Camilleri era cieco e ci vedeva benissimo: addio, maestro
Il mio editoriale per TPI.it
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L’intervista al leader di Possibile: “L’addio di Grasso certifica il gravissimo incidente che è il Rosatellum”. E poi sulla lista unita a sinistra: “È un’occasione che non possiamo permetterci di lasciarci sfuggire”.
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Lei è scesa di corsa sul marciapiede di fronte all’aeroporto. Quello pieno di gente, valigie sudate e vigili. Di fretta. Ha aperto la portiera al ritmo delle quattro frecce. Poi di corsa ha saltato un marciapiede atterrando sul successivo. Quasi una rana. E si è fermata. Come se fosse guarita dalla fretta. Ha salutato con la mano aperta ma troppo triste per sventolare. Lui ha sorriso, poi ha messo la retromarcia. Guardava lo specchietto e la mano. Che non sventolava. Come la scena sbagliata da rigirare in un brutto film. Poi lei è scesa con la mano. Ha fatto per rigirarsi e ha provato ancora a mettersi nel pugno le ultime briciole di quel saluto. Ancora con la mano. In alto. Lui sorride, come sorridono quelli che dentro dicono sì, ciao, ho capito, grazie, sono imbarazzato, ma adesso vai. Lei è rimasta un po’ lì. Impagliata da quella partenza che forse non voleva. Si è svegliata. Ha guardato in giro. Ci ha guardato negli occhi a noi che fumavamo nonostante il caldo e la poca ombra. E non si è vergognata nemmeno un secondo. Anzi. Fiera.
Stava partendo lei, ma l’aveva lasciata lui.