Qualcuno che tiene alle importanti battaglie di Aboubakar Soumahoro e alla sua straordinaria esperienza di lotta e di politica gli dica per favore di fermarsi. Soumahoro insiste e sbaglia ancora. Dopo avere minacciato querela contro i giornalisti che hanno riportato la notizia dell’indagine sulla cooperativa di sua suocera e in cui lavorava sua moglie, il parlamentare di Sinistra Italiana e Verdi decide di parlare sbagliando quasi tutto quello che si poteva sbagliare in termini di comunicazione politica.
Soumahoro non poteva non sapere delle vicende giudiziarie delle cooperative
Prima pubblica un video sui suoi canali social in cui si mostra naturalmente ferito riproponendo l’ennesima tesi della montatura giornalistica contro di lui orchestrata dai giornali di destra. Falso, falsissimo: la notizia dell’indagine è stata data da Clemente Pistilli di Repubblica e di vicende giudiziarie riguardanti quelle cooperative se ne sa da almeno un anno. Soumahoro non può non saperlo e non può non rendersi conto che in una situazione che sarebbe stata facile da districare si sta letteralmente incagliando.
Non c’è ragione per non credere alla versione di Soumahoro, ma non dica che la notizia era falsa
Soumahoro sa che molti elettori ripongono in lui una grande fiducia (mi ci metto anche io tra questi) e dovrebbe sapere che quando dice «mi vogliono uccidere» e «vogliono seppellire le mie idee» per il ruolo pubblico che riveste deve dare risposte concrete. Se la risposta è «non so cosa faccia mia suocera», «non chiedo il casellario giudiziario a mia moglie» e comunque «Liliane non possiede nessuna cooperativa, non fa parte di nessun Cda e non è mai stata all’interno del consorzio Aid» e anche se è stata «una dipendente della Karibu, allo stato attuale è disoccupata», i suoi elettori non hanno alcun motivo per non credergli ma non hanno certo la sensazione di assistere a una smentita di una notizia che è stata additata come falsa.
La stessa sinistra fluida che Soumahoro critica è la stessa che lo ha fatto eleggere
C’è poi un altro particolare inquietante: Soumahoro nella sua intervista a Repubblica trova il tempo di dire di voler «dare un tetto, una nuova casa politica a tutti quelli che non si sentono più rappresentati da questa sinistra fluida, senza identità e senza idee». Quella «sinistra fluida» a cui fa riferimento è la lista che gli ha garantito un seggio da parlamentare con una candidatura blindata. Non vorremmo che possa pensare che la delusione dei suoi elettori (e compagni di partito) per quella frase venga letta come parte di un complotto. Soumahoro ha passato una vita di lotta, in un Parlamento che spesso non ha nemmeno idea della differenza tra i diritti e i privilegi. Non ci sono solo nemici, ci sono ostacoli da superare e nodi da sciogliere. Che stia sbagliando glielo stanno ripetendo perfino i suoi compagni di partito. Dai, su.
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