima faticosissima ma che ci dà soddisfazione (a proposito, potete prenotarvi mandando una mail a info@bottegadeimestieriteatrali oppure attraverso l’evento Everbrite qui oppure direttamente su Facebook qui). Se avete voglia di “preacquistare” il vostro biglietto e invece volete contribuire anche alla produzione dello spettacolo potete andare qui nella nostra pagina del crowdfunding. Lo spettacolo (pensavo non ci fosse bisogno di dirlo ma lo dico) è completamente autoprodotto e autofinanziato e ovviamente anche le date organizzate dipendono tutte dalle nostre forze: per questo il crowdfunding è importante.
Perché l’abbiamo scritto questo spettacolo? Le risposte le trovate tutte nella nostra scheda:
“Uno spettacolo politico, sì, perché c’è bisogno come l’aria di teatro e di politica e perché forse nel tempo della comunicazione troppo facile e troppo veloce è davvero il caso di prendersi un palco, fare buio in sala e provare a raccontare quello che siamo stati, quello che siamo ma soprattutto quello che vorremmo essere. Per anni, facendo teatro, mi sono sentito dire che il mio teatro (“civile”, no? Lo chiamano così) era troppo politicizzato, detto con la faccia schizzinosa di chi s’è arreso a credere che la contemporaneità sia un fastidio che non deve irrompere sui palchi: questo spettacolo è politicizzato e tutto politico. In nome della caduta delle ideologie si è voluto, in questi anni, stropicciare anche le idee e l’eredità della storia come se fossero un souvenir di bigiotteria; e allora cosa c’è di meglio del teatro per provare a rimettere le cose in ordine?” (Giulio Cavalli)
«Sono tutti uguali» è un refrain molto popolare. Eppure dovrebbe avere tutt’altro significato: da corrivo slogan contro i politici (tutti quanti) dovrebbe tornare a essere espressione rivoluzionaria, costituzionalissima, potente. Con Giulio abbiamo pensato fosse possibile e lo abbiamo messo in scena, prendendo dichiaratamente le distanze da qualche ‘retroscena’ che distrae di solito l’attenzione del pubblico. (Giuseppe Civati)
Ci si vede in teatro.