Vai al contenuto

Sulla sanità, tutte cazzate

Tutte cazzate. Mi si perdoni l’utilizzo di una parola greve e maleducata. Non ho trovato, pensandoci e ripensandoci, un sinonimo. I numeri dell’ultimo rapporto Gimbe sul finanziamento della sanità pubblica certificano che i buoni propositi in tempi di pandemia, quella pioggia di promesse sulla “sanità che sarebbe diventata una priorità” sono una menzogna che abbraccia l’intero arco parlamentare.

La spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022 si attesta al 6,8% del Pil, sotto di 0,3 punti percentuali sia rispetto alla media Ocse del 7,1% che alla media europea del 7,1%. Sono 13 i Paesi dell’Europa che in percentuale del Pil investono più dell’Italia, con un gap che va dai +4,1 punti percentuali della Germania (10,9% del Pil) ai +0,3 dell’Islanda (7,1% del Pil). Impietoso il confronto con gli altri paesi del G7 sul trend della spesa pubblica 2008-2022 (figura 4), da cui emergono alcuni dati di particolare rilievo. Innanzitutto, negli altri paesi del G7 (eccetto il Regno Unito) la crisi finanziaria del 2008 non ha minimamente scalfito la spesa pubblica pro-capite per la sanità: infatti dopo il 2008 il trend di crescita si è mantenuto o ha addirittura subìto un’impennata. In Italia, invece, il trend si è sostanzialmente appiattito dal 2008, lasciando il nostro Paese sempre in ultima posizione. In secondo luogo, spiega il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta «l’Italia tra i Paesi del G7 è stata sempre ultima per spesa pubblica pro-capite: ma se nel 2008 le differenze con gli altri Paesi erano modeste, con il costante e progressivo definanziamento pubblico degli ultimi 15 anni sono ormai divenute incolmabili».

La prossima manovra non porterà nessun cambiamento di rotta. Non ne siamo usciti migliori dalla pandemia. Siamo quelli di prima, i sopravvissuti, con meno forze per indignarci.

Buon martedì.

L’articolo proviene da Left.it qui