Corleone sciolta per infiltrazione mafiosa ma Fabrizio Feo sottolinea anche altri (brutti) accadimenti recenti:
«Ma c’è qualcos’altro che non va sottovalutato. A Corleone, ancora una volta, negli ultimi mesi qualcuno, al grido di “vogliono criminalizzare una cittadina e una comunità”, ha fatto ricorso prima al vittimismo e poi a vere e proprie bordate contro chi raccontava i fatti. Un fuoco di sbarramento cominciato anche prima dello scioglimento del Consiglio Comunale, in occasione di una processione e della segnalazione fatta alla Procura dalle forze dell’ordine a proposito dell’inchino della statua di San Giovanni Evangelista davanti alla casa di Totò Riina e Ninetta Bagarella. Quando Salvo Palazzolo, giornalista di Repubblica, attento e coraggioso, profondo conoscitore del fenomeno mafioso, aveva pubblicato la cronaca della processione erano fioccate minacce di querela. Quando poi Dino Paternostro, giornalista e dirigente sindacale responsabile della Legalità per la Cgil di Palermo, aveva postato su Facebook l’articolo di Palazzolo erano volati anche gli insulti. Ed era sceso in campo anche il genero di Totò Riina, Tony Ciavarello, che aveva commentato: “Buffone lei e il suo collega che ha scritto l’articolo”. Un’uscita intollerabile, indecente.
E invece il lavoro di Salvo Palazzolo e dei giornalisti che come lui hanno tenuto gli occhi ben aperti su Corleone è un aiuto prezioso e insostituibile proprio per la stragrande maggioranza di cittadini onesti, che in questi anni hanno scelto se non di contrastare il fenomeno mafioso, almeno di prenderne le distanze tagliando i ponti con Cosa Nostra e con i mafiosi, quelli con tanto di pedigree e quelli che mostrano molte maschere, una per ogni occasione.»
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