L’inopportunità e il conflitto d’interessi come metodo
Chi guiderà la commissione che dovrà individuare i responsabili del crollo dell’argine del torrente Carrione, a Carrara? Lucio Boggi, consigliere del Pd, ma soprattutto appena citato a giudizio per una storia di appropriazione indebita. Un’inchiesta che non ha niente a che vedere con la manutenzione degli argini, ma riguarda una vicenda legata alla vendita di un’azienda del marmo. Boggi non dà peso al processo (“Non scappo da colpe che non ho”) e la circostanza non sembra scuotere il suo partito. Resta che il consigliere democratico ricoprirà un ruolo delicato nelle prossime settimane: ricostruire – a capo della commissione interna della Provincia – perché l’argine del Carrione ha ceduto dopo pochi anni dalla sua realizzazione. E l’ente che ha affidato i lavori è proprio la Provincia, guidata da poco tempo da Narciso Buffoni (Pd) e commissariata dalla Regione perché non ha speso i soldi destinati alla lotta al dissesto idrogeologico.
Il pm Alberto Dello Iacono ha firmato il decreto di citazione a giudizio – saltando così l’udienza preliminare – per Boggi per una presunta appropriazione indebita in concorso. A processo con il consigliere finirà anche un’imprenditrice di Pietrasanta (Lucca), Arianna Dell’Amico, amministratrice unica della Ari Marmi. Secondo la ricostruzione della Procura i due hanno violato gli accordi di una scrittura privata durante una trattativa di cessione della Ari a due imprenditori, Riccardo e Andrea Ferrari. Quell’intesa – risalente al 2009 – prevedeva che la Dell’Amico cedeva il 100 per cento della Ari Marmi ai Ferrari per 400mila euro. Ma per 4 anni – secondo quella scrittura privata – l’imprenditrice non avrebbe potuto compiere alcun atto amministrativo che riguardasse l’azienda senza il consenso degli acquirenti. Ma – secondo le accuse – gli accordi non vengono rispettati. Anzi, la Dell’Amico e Boggi firmano un secondo accordo. Prima c’è l’imprenditrice cede a Boggi un ramo dell’azienda (già venduta ai Ferrari). Poi, nel luglio 2013, c’è la cessione di tutte le quote a soli 10mila euro. L’accusa sostiene che Boggi fosse a conoscenza dell’atto precedente di vendita, “procurandosi in tal modo un ingiusto profitto con pari danno dei Ferrari”. Il consigliere provinciale, contattato da ilfattoquotidiano.it, si dice “estraneo ai fatti. Parlare di appropriazione indebita – dice – è una calunnia, perché non c’è stato passaggio di denaro e non siamo nemmeno al primo grado di giudizio. La notifica poi non nasce come iniziativa motu proprio della magistratura, bensì ancora una volta prende le mosse dai soliti personaggi con cui ho già avuto a che fare in passato: Ferrari, padre e figlio”.
Sarà Boggi, scelto dal presidente della Provincia Buffoni e che di lavoro fa l’imprenditore nel settore del marmo, il “controllore” della Provincia per i fatti del 5 novembre, quando il Carrione ha sfondato l’argine nuovo (costruito dalla Provincia nel 2007 e certificato nel 2009) provocando l’ennesimo disastro. Quello che in sostanza dovrà analizzare, insieme agli altri 5 componenti della commissione, tutti gli atti amministrativi sui lavori e trovare i responsabili. A partire dalla gara d’appalto fino ad arrivare ai vari collaudi e controlli che gli enti preposti avevano il compito di effettuare. Arrivando poi a stabilire come hanno lavorato gli uffici, se sono state eseguite correttamente tutte le procedure e far scattare, se necessario, eventuali provvedimenti. Si occuperà quindi di individuare il “buco” nelle procedure e nei lavori, nonostante, in qualche modo, anche le cave siano ritenute responsabili dell’esondazione, per la miriade di detriti trovati a valle.
Ma Boggi è noto anche per essere stato accusato negli ultimi anni un politico “collezionista” di conflitti di interessi. E’ per esempio consigliere comunale del Pd – la maggioranza che sostiene il sindaco Angelo Zubbani – e fa parte della commissione marmo, nonostante i suoi legami con il settore. Prima degli accordi con la Ari Marmi, infatti, era già socio di un’altra azienda, la Aleph Escavazioni con la quale estrae nel bacino Sagro, formato da un numero non irrilevante di cave. Nonostante da ormai due anni l’opposizione (e in particolare il Movimento Cinque Stelle) ne chieda le dimissioni dalla commissione, lui non se n’è mai andato. Non solo: nel 2013 è stato anche nominato membro del consiglio di amministrazione della Cassa di Risparmio di Carrara, l’ente tesoriere del Comune (perché tra le tante cose è anche commercialista). Il punto è che nel frattempo era già entrato nella commissione bilancio. Dopo un anno di esposti, interrogazioni e accesi dibattiti in consiglio comunale, Boggi si è arreso alle pressioni della minoranza e ha lasciato il cda della banca.
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