A Lucca la mafia non esiste
Gli indagati, nelle province di Lucca, Pistoia, Crotone e Reggio Calabria, sono accusati di far parte di due distinte associazioni per delinquere: una finalizzata ad estorsioni, minacce, incendi e detenzione di armi, l’altra al traffico di stupefacenti.
A quello che gli investigatori indicano come capo delle due diverse organizzazioni criminali, Giuseppe Lombardo, un calabrese residente ad Altopascio da diversi anni, appartenente ad una storica famiglia di ‘ndrangheta, è contestata l’aggravante di aver agevolato la cosca Facchineri, operante a Cittanova, in provincia Reggio Calabria, e con ramificazioni in Lombardia. Lombardo infatti, secondo il giudice, non solo consegnava parte dei proventi dell’attività dell’organizzazione criminale ai parenti liberi dei Facchineri ma usava metodi mafiosi per sfruttare il potere intimidatorio della cosca di alla quale diceva di appartenere.
Agli arrestati sono contestati diversi episodi di incendi e danneggiamenti ai danni di imprenditori locali (furgoni, abitazioni, capannoni), ai quali tentavano di estorcere il pizzo, e altri incendi, violenze e minacce a mano armata nei confronti di chi tardava a pagare le partite di stupefacenti acquistate. L’organizzazione criminale, infatti, controllava il traffico della droga in zona, droga importata dalla Calabria e poi rivenduta sul mercato toscano. Le indagini hanno permesso anche il recupero di numerose armi da fuoco nella disponibilità della banda e di ingenti quantitativi di droga. Tra gli episodi al centro delle indagini c’è il lancio di una molotov contro l’abitazione di un imprenditore di Altopascio (Lucca), l’incendio dell’auto di un piccolo impresario edile, sempre ad Altopascio, e l’incendio del magazzino di una ditta di articoli industriali, a Santa Croce sull’Arno (Pisa).
(clic)