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amore

«Tu sei quel decimo tentativo»: l’amore secondo Jack London

«Cara Anna, ti ho detto che gli esseri umani possono essere ordinati in categorie? Bene, se l’ho detto, lasciami precisare – non tutti gli esseri umani. Tu mi sfuggi. Non riesco a classificarti, non riesco ad afferrarti. Posso indovinare, nove volte su dieci, a seconda delle circostanze, posso prevedere le loro azioni, quelle nove volte su dieci, dalle loro parole o atti, e posso sentirne il cuore pulsare. Ma al decimo tentativo, rinuncio. Va al di là di me. Tu sei quel decimo tentativo.»

(Jack London, lettera a Anna Strunsky, 1901)

Persone dal cuore enorme

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Eva Mozes Kor e Oskar Groening

Questa mattina mi è capitato di leggere l’articolo scritto da Eva Mozes Kor. Eva è una donna nata 81 anni fa in Romania e sopravvissuta all’Olocausto durante il quale fu sottoposta ad esperimenti di eugenetica. Perse per mano dei nazisti entrambi i genitori e due sorelle maggiori. Eva Mozes Kor, durante il processo ad Amburgo, in Germania, contro Oskar Groening, un uomo di 93 anni che lavorava al campo di concentramento di Auschwitz, ha deciso di stringergli la mano. Groening è accusato di avere contribuito all’uccisione di almeno 300.000 persone.

Eva ha dichiarato

“Tutto ciò di cui è accusato, secondo me lo ha compiuto. Personalmente ho perdonato i nazisti e tutti quelli che mi hanno fatto del male, ma ho detto a Groening che il mio perdono non mi impedisce di accusarlo né di considerarlo responsabile per le sue azioni. E ho anche detto pubblicamente che Groening era solo un piccolo ingranaggio in una grande macchina assassina, ma che le macchine non possono funzionare senza i piccoli ingranaggi. Ma ovviamente Groening è anche un essere umano. La sua reazione è stata coerente con ciò che mi aspetto dalle interazioni fra coloro che hanno subito quelle violenze ed ex aguzzini che avvengono in un clima di umanità”.

Persone dal cuore così grande che rispondono all’odio con l’umanità; che hanno la sicurezza di mostrare il cuore nudo e invitarci tutti dentro senza né pretese né nascondimenti; persone con così tanta anima da non entrare dalle misere porte delle piccole sfide di piccolo odio e che, per fortuna, ci lasciano sperare che ci sia davvero una forma d’intelligenza anche qui, su questo pianeta.

Per fortuna

Erano lui e lei in stazione. Mattina appena fuori dalla nebbia. Si guardavano come si guardano le persone che in una notte hanno mescolato tutte le priorità della vita e si sono salutati senza parlare promettendosi di salutarsi così almeno un milione di volte ancora.

“Per fortuna”, ha detto un vecchio seduto lì vicino, “per fortuna almeno la gente continua ad amarsi ancora”.

Dio è femmina e comunista

L’amore che ci state dando in questi giorni mi fa pensare che mia madre ha fatto qualcosa per gli altri. Delle sue lotte diceva: non posso fare altrimenti, non si può lasciare che si trattino così le persone. Mia madre ha amato immensamente, me, mio padre, le mie figlie, la mia nipotina. Quando qualcosa non funzionava, diceva: ricordati che Dio c’è, ed è comunista. Io dico che non solo è comunista, ma è anche femmina. Andate a casa da qui con un po’ di fiducia. Il mondo lo cambieremo“.

Jacopo Fo oggi, al funerale della madre Franca Rame.

L’autocritica no

Ho letto il programma elettorale di Roberto Maroni. Lo so, sono fatto così, mi piace terribilmente conoscere prima di deliberare ed esprimere giudizi. Nessuna autocritica, nessuna.

Nella sanità (oltre all’amore smisurato per il fondo Nasko) non c’è un’autocritica che sia una su San Raffaele, Santa Rita, Fondazione Maugeri e tutte quelle altre cose lì. Nemmeno una. Per dire.

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E quella che era una visione è un modo di vivere. Il mio modo. Adesso.

Ci sono vite passate sott’acqua. Anni nell’acquario a nuotare tra le bollicine artefatte sparate un tot al minuto. Come una vita passata con gli occhialini appannati sotto il livello del mare.
Poi emergi. Nelle cose vere. Nella vita vera veramente.
E poi ami, amo, sei amato, sono amato.
Ed è un minuto in cui si scioglie tutta una vita. E quella che era una visione è un modo di vivere. Il mio modo. Adesso.

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Solo una lettera d’amore

giulio cavalli 15 giugno-784459Hanno cercato di convincermi in tanti, per prima la vita, che bisogna attrezzarsi per essere sempre pronti alla difesa in quella posa tutta innaturale dove le spiegazioni sono sempre pronte in vasetto nel frigorifero per giustificarsi: spiegare le azioni prima che succedano, mi dicono, perché la vita pubblica è un gioco di  misure che premia gli ammennicoli e i lambicchi e conviene fare così, con le fragilità ben nascoste dentro le mutande e nel portamonete.

Pensavo qualche giorno fa, perso in un parcheggio sotterraneo come un lombrico, che nella vita ho fatto le mie cose migliori quando non ho avuto modo o tempo di imbavagliare le mie fragilità: mi sono sentito un buon padre mentre mi commuovevo sull’orlo della favola in cui si addormentano i miei figli, sono stato un buon figlio quando non sono riuscito a trattenere la gratitudine e sono un amico sincero quando confesso di non riuscire. E’ un peccato mortale essere umano, in pubblico poi, mi dicono, è un peccato mortale non seguire il copione che dovresti imparare per essere confortante senza preoccuparsi di essere credibile.

E’ successo che mi sono innamorato: innamorato dell’ebrezza di essere almeno un secondo all’altezza delle parole che scrivo, innamorato di spiegare le idee come una tovaglia aperta per una tavolata con le persone più vicine senza preoccuparsi della spendibilità pubblica, innamorato della mia incoscienza dei sogni che mi è stata sempre così fedele da volerla come compagna di vita, innamorato del profumo sulle isole in cui mi sento a casa senza architettare come travestirle. Non importa che capelli ha, come si chiama, da dove viene e dove vogliamo andare. Sono fiero di essermi innamorato dei miei sogni più imprudenti.

Hanno cercato di convincermi in tanti, per prima la vita, che un personaggio pubblico deve avere la grana fotografica dei film che riguardi cento volte di seguito per come è come te lo aspetti. Ho sprecato tempo sotto il palco a nascondere il filo del microfono perdendomi la gioia della mia inquietudine bambina poco prima della scena, ho finto in politica di provare un certo misurato sdegno per personaggi che sono un conato di disgusto, ho perso tempo a nascondere la mia paura, una paura fottuta, davanti alla miopia delle reazioni delle minacce più che delle minacce stesse, ho perso tempo ad ascoltare lezioni di anaffettività che voleva essere marketing della comunicazione, ho creduto per qualche anno che la misura giusta fosse un compromesso tra le linee che mi disegnavano altri.

Vedi cara, pensavo di avere perso la fantasia di pensarmi leggero (con una scorta leggera, se proprio è obbligatoria) o di credere davvero che gli affetti sono i nodi che non stringono ma sciolgono tutto il resto. Ho creduto esaurita l’immaginazione di portarmi la verità come unica spiegazione possibile e non conta se qualche volta sai per certo che sarà perdente: giochiamo ad un altro gioco, e ci invidiano così.

Ho perso le mie ore migliori ad ascoltare chi mi voleva convincere che il cinismo è una buona armatura e adesso mi prendo i miei anni con le mie rughe e la mia penna fragile. Non ci può essere arte dove va di moda vergognarsi della felicità. Non importa che capelli ha, come si chiama, da dove viene e dove vogliamo andare. Sono fiero di essermi innamorato dei miei sogni più imprudenti.

Niente di buono fuggirà via da te

JOHN STEINBECK(Regole di scrittura: Steinbeck scrive a suo figlio sull’amore. Tanto per ricordarsi che scrivere non riguarda solo le parole. Anzi mi sa che quelle vengono per ultime, prima ci sono assolutamente le ragazze.)

10 novembre 1958

Caro Thom,

abbiamo ricevuto la tua lettera stamattina. Ti dico quello che penso, e di certo anche Elaine lo farà.

Primo: è una bella cosa che tu sia innamorato, è una delle cose più belle che ti possano capitare. Non lasciare che nessuno la sminuisca ai tuoi occhi.

Secondo: ci sono diversi tipi di amore. Uno è egoistico, avaro, possessivo, un amore usato solo per il benessere che ti procura. Questo è il tipo vile e rovinoso. L’altro è espressione di tutto ciò che c’è di buono in noi – la gentilezza, la devozione, il rispetto – non solo il rispetto sociale ma un rispetto più grande, il riconoscimento che un’altra persona è unica e preziosa. Il primo tipo di amore può renderti piccolo, debole e malato, mentre il secondo ti infonderà forza, coraggio e generosità, e perfino una saggezza che non sapevi di avere.

Dici che non è un’infatuazione. Se lo senti così profondamente sono sicuro che non lo è.

Ma non penso che tu mi stessi chiedendo che cosa provi. Questo lo sai tu meglio di chiunque. Quello che volevi da me è aiutarti a capire che cosa farne, e in questo posso provare a consigliarti.

Per prima cosa ringrazia il cielo. Devi essere davvero grato per il tuo amore.

L’oggetto del tuo amore è il meglio che esista, la cosa più bella al mondo. Cerca di essere alla sua altezza.

Se ami qualcuno non c’è alcun male nel dirlo: solo devi ricordare che certe persone sono molto timide, e a volte dirlo è un problema per la loro timidezza.

Le ragazze sanno quello che provi, ma di solito vogliono sentirselo dire.

Per qualche motivo può capitare che il tuo sentimento non sia ricambiato, ma questo non lo rende meno prezioso.

Infine, so che cosa provi perché lo provo anch’io, e sono contento per te.

Saremo felici di conoscere Susan. Sarà la benvenuta da noi. Si occuperà di tutto Elaine perché questo è il suo territorio, e sarà felice di farlo. Anche lei ne sa qualcosa dell’amore e magari ti darà un aiuto più utile del mio.

E non ti preoccupare della possibilità di perderla. Se è la cosa giusta vedrai che si realizzerà, l’importante è non avere fretta. Niente di buono fuggirà mai via da te.

Ti voglio bene.

Pa’