Giulio Cavalli, dopo avere analizzato e portato in scena la vicenda di Giulio Andreotti con lo spettacolo L’INNOCENZA DI GIULIO torna a studiare l’intreccio tra mafia e politica di questo Paese con un monologo sempre accompagnato dalle musiche dal vivo di Cisco Bellotti.
Uno spettacolo liberamente tratto dalle vicenda giudiziarie (e dalle amicizie consolidate) di Marcello Dell’Utri, Vittorio Mangano e Silvio Berlusconi. La vicenda (dis)umana di un giovane siciliano arrampicatore sociale che decide di essere l’anello di congiunzione di due mondi totalmente differenti (l’imprenditoria milanese estrema e l’arrembante mafia siciliana) passando indenne dal cambio dei vertici mafiosi, dei vertici politici: praticamente indenne dalla Storia d’Italia fino alla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.
Dice la condanna definitiva che: La pluralità dell’attività posta in essere da Dell’Utri, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l’altro offerta l’opportunità, sempre con la mediazione di Dell’Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell’economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici.
Scavalcare la vicenda giudiziaria di Marcello Dell’Utri significa non avere la chiave di lettura degli ultimi anni d’Italia.
ESTRATTO DALLO SPETTACOLO:
[…]Vede signor Giudice, io il signor Cinà l’ho conosciuto così: al campo sportivo come conoscevo tutti gli altri padri dei ragazzi. Alla sera dopo gli allenamenti, mi è stato presentato dal Vittorio che avevo conosciuto poco prima. E per me, signor Giudice, per me Cinà era una brava persona. Anzi: per me è una brava persona. Presente indicativo. Perché io, signor Giudice, qualcuno mi dovrebbe spiegare come potevo immaginarmelo che Gaetano Cinà fosse mafioso della famiglia di Malaspina e che avesse stretti rapporti con Cosa Nostra. Vede signor Giudice che noi a Palermo, ma anche nel resto del mondo, noi quando ci presentiamo, stringiamo la mano, ci guardiamo in faccia e diamo spicciole generalità per darsi un nome e poco altro e io un processo che si mette in piedi per dei ragazzini e un calcio ad un pallone, beh, è un processo che mi scompiscia solo a pensarlo. Cinà certo ci dava una mano al campo, e Vittorio Mangano nelle trasferte calde magari ci proteggeva gli altri genitori in tribuna perché signor Giudice noi eravamo una società prestigiosa costruita con la base dei ragazzi del Gonzaga e come lei sa in un campionato tocca purtroppo giocare, in campionato e anche nella vita purtroppo, tocca giocare anche coi figli della società meno nobile: c’erano angoli caldi a Palermo di quei tempi, angoli caldissimi, che per un pallone erano capace di tirarti una coltellata, per dire. E il Mangano era rispettato. Rispettato, signor Giudice, non vi riuscirà mica per sempre di condannarci noi siciliani per il rispetto che ci portano magari per caso o per storia personale. Non vi riuscirà mica per sempre. Come se dovessimo vivere tutti ognuno con la stessa opinione in un beato universo monocorde.[…]
UNO SPETTACOLO SCRITTO, DIRETTO E INTERPRETATO DA GIULIO CAVALLI
MUSICHE IN SCENA DI CISCO BELLOTTI
DURATA 80 MIN.
TEMPO MONTAGGIO 120 MIN. CIRCA
UNA PRODUZIONE SOCIALE DI LIBERA CONTRIBUZIONE DI CITTADINI
E TEATRO CIVILE FESTIVAL – LEGAMBIENTE
PER BOOKING E INFORMAZIONI spettacoli@giuliocavalli.net
LA SCHEDA LA POTETE SCARICARE QUI.