Ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni accodandosi alla commemorazione per le vittime del crollo del ponte Morandi di Genova ha detto: “Il nostro augurio è che la verità possa emergere con tutta la sua chiarezza e che i responsabili di quel disastro siano acclarati e accertati. Perché sarebbe davvero imperdonabile che questa tragedia nazionale possa rimanere impunita”. Qualche ora prima il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiesto di “fare giustizia, completando l’iter processuale, con l’accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni“.
Ma cosa ostacola l’accertamento delle responsabilità? Il procuratore capo di Genova Nicola Piacente ieri ha avvisato che “bisogna essere chiari e leali, ci sono le ipotesi più datate di omissione di atti d’ufficio e dei falsi che sicuramente andranno in prescrizione da ottobre 2023”. Ha detto Piacente, aggiungendo che “gli imputati possono anche rinunciare alla prescrizione e optare per un accertamento giudiziario”.
La prescrizione è l’incombente pericolo che minaccia la verità. Nello stesso giorno il ministro alla Giustizia Nordio avvisa che la prescrizione verrà riportata “nell’ambito del diritto sostanziale, come causa di estinzione del reato e non di improcedibilità”. Potremmo dire che Giorgia Meloni ieri si è augurata che i famigliari delle vittime del ponte di Genova non abbiano la disgrazia di imbattersi in un governo che sostiene idee come quello che guida. Il tutto con un po’ di commozione.
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