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Steccato di Cutro un anno dopo. E la filoxenia

Un anno fa, il 26 febbraio del 2023, sulla spiaggia di Steccato di Cutro morivano almeno 94 persone. 35 erano bambini. Numeri certi, anche un anno dopo, non ce ne sono. Una ventina di dispersi sono stati inghiottiti dal mare. I corpi sono stati sputati sulla spiaggia per giorni, quattro o cinque al giorno. 

Un anno fa la prima reazione di questo governo a una tragedia che ha insozzato i salotti degli italiani – quindi inevitabile – consisteva nell’accusare i morti di essere partiti per morire. Poi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni con tutti i membri del suo governo è andata in gita a Cutro per inscenare un Consiglio dei ministri in favore di stampa. Sono stati accolti da peluche buttati sulle auto delle scorte come maledizione per quei cadaveri bambini. Hanno licenziato un decreto mortifero a cui hanno dato il nome del lutto, come ferali influencer della politica. La presidente del Consiglio non ha visitato le salme e i famigliari per i “troppi impegni”. Poi abbiamo saputo che quella sera c’era un importante karaoke per il compleanno di Matteo Salvini dove stonare ridanciani la canzone su una migrante annegata di Fabrizio De André. 

Ai familiari dei sopravvissuti Meloni aveva promesso canali umanitari e lo status di rifugiati. Promessa mai mantenuta. Il “decreto Cutro” non ha rispettato i morti e ha aumentato il sabotaggio nei confronti dei vivi. 

In piazza del Popolo a Cutro c’è una scultura dell’artista Antonio Tropiano. È una mano che esce dall’onda e tiene il lembo di un’imbarcazione. Si chiama Symbolon che deriva dal verbo “symballo” che significa “unire”, ma anche soccorrere, aiutare. Filoxenia, ossia l’amore per lo straniero: è con questo termine che si definiva il valore sacro dell’ospitalità, quel principio etico fondamentale della cultura greca che distingueva l’uomo giusto dall’iniquo.

Buon lunedì. 

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