Secondo il vicepresidente della Calabria Spirlì bisognerebbe riconoscere i meriti del Duce, «fautore di una rivoluzione sociale». L’ennesimo tentativo di riabilitare il fascismo tramite falsità storiche
Il presidente facente funzioni della Calabria Nino Spirlì si è contraddistinto in questi mesi, dopo la morte di Jole Santelli, per un’interpretazione macchiettistica del suo ruolo tutta basata sulla frenesia di sparare cretinate buone per meritarsi qualche articolo di giornale. È normale: nella Lega di Salvini ci si distingue a suon di provocazioni, come in una gara tra bulli in cortile durante l’intervallo.
Qualche giorno fa però Spirlì ha voluto dare una leccatina anche ai voti dei fascisti (anche questa è la norma dalle parti della Lega) e quindi ha riproposto i soliti temi su “Mussolini ha fatto anche cose buone”, un classico che torna ciclicamente in voga e che è molto popolare nei discorsi da bar. Bene, con calma, vediamo.
Dice Spirlì: «Condanna assoluta e totale delle leggi razziali e delle guerre coloniali, della Seconda guerra mondiale e di Salò ma bisogna riconoscere che il Duce è stato soprattutto all’inizio fautore di una rivoluzione sociale. Per la sua parte socialista mi piace dire che andrebbe riletto e nella rilettura dare una valutazione positiva a quello che la merita, poi c’è altro che non la merita. Una rilettura oggi si può fare».
E quali sarebbero le cose buone? Ecco qua. Dice Spirlì: «Ha creato le case popolari, le pensioni, l’assistenza all’infanzia, l’assistenza alle donne, le bonifiche, l’industrializzazione, la grande industria della cinematografia con la costruzione di Cinecittà. Insomma tante e tante cose sono state fatte in quegli anni e io non posso dimenticarlo. Perché sarebbe come dire che dalla Prima Repubblica dobbiamo cancellare tutto perché ci sono state anche le stragi».
Case popolari? Falso. La prima Legge sulle case popolari è la cosiddetta Legge Luzzatti del 1903, nel 1906 ai primi Istituti case popolari veniva attribuita la dicitura di Enti morali, veniva sancito lo status di pubblica utilità. Lo Iacp di Torino è del 1907, Napoli e Milano l’anno dopo. Mussolini non ha inventato nulla.
Ha inventato le pensioni? Falso. Il primo sistema di garanzie pensionistiche in Italia è del 1895, governo Crispi, regio decreto n°70 del 21/02/1895. Seconda legge con allargamento delle categorie lavorative coinvolte L. 350 del 1898 e creazione della Cassa nazionale previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai. Il sistema diventa universale e obbligatorio per la contribuzione delle aziende nel 1919 con la creazione della Cassa nazionale per le assicurazioni nazionali, governo di Emanuele Orlando. Mussolini non ha inventato niente.
Assistenza alle donne? Ma dove? Forse Spirlì si riferisce alla legge che nel 1925 istituisce l’Onmi. Quell’istituto difendeva solo le donne che mettevano al mondo figli, infatti lo Statuto recita “protezione delle gestanti e delle madri bisognose” quindi non le donne in assoluto ma solo le madri. Addirittura dalle norme per la protezione della maternità sono escluse le casalinghe e le donne che lavorano a casa, cioè la maggioranza della forza lavoro femminile dell’epoca. Vennero poi sempre nel 1925 i decreti per impedire alle donne di concorrere per posti direttivi nelle scuole religiose o paritarie, nel 1933 si esclusero le donne dai concorsi per Pa e nel 1934 per limitare la presenza femminile negli enti locali. Segnalo anche nel 1930 l’introduzione dell’art. 587 del Codice penale che introduce le attenuanti per il “Delitto d’onore”. Mi fermo qui, la politica femminile di Mussolini che è qui da giudicare.
Le bonifiche? E certo, come no. Come scrive Francesco Filippi nel bel libro Mussolini ha fatto anche cose buone il fascismo aveva promesso di restituire all’agricoltura 8 milioni di ettari di terreni riqualificati: un’enormità. Dopo dieci anni di fiumi di denaro pubblico finiti come accade sempre con il fascismo a amici degli amici e collettori di consenso del regime (come l’Opera nazionale combattenti), il governo annuncia il successo del recupero di 4 milioni di ettari. Ma Filippi indaga sui particolari e scopre che i lavori «completi o a buon punto» arrivano a poco più di 2 milioni di ettari e «di questi due milioni, un milione e mezzo erano bonifiche concluse dai governi precedenti al 1922». Insomma, non dal fascismo. «In pratica – conclude Filippi – era stato portato a termine poco più del 6 per cento del lavoro». A riuscirci saranno poi i governi del Dopoguerra, grazie ai fondi del Piano Marshall e della Cassa del Mezzogiorno.
Insomma Spirlì rilancia bugie per concimare un po’ di voti di nostalgici ma riesce nella mirabile impresa di collezionare l’ennesima figura da ignorante. Come fece Salvini nel 2016 quando disse: «Mussolini fece tante cose buone in vent’anni, prima delle leggi razziali e dell’alleanza con Hitler. Fu Mussolini a introdurre la pensione di reversibilità per garantire la natalità nel caso morissero lui o lei. La previdenza sociale l’ha portata Mussolini, non l’hanno portata i marziani. In 20 anni, prima della folle alleanza con Hitler e delle leggi razziali, delle cose giuste le fece sicuramente: stiamo parlando di pensioni, poi le bonifiche. C’erano intere città, come Latina, che erano paludi». Oppure Tajani nel 2019 che disse: «Io non sono fascista, non sono mai stato fascista e non condivido il suo pensiero politico però se bisogna essere onesti, ha fatto strade, ponti, edifici, impianti sportivi, ha bonificato tante parti della nostra Italia, l’istituto per la ricostruzione industriale».
Riprovateci, sarete più fortunati. Neanche come nostalgici siete credibili.
Buon venerdì.
Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.