Vai al contenuto

Aifa

Draghi, sullo stop ad AstraZeneca non puoi tacere: è stata una decisione politica, e va spiegata 

Alla fine viene il dubbio davvero che il silenzio sia una strategia, suggerita da qualche presunto esperto di marketing che probabilmente ne sa un po’ pochino di comunicazione istituzionale, di responsabilità di governo e soprattutto del fatto che la comunicazione è essa stessa politica, che il dovere di spiegare non è qualcosa che ha a che vedere con la morbosa curiosità ma che rientra nei doveri di un’affidabile classe dirigente.

Così siamo passati da un eccesso all’altro, usciamo da un reality show applicato alla politica che ogni giorno ci proponeva una nuova puntata di una storia anche piuttosto artefatta al silenzio totale in questa situazione di confusionario stallo che nessuno si sente chiamato a governare.

Qualcuno ripete che anche in Germania hanno sospeso le amministrazioni AstraZeneca e quindi questo dovrebbe bastare come spiegazione. Va bene, proviamo a partire proprio da qui: in Germania la comunicazione è stata data dai canali ufficiali del governo e il ministro alla Salute è apparso poco dopo in conferenza stampa. Incredibile, eh? Qui da ieri si naviga a vista nel tentativo di rivendere come decisione sanitaria una decisione che è sostanzialmente politica (Ema e OMS invitano a non sospendere le somministrazioni) ma non si vedono politici in giro che si prendano la responsabilità di dirci qualcosa.

Non si sente il presidente Draghi, non si vede il ministro Speranza, si scorgono in lontananza alcuni fragili ambasciatori che non riescono nemmeno a farsi notare. Allora forse conviene fare qualche piccola valutazione.

Ad esempio, non è che questa enorme risonanza che nelle ultime ore stanno avendo i social e la stampa sia dovuta anche al silenzio del governo che c’è tutto intorno? Non è “politica” proporre un’interpretazione dei fatti che accadono e delle decisioni che si prendono? E poi: si invita alla fiducia, e si fa benissimo, ma non è la fiducia qualcosa che va nutrita mettendo in gioco la propria credibilità? Perché qui il sospetto è che per non ripetere alcuni errori di “quelli di prima” si decida di scomparire seguendo il comodo imperativo di non dire niente per non sbagliare a dire qualcosa.

Non funziona come sui social, chi governa non può sperare in un tasto “ignora” per evitare il dibattito. Ci hanno detto “facciamo prima di parlare”, e va benissimo, ora hanno fatto e stiamo aspettando che ci dicano qualcosa. Fino a qualche mese fa qui eravamo tutti innamorati di domande scomode alla politica, pensa te, e ora sono sparite le domande.

Leggi anche: 1. “L’Italia non doveva sospendere il vaccino AstraZeneca, abbiamo agito per emotività o politica”. Intervista all’ex direttore generale dell’Aifa Luca Pani / 2. Invece di allarmarvi, chiedetevi a chi conviene se il vaccino AstraZeneca viene sospeso (di Luca Telese)

L’articolo proviene da TPI.it qui

Dopo carabiniere e vigile del fuoco, Salvini fa il virologo e invoca un farmaco anti-Covid. Ma Burioni lo zittisce

Salvini invoca rimedi al Covid, Burioni lo zittisce

Una delle cose che ci ricorderemo di questa pandemia quando (speriamo il prima possibile) sarà finita saranno i politici che non conoscendo nemmeno il principio attivo della Tachipirina hanno dispensato all’AIFA e alla comunità scientifica consigli medici su come affrontare la pandemia. E, badate bene, lo fanno senza avere nemmeno il minimo dubbio, con la sicumera dell’ignorante che ha il dono della superficialità senza fare i conti con la complessità. E così mentre la scienza si nutre dei suoi dubbi (che sono, come in tutti i campi, le condizioni per evolversi) i politici del mondo insistono nello sventolare questo o quel farmaco come soluzione definitiva.

Curioso poi che le soluzioni mediche siano riferibili a una parte politica specifica: solo questo dà l’idea della povertà culturale. Da Bolsonaro a Trump è tutto un fioccare di soluzione fai da te che dovrebbero essere miracolose e che conoscono solo loro, come se salvare le vite non fosse un obbiettivo generale (e in effetti i negazionisti si nutrono proprio di questo) e così oggi si sveglia Salvini che in calo di consensi prova a fotocopiare in modo sbiadito i suoi miti internazionali (a partire dal presidente USA) e sui suoi profili social, come se fosse un gioco per bambini propone la soluzione: “l’Agenzia italiana del farmaco deve riattivare il protocollo di cura domiciliare con l’utilizzo di idrossiclorochina o antinfiammatori idonei sospeso il 26 maggio scorso. Si tratta di farmaci che possono agire efficacemente contro il Covid, evitando il ricovero nella stragrande maggioranza dei casi. Il governo non può perdere più tempo. Inoltre, che fine ha fatto la cura al plasma iperimmune? La burocrazia sta rallentando tutto e umiliando il lavoro di medici come il professor De Donno”, scrive Salvini.

Tra i primi a riprenderlo interviene il virologo Roberto Burioni: “Segnalo all’On. Salvini che le evidenze scientifiche sono concordi nel dimostrare la NON EFFICACIA della idrossiclorochina nella cura di COVID-19 e che non esistono prove solide (nonostante studi internazionali su decine di migliaia di pazienti) riguardo all’efficacia del plasma iperimmune”. Siamo ancora qui: ai virologi e i farmaci usati come strumento di battaglia politica mentre un Paese intero si ritrova destabilizzato da ciò che accade e da quello che potrebbe accadere. Senza rendersi conto della pericolosità e dell’irresponsabilità di tutto questo.

Leggi anche:1. La mega-truffa dei finti tamponi in Campania. L’audio shock: “Che me ne fotte se i test sono falsati”; // 2. In Italia servono medici specialisti, ma la graduatoria è bloccata: “Ritardo grava su ospedali”; // 3. La videolettera di Riccardo Bocca: “Caro Conte, le non decisioni fanno calare il consenso”; // 4. Reportage TPI – Roma, Pronto Soccorso bloccati dal virus: “Qui la situazione è già esplosa. Chiuderemo gli ospedali, sarà tutto Covid”

TUTTE LE ULTIME NOTIZIE SUL CORONAVIRUS IN ITALIA E NEL MONDO

CORONAVIRUS ULTIME NOTIZIE: TUTTI I NUMERI

L’articolo proviene da TPI.it qui

Formigonopoli: le cooperative celesti sul massaggio cardiaco

Con l’acronimo AREU si indica l’azienda Sanitaria regionale attivata il 2 aprile 2008 (delibera n° VIII/6994 della Giunta regionale) con il compito di promuovere l’evoluzione del sistema di emergenza e urgenza sanitaria (SSUEm 118) sviluppando l’integrazione a rete dell’assistenza intra ed extraospedaliera e fornendo valore aggiunto alla gestione delle patologie acute e complesse (infarto del miocardio, ictus, trauma cranico,…). Sul sito istituzionale si legge: la sua mission è quella di garantire, implementare e rendere omogeneo, nel territorio della Regione, il soccorso sanitario di emergenza urgenza, anche in caso di maxiemergenze; ha inoltre il compito di coordinare il trasporto di persone, organi e tessuti, le attività trasfusionali, di scambio e compensazione di sangue ed emocomponenti. In parole semplici, AREU sta dietro (e dentro) tutto ciò che comporta l’arrivo di un ambulanza per un ferito qualsiasi delle nostre città: l’ennesimo pezzo di quell’algebrico gioco di scatole cinesi che è la sanità secondo Formigoni.

Ma veniamo al punto. La riorganizzazione di AREU passa proprio in questi giorni in III commissione (sanità) con il DGR n. 1964  avente per oggetto “ soccorso sanitario extraospedaliero aggiornamento DD.G.R.  N. VI/37343 del 17.7.1998, n. VIII/1716484 del 23.2.2004 e N. VIII/1743 del 18.1.2006 “; sempre semplificando, una ristrutturazione organizzativa di mezzi e risorse all’interno della regione. Ma la sorpresa vera arriva su un emendamento da parte del PDL (leggasi, Formigoni) che propone (dicono loro) una piccola integrazione: rendere possibile l’utilizzo sui mezzi di personale non facente parte del Servizio Sanitario Regionale ma affidato a cooperative. Banalizzando si potrebbe dire che vogliono togliere il personale medico del servizio pubblico per sostituirlo con personale di aziende (cooperative, per la precisione) private. Privatizzare anche questo ramo sanitario, nemmeno sorprendente come idea, nella Regione in cui il privato costruisce business su sanità (e scuola) sotto l’ala protettrice del vero assessorato alla sanità (e primo consigliere, quasi un soprasegretario) di Regione Lombardia: Comunione e Liberazione. Appena abbiamo colto il fatto che la piccola integrazione è la solita bulimia privatistica del Governatore, per ora, siamo riusciti a rimandare la votazione.

Le sigle FP CGIL CISL FP UIL FPL Lombardia scrivono:  il contenuto degli emendamenti  da Voi presentati alla delibera si riconduce ad un tema che negli ultimi anni é stato più volte oggetto di confronto  sindacale presso l’Assessorato alla sanità,  e  che è stato anche declinato nel Protocollo di Intesta relativo alla riorganizzazione del sistema emergenza urgenza,  sottoscritto tra l’Assessorato alla sanità regionale, la Direzione Generale Sanità ed AREU il 14 giugno scorso. Le modifiche proposte, per noi inammissibili, prefigurano un modello gestionale del servizio profondamente difforme da quello ad oggi esistente.  Noi intravvediamo il rischio di notevoli problemi  di ordine organizzativo e funzionale, ma anche normativo e contrattuale, per un sistema, come quello del soccorso sanitario, estremamente delicato e importante.

Non faremo un passo indietro, non ci piace per niente l’ombra delle cooperative celesti all’arrembaggio del massaggio cardiaco. Facciamolo sapere, parliamone, opponiamoci.

Pagare per curare meno

E’ uno dei magici (nemmeno troppo) segreti della sanità incredibile (nel senso: priva di credibilità) italiana. L’amico Domenico De Felice lo racconta con un esempio ma in fondo si legge tra le righe che è un caso tra migliaia. Le migliaia di incredibilità che sconta questo Paese. Malato.