Con Giuseppe Catozzella dentro un ‘Alveare’
Paolo Borsellino diceva di parlare di mafia ovunque, comunque. A Milano sarebbe da scrivere sulle bustine di zucchero, da urlare nelle casse del supermercato, da rendere straordinariamente ordinaria per darle una forma giustamente insopportabile. Il libro ‘Alveare’ di Giuseppe Catozzella ha dentro il suo io messo a nudo come può scriverlo chi ha l’umiltà dei forti: è la mafia delle periferie, nelle unghie mangiate dei piccoli imprenditori disastrati, nelle facce bolse di chi non ha nemmeno la piega del boss da copertina. E’ la faccia della mafia che non sta in copertina perché è diventata ‘quotidiana’ con tutta la metastasi che sta nel suo essere normalmente deglutita. In questa Milano narcolettica ci vorrebbe un ‘Alveare’ al giorno, come una pastiglia nel bicchiere dopo la colazione, perché il mal di testa non rischi mai di diventare insopportabile. E perché ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra siano gli unici clandestini a dormire sul nostro zerbino. Presentare ‘Alveare’ alle Feltrinelli in Duomo significa convocare una riunione di condominio della dignità. E non si può non votare. Lunedì 23 maggio ore 18. Libreria Feltrinelli P.zza Duomo. Con Giulio Cavalli e Alberto Nobili partecipa l’autore.