E’ uscito il nuovo libro di Giulio Cavalli, autore di “Carnaio”. (“Carnaio”, nel 2019, ha vinto il Campiello Giuria dei letterati, è molto tradotto per l’estero. Cavalli, 1977, vive sotto scorta per il suo impegno contro le mafie). Il nuovo libro s’intitola “I mangiafemmine”, l’ho letto in una sera. Anche questo è ambientato in un tempo e in un luogo immaginari, un leggerissimo futuro. Valerio Corti, candidato ultraconservatore, è in campagna elettorale mentre il paese è devastato da un’epidemia di violenza contro le donne, a migliaia morte ammazzate.
Il candidato premier lo trova un fatto di natura. Pensa difatti che sia ora di abbattere ipocrisie e teoremi fallaci. Se si vuole costruire una Patria che si regga sulla famiglia la donna deve accettare il suo posto nel mondo e non rompere l’ordine naturale delle cose. Il rispetto della donna – dice – non consiste nell’illuderla di poter accedere a ruoli che non le competono. La missione della donna è il dolore. Le donne soppresse dai loro mariti sono un argine al populismo di genere che ha intossicato il vivere civile. L’omicidio è una legittima difesa di uomini che si sentono scavalcati, traditi, lasciati, oppressi sviliti e malserviti.
E’ ora di un grande movimento specista che ripristini la verità storica: il capo famiglia ha l’obbligo, con tutti i mezzi, di proteggere se stesso e i propri figli dalle isterie. Corti è dunque pronto a sostenere la riforma più rivoluzionaria della storia recente. Visto che il femminicidio è strutturale, ineliminabile la soluzione è solo una: legalizzarlo. Il problema, difatti, non sono gli uomini che stuprano e uccidono ma tutti quelli che temono di aver prima o poi bisogno di farlo. E ora: votate.