Tenendo da parte i fan di Renzi che reagiscono come (e peggio) loro stessi descrivano i grillini (presentate un curriculum di lavoro con errori di sillabazione e poi ditemi), sulla riforma della scuola scrive bene Mariateresa Di Riso:
150mila assunzioni. Era ora, purché non si tratti di una cortina fumogena, destinata a dissolversi quando si scoprirà che non ci sono le risorse, tutte da cercare con i tagli (ma i tagli a che cosa?). Dissolta la quale resterà quel sistema di progressione di carriera attraverso ‘crediti’ assegnati di anno in anno al 66% degli insegnanti, col rischio di aumentare il divario già pesante tra la retribuzione dei docenti italiani e i colleghi europei (a parità di carico di lavoro), ma soprattutto di innescare un meccanismo perverso di competizione e trasferimenti tra una scuola all’altra non in base a competenze e progetti educativi, bensì verso gli istituti in cui è più facile ottenere lo scatto di aumento di 60 euro. Nella ‘buona scuola’ che chiede il Paese non ci dovrebbero essere insegnanti bravi pagati più dei ‘meno meritevoli’: questo è fotografare la disparità, non superarla; si devono piuttosto investire le risorse necessarie ad avere insegnanti formati, aggiornati, adeguatamente retribuiti. Garantire una ‘buona scuola’ a una parte degli studenti, pochi o molti che siano, significa pagare poi tutti il prezzo della cattiva istruzione ricevuta dai rimanenti. Ricordi il premier che la democrazia e la partecipazione nella governance di istituto non sono un impaccio per l’efficienza e la qualità, ma garanzia di innovazione e trasparenza. La proposta del governo invece, svuotando gli organismi collegiali e partecipati, riconferma la visione verticistica del famigerato disegno Aprea, gestioni discrezionali e personalistiche sotto il manto della managerialità. Aspettiamo con fiducia ma un po’ di impazienza anche banda larga e wi-fi. Augurandoci non sia l’ennesimo annuncio, dopo il fallimento del Piano scuola digitale. Perché purtroppo servono investimenti nella dotazione tecnologica degli istituti, quasi ovunque obsoleta, investimenti che non possono essere a carico delle famiglie o dipendere da donazioni e sponsor privati. Ben venga la consultazione sul piano presentato, se non è operazione d’immagine. Si spieghi ad esempio come si terrà conto dei pareri espressi. Noi un’idea di riforma la abbiamo: l’elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, una revisione organica dei cicli e dei curricola, un sistema efficace di valutazione non per premiare pochi ma per migliorare tutti, un impegno certo e a lungo termine di investimenti atti a garantire il diritto allo studio in una scuola pubblica, di qualità, su tutto il territorio nazionale. Anche su questo Sinistra ecologia libertà è sempre stata chiara: la scuola italiana ha bisogno di risorse e ogni euro reperibile nel bilancio dello stato per la scuola, deve andare alla scuola pubblica.